Circondato da vigne tappezzate di freisa, barbera e moscato, Aramengo (Asti) è un borgo appollaiato sui dolci colli del Monferrato, con rustiche case contadine raccolte attorno a una chiesa barocca e una meta imperdibile: il laboratorio della famiglia Nicola, una delle più importanti strutture private per il restauro in Italia e punto di riferimento per l’arte internazionale.
Simile nell’aspetto ad una vecchia cascina piemontese, la bottega, fondata a Torino nel secondo dopoguerra dal patriarca, Guido Nicola, e traslocata nel 1961 ad Aramengo, paese d’origine della famiglia, è un perfetto esempio di fusione tra tradizione e innovazione.
Varcata la soglia di un’immensa sala, pervasa da un sottile odore di solventi e colori, ci si ritrova nel palcoscenico più inverosimile che si possa immaginare. Lo spazio, alto come la navata di una chiesa, ospita appoggiate su cavalletti, alle pareti o distese su un gigantesco tavolone: pale d’altare e statue processionali, tele e trittici, carte e pergamene, maschere ed esemplari di arte africana, pietre e terrecotte, affreschi e stucchi.
In bella mostra i principali strumenti ideati come aiuto e supporto al recupero delle opere d’arte: carroponti, elevatori e impianti per la sicurezza dei pezzi e dei restauratori.
Superato il salone centrale un alto scaffale cattura l’attenzione. Vi è collocata la biblioteca dei pigmenti, una fantasmagorica parata di barattoli di colori in polvere con centinaia di sfumature.
Sono stati raccolti nel tempo, acquistando depositi di vecchi colorifici e mesticherie, certe con tradizioni centenarie, appartenute a famiglie scomparse oppure chiuse con l’avvento dei colori di sintesi. Alcune colorazioni sono antiche, ormai introvabili, altre d’uso, perlopiù terre naturali. Il tour prosegue nei reparti dedicati alla cura dei manufatti, attuata con strumentazioni sofisticate e all’avanguardia, talvolta “rubate” alla medicina: apparecchiature a raggi X, videomicroscopi ed endoscopi a fibre ottiche, lampade all’ultravioletto, apparecchiature all’infrarosso, ultrasuoni e laser.
Girando tra gli ambienti, in un’atmosfera di magica connessione fra arte, tradizione e bellezze naturali, si rimane stupefatti dalla straordinaria varietà degli interventi e dal pregio delle opere d’arte in terapia. Nell’archivio centinaia di contenitori recano sul dorso i nomi degli artisti che le hanno realizzate: Giotto, Antonello da Messina, Leonardo, Van Dyck, Michelangelo, Guercino, Tintoretto, Rubens, Caravaggio e così via; l’elenco degli straordinari capolavori recuperati da quest’eccellente équipe di “salvatori dell’arte”, così sono stati denominati per i tanti riconoscimenti nazionali e internazionali ricevuti, potrebbe continuare per pagine.
In questa bottega delle meraviglie i due figli di Guido Nicola, Gian Luigi e Anna Rosa, hanno ciascuno il proprio spazio espositivo. Specializzato nel restauro delle opere all’epoca dei faraoni, Gian Luigi ha collaborato con università italiane e straniere in campagne di scavo in Egitto e in Sudan. Di casa al Museo egizio di Torino, ha restaurato oltre 400 sarcofagi e ha lavorato alla ricomposizione del più antico tempio rupestre della Nubia, il tempio di Ellesija, fatto scavare nel 1430 a.C. (ca.) dal faraone Thutmose III. Inoltre è stato invitato dal governo egiziano a proporre sistemi di conservazione della Sfinge.
Ad Aramengo espone la sua collezione di reperti etnografici, in particolare maschere e sculture africane. Invece la grande passione di Anna Rosa, esperta nella reintegrazione pittorica dei dipinti, è il presepe. La sua rappresentazione plastica della Natività, arricchita e trasformata ogni anno con bancarelle e botteghe di ogni genere, propone scorci di vita quotidiana senza epoca e senza stagioni precise.
Racconta storie ed emozioni attraverso atteggiamenti ed espressioni di personaggi, realizzati con pasta da modellare, cera, legno, filo di ferro, canapa, ritagli di stoffa e altri materiali poveri. Con un poco di tempo a disposizione è possibile ammirare un altro capolavoro di Anna Rosa: il grande presepio in mostra alla vicina abbazia romanica di Vezzolano.