Le due più importanti divinità del mondo classico nell’ambito della salute sono Apollo e Asclepio, padre e figlio, spesso associati nel culto e nella preghiera.
A differenza di Apollo, che riveste molteplici aspetti, le qualità di Asclepio (Esculapio per i Romani) sono interamente definite nell’ambito medico-sanitario e tutta la sua numerosa famiglia ha a che fare con la sfera della salute: la moglie Epione “la dolce”, i figli Iaso (la guarigione), Akeso (il trattamento), Aigle o Egle “la splendente” (personificazione del corpo umano sano), Telesforo (la convalescenza), Panakeia “colei che guarisce tutto”, Macaone e Podalirio, i medici-eroi cantati da Omero nell’Iliade. A questa luminosa progenie si aggiunge la più “speciale” e illustre tra le figlie di Asclepio, Hygieia o Igea in latino, la salute per eccellenza, che riceve un culto particolare negli antichi templi greci di Kos ed Epidauro, ad Atene, e popolarissima anche a Roma.
Parlare di Apollo richiede “stile sublime, un’elevazione al di sopra di tutto ciò che è umano”.1 Dio della bellezza, della musica e dell’arte, protettore delle Muse e arciere infallibile “che scaglia da lontano”, è una delle massime espressioni della religione