Oggi incontriamo Daniele Salvaggio, uno scrittore esordiente che ci racconta come si possa trovare l'ispirazione fin dalla colazione.
Come può la marmellata diventare protagonista di un libro?
Si parte da un’immagine metaforica: il verbo spalmare. Alcuni di noi avranno sicuramente incontrato nel corso della propria vita persone timorose, abituate a rimanere in superficie, attente a delimitare i propri confini, pensando più a proteggersi che a mettersi in gioco. Oppure uomini e donne pronte a stupire, votati al fato, all’imprevedibilità, all’andare oltre l’orizzonte. Questi ultimi la marmellata sul panino la spalmano senza pensarci troppo: cucchiaiate di confettura che sovrastano panini trasformati in dolci ciambelle. La marmellata quindi oltra ad essere qualcosa di buono da mangiare a colazione, può diventare fonte di riflessione, tanto da scriverci un libro.
Raccontaci come si può essere ispirati anche appena svegli, quando i sensi sembrano ancora addormentati, facendo colazione. Immaginiamo una mattina di gennaio in un hotel parigino: sala delle colazioni, un’allegra famiglia nordica a tavola tra wurstel, crauti, uova, pane, burro e… seduto sul seggiolone un bambino di circa 3 anni, dal viso simpatico con occhi vispi. Ad un tratto il bambino mira una ciotola con dentro della confettura di lamponi e, senza pensarci troppo, nella sua irriverente innocenza, mette le mani dentro la marmellata e sorridente se la spalma sul musetto. Effetto divertentissimo, un dolce pasticcio. Ecco, da un’immagine così può nascere un libro, ma può essere benissimo anche una colazione a casa con la famiglia o in solitudine. Il mattino è un momento molto ricco di sensazioni, in cui si può assaporare molto bene il gusto della vita e in cui si decide con che spirito impostare la giornata a venire, secondo me, quindi l’attimo adatto per buttar giù dei pensieri su carta.
Come racconti l’uomo e la donna nel tuo scrivere?
Cerco di far trapelare l’emotività e l’istinto che contraddistinguono da sempre il rapporto tra uomo e donna. L’attrazione nasce da un’alchimia che va ben oltre quello che vediamo e sentiamo, talvolta siamo trasportati da un’energia che non riconosciamo, se non attraverso reazioni totalmente spontanee e per questo spiazzanti. Proviamo sensazioni di colpa, di insicurezza, di cedimento, ma al tempo stesso quelle sensazioni ci fanno stare dannatamente bene, ci fanno sorridere, chissà da quanto non succedeva, ci fanno canticchiare, ci sollevano da terra e ci danno leggerezza. Qui non si tratta di giudicare, di dire cosa è sbagliato cosa è giusto, qui si tratta di decidere se vivere o se stare ad osservare la vita. In ogni caso, la decisione non spetta a nessun altro se non a noi.
Quali tratti caratterizzano i tuoi personaggi?
I miei personaggi mettono in mostra la loro più intima fragilità, senza però mai perdere veramente di vista la sorgente di luce, rappresentata dall’istinto di sopravvivenza prima, di rinascita poi. Nulla rimane invariato nelle loro vite, perché ciò che distingue il vivere dallo scegliere di vivere, è la capacità insita nei personaggi e quindi in ognuno di noi, di andare oltre i confini dei nostri occhi, cavalcando il coraggio e l’audacia. Oblio tra sentimento e desiderio, convivenza tra destino e rinuncia, tenacia tra solitudine e conversione.
E tu che tipo sei, come spalmi la marmellata?
Da buon ariete sono istintivo e molto impulsivo, tendo a non pensare, o a pensare troppo, tanto da entrare talvolta in crisi e decidere poi ugualmente solo attraverso l’istinto. Dobbiamo imparare a fidarci e affidarci molto di più a noi stessi e alle nostre capacità di vivere le emozioni, anche le più sfidanti e le più rischiose. Questo non solo risulta determinante per la nostra sopravvivenza ma, cosa ben più importante, consente di infondere coraggio e fiducia a chi ci sta accanto.
Lavori nel mondo pubblicitario, come ti ha aiutato la tua esperienza professionale a scrivere? Raccontaci in breve la tua carriera tra immagine e sostanza.
