Rosalia Varoli Piazza, straordinaria e indimenticabile storica dell’arte, ricercatrice e docente, scriveva nel 2017 in Etica e pratica della conservazione: “Il concetto di etica, ha subito nel corso dei secoli molti approfondimenti da parte dei vari filosofi che l'hanno indagato e ne hanno scritto. Sarà molto interessante per noi che oggi ci occupiamo di conservazione dei beni culturali, materiali e affrontare il panorama internazionale interculturale di questo concetto”.
Erede e sostenitrice dei suoi preziosi insegnamenti è Michela Cardinali, una grande professionista nel mondo della conservazione e del restauro. Dopo aver concluso gli studi nel 2000 presso l’Istituto Centrale per la Conservazione ed il Restauro (ICR) di Roma e aver svolto interventi tramite collaborazioni e affidamenti tra i quali: il restauro del mosaico absidale del XII sec. di Santa Francesca Romana al Foro Romano, il restauro di dipinti murali della Domus Aurea e di Santa Maria Antiqua, consegue il Diploma di Laurea in Scienze e tecnologie per i Beni Culturali all’Università degli Studi della Tuscia. Dal 2006 fa parte del team work del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” (CCR) come restauratrice specializzata nel settore dei manufatti lapidei naturali e derivati e dei dipinti su tela e tavola, e come docente a contratto del Corso di Laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Torino (Percorso Formativo Professionalizzante-PFP1).
Nel 2011 le viene affidata la Direzione tecnica delle attività di conservazione svolte dai 9 laboratori di restauro del CCR, assumendo nel 2012 il ruolo di Direttore dei laboratori di restauro. Dal 2013 si occupa per il CCR dell’area dedicata alla formazione, educazione e fruizione, ricoprendo prima il ruolo di Responsabile della Scuola di Alta Formazione e Studio e dal 2019 quello di Direttore. Tra le esperienze più rilevanti, tra il 2014-2015 esegue con l’ATI Farnese, in qualità di direttore tecnico del CCR, il restauro dell’apparato decorativo della Galleria dei Carracci a Palazzo Farnese a Roma.
Attualmente, oltre alle attività di coordinamento e indirizzo scientifico legate alle attività svolte dai professionisti e dagli studenti del Corso di Laurea nei laboratori di restauro CCR, è particolarmente impegnata in attività di progettazione e conservazione riguardanti l’Alta Formazione e opere d’arte di diversa tipologia e periodo storico, siti archeologici (particolarmente rilevante l’attività pluriennale di studio, progettazione, restauro e formazione dedicata alla Domus della caccia antica a Pompei, con una convezione sottoscritta dal CCR- Parco Archeologico di Pompei-Università degli Studi di Torino) e monumenti (Progetto di Studio dedicato alla Facciata Juvarriana di Palazzo Madama a Torino, Progettazione esecutiva dedicata al restauro della pavimentazione lapidea della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme) e partecipa a gruppi di studio e ricerca a livello nazionale e internazionale (il progetto Conserving Canvas promosso dalla Getty Foundation, il Vatican Coffin Project, il progetto CAPUS: Conservation of Art Public Spaces, ecc.).
Dal 2016 entra a fare parte del comitato scientifico e in seguito del Direttivo del gruppo italiano dell’International Institute for Conservation of Historic and Artistic works-IIC partecipando alla progettazione e realizzazione di seminari e convegni. Dal 2018 è uno dei contatti di riferimento per il CCR della rete INFN-CHNet (Cultural Heritage Network), network promosso nell’ambito dei Beni Culturali dall’Istituto. Dal 2022 partecipa al progetto di studio internazionale CarracciConservArt dedicato alla Galleria dei Carracci di Palazzo Farnese con il ruolo di consulente tecnico e di coordinamento delle attività di ricerca, nonché di ricercatore in diversi gruppi di interdisciplinari individuati dal progetto.
Carissima dottoressa, il suo lavoro nel mondo del restauro la vede protagonista, può descriverci come il suo impegno per una visione della professione in un’ottica etica sta evolvendo nella sua attività?
Nel convegno organizzato alla fine di novembre dall’Istituto Centrale per il Restauro di Roma (ICR), dal titolo “Cesare Brandi e le frontiere del restauro: teoria e prassi”, Massimo Carboni, nella sua rilettura e contestualizzazione del lavoro intellettuale di Cesare Brandi, ha brillantemente riportato l'attenzione della comunità scientifica sulla necessità di ricondurre l’atto del restauro, sia metodologico e sia pratico, a una dimensione critica e responsabile, ovvero etica.
Questo orientamento al lavoro responsabile, fondato sulla continua ricerca critico operativa, trova una sua applicazione concreta nel mio agire quotidiano e nell’impegno professionale che da sempre ho assunto nei confronti della trasmissione del patrimonio culturale. La mia direzione a Venaria promuove costantemente l'integrazione di percorsi di studio e di valutazione critica interdisciplinari, fonte primaria e imprescindibile di scelte responsabili e di forte valenza etica. Questo approccio, libero da vincoli e da aspettative personali, è fondato sull’ascolto, sull’analisi critica e culturale del passato e sull’applicazione pratica della teoria della conservazione, supportata dalla continua ricerca di soluzioni innovative e di sviluppo.
L’attenzione alla conservazione del patrimonio culturale, come processo di apprendimento continuo per la persona e di ricerca critica e operativa fondata su procedure scientifiche, ha consentito di innovare continuamente il mio agire quotidiano e di raggiungere importanti obiettivi culturali, in favore della trasmissione del patrimonio culturale, del benessere della persona, delle comunità e di tutti gli stakeholder raggiunti.
I progetti che ho contribuito a sviluppare grazie alla preziosa collaborazione con restauratori, studenti, esperti del settore, nel tempo, hanno sempre più incluso la relazione tra opera e persona, promuovendo il riconoscimento dei beni culturali e l’attribuzione di nuovi valori a livello individuale, quali motore di benessere e benefici per le comunità territoriali e la società nel suo insieme. Questa visione, condivisa in primis con i colleghi nelle nostre attività multifunzionali, in cui il restauratore assume il ruolo centrale di mediatore e di promotore dei valori della conservazione, mira costantemente all’attivazione di opportunità e alla generazione di sistemi culturali e di comunità in grado di essere eredi e legatarie del Patrimonio culturale globale.
Quali sono i progetti più interessanti degli ultimi anni?
Sono davvero molti i progetti, le esperienze e gli incontri di valore che mi hanno consentito di elaborare intellettualmente e pragmaticamente scelte di tipo critico, tecnico-scientifico, e formativo-educativo, ma in questa occasione ne condividerò tre in particolare: il progetto CarracciConservArt, un programma quinquennale sostenuto dall’École Française di Roma (EFR), dedicato alla Galleria dei Carracci di Palazzo Farnese a Roma, nel quale mi è stato affidato il ruolo di consulente tecnico con funzione di coordinamento delle attività di ricerca che mira all’integrazione dei dati multidisciplinari ancora inediti, relativi al restauro della Galleria avvenuto nel 2015, coniugando i risultati tecnico-scientifici con le ricerche storico-critiche attualmente in corso.
Il progetto, avviato nel 2022, si fonda su un partenariato scientifico i cui membri sono l’École Française de Rome, l'Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, École Pratique des Hautes Études (EPHE), la Fondazione Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, la Soprintendenza Speciale Archeologia , Belle Arti, Paesaggio di Roma e si avvale di numerosi ricercatori che per ambito specifico di competenza dialogano tra loro per la restituzione comune di dati interpretati da diverse competenze.
Il secondo progetto è Arte e Spazio Pubblico promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura in collaborazione con la Fondazione Scuola dei Beni e Attività Culturali. Si tratta di una ricerca che ha coinvolto numerosi studiosi, professionisti, funzionari della pubblica amministrazione che insieme hanno valutato e riletto lo stato di fatto attuale su pratiche artistiche e strategie di progettazione negli spazi pubblici, su processi partecipativi, politiche pubbliche di rigenerazione di spazi urbani e territori, su committenti, mediatori e comunità, sul ruolo della conservazione delle opere d’arte nello spazio pubblico e sulla temporalità dell’opera d’arte pubblica. L’esito di questo lungo percorso, durato più di un anno, è stata la pubblicazione del volume Arte e spazio pubblico che restituisce gli esiti delle giornate di studio e dei tavoli di lavoro e raccoglie i contributi di studiosi, artisti e curatori, architetti, giuristi e attori istituzionali, selezionati da una call for abstract e invitati a presentare ricerche, pratiche e casi studio, da cui emerge una visione a tutto campo sui temi Spazio, Temporalità, Partecipazione e Committenza.
L’ultimo progetto che vorrei qui condividere è stato sviluppato nel 2020 proprio durante la battuta d’arresto provocata dall’emergenza sanitaria che ha coinvolto tutti.
Per fronteggiare le criticità legate alla pandemia, infatti è stato sviluppato un piano di innovazione digitale CCR Digital Lab, focalizzato sul tema della fruizione più ampia e diffusa dei contenuti e dei valori della conservazione. Tutto è partito dalla partecipazione al Bando Switch - Strategie e Strumenti per la Digital Transformation nella Cultura, promosso dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e che ha permesso di finanziare il progetto di innovazione digitale promosso dalla SAF per mantenere connesse le persone e creare reti di relazioni interculturali. Di fatto, è stato progettato uno strumento e-learning in cui condividere esperienze e buone prassi attraverso programmi formativi per l’aggiornamento e la crescita professionale e percorsi educativi, ripensati in chiave digitale in termini di obiettivi, strumenti, struttura e destinatari.
Cosa spera per il 2024?
Nel 2024 spero di poter generare opportunità di incontro, di contribuire al rafforzamento e alla creazione di reti di collaborazioni a livello territoriale, nazionale e interculturali, capaci di innovare le nostre conoscenze e prospettive e generare sviluppo nell’interesse di tutti. Credo fermamente nelle persone e nella forza delle relazioni trasparenti, libere e prive di pregiudizio e in tutte le opportunità positive e di valore che, nel tempo, tali comportamenti possono generare nei diversi ecosistemi culturali.