Sono un comunicatore e non un pubblicitario, questo lo preciso perché c’è sempre molta confusione e scambio d’identità professionale tra chi crea un’emozione attraverso la creatività di una campagna pubblicitaria e chi comunica un’emozione attraverso canali e strumenti e modelli di relazioni, diversi e complementari tra loro. Il pubblicitario apre la relazione, il comunicatore la mantiene e la coltiva. Mi piace da matti riuscire a comunicare le emozioni che metaforicamente percepisco come tante goccioline che si rincorrono in una grande finestra a vetri, il mondo. Ogni particella emozionale ha percorsi imprevedibili e l’abilità sta nell’osservarle e riconoscerle attraverso quello che loro ci vogliono mostrare e non quello che noi vogliamo vedere.
Leggi molto? Quali sono i tuoi autori preferiti, ti ispiri a qualcuno?
Paolo Coelho ha avuto da sempre molta influenza nei miei pensieri e nel mio modo di stare dentro la vita, l’Alchimista è uno di quei libri che ogni tanto apro per sentirne l’energia e per capire che c’è sempre una strada da percorrere, bisogna crederci però.
La regola per saper scrivere bene e al contempo essere apprezzati dal lettore?
Sarò sintetico in questa risposta per scelta, non ci sono molti giri di parole da fare: occorre essere veri e mettersi a nudo, entrare dentro di sé e fare l’amore con la propria anima. Così crei un libro che sa di te e che trasmette emotività. Magari non venderà mai abbastanza, ma sarà vissuto esattamente per come è stato scritto: per essere respirato.
L’editoria è in forte crisi, almeno così si dice, eppure se si pensa a fare un regalo, di certo il libro è una tra le prime scelte, come pensi di contrastare questa crisi?
I libri si regalano per condividere un’emozione che ci ha “scombussolato” e che pensiamo possa “scombussolare” anche le persone che abbiamo a cuore. Il libro parla, vive, cammina insieme ai lettori, non è un deodorante che finito l’effetto inebriante si deve ricaricare. Attraverso il libro, lo stesso libro, siamo noi a ricaricarci, andando a rileggere vecchie sottolineature, scarabocchi o disegnini vicino a determinate parole, trovando le orecchie all’inizio dei capitoli. I libro vivono sempre con noi, non smettiamo di comprarli e di regalarli.
Come utilizzi i social-network?
Ho creato una pagina facebook e un blog. I social network sono una bellissima opportunità se riesci a utilizzarli senza diventarne schiavo, perché in quel caso non sei più in grado di discernere le emozioni, non le riconosci più, perché la priorità diventa quella di esserci e non quella di fare la differenza per le cose se senti e che vuoi trasmettere a chi ti segue.
Insomma come va spalmata la marmellata sul panino, c’è una giusta ricetta per essere felici?
Io scrivo, pensando a ciò che ciascuna persona desidera raccogliere e sfiorare quando legge qualcosa di nuovo, quando ascolta una canzone inedita, quando conosce un nuovo amico e lo inserisce nei contatti del proprio cellulare. L’emozione condivisa chiama a sé il sorriso, che a sua volta contagia la fiducia, disegnando attese che mettono in evidenza i sentimenti. Basta viverli!
Il cibo e l’amore come si associano?
Colori, profumi, forme, essenze, ombre, prospettive, rinunce, attese, sfide, godimento: queste sono pillole alchemiche che uniscono il cibo all’amore, l’arte allo stupore, la vibrazione all’assaggio lento e sempre più intenso. Sono i sensi, è tutto qui. Il cambiamento spaventa, spesso si ha istintivamente la voglia di scappare, di trovare un alibi pur di non affrontarlo ma non può essere fermato, al contrario va vissuto e condiviso. In quel caso viaggia dentro di noi e ci consente di prendere coscienza di una nuova prospettiva. Ciò che conta davvero è sforzarsi di superare i dogmi, mentali e anacronistici, per puntare a qualcosa di vero, di tangibile, di necessario: la serenità.
Per saperne di più: La marmellata sul panino, Lampi di Stampa, Gruppo Messaggeria Libri, 2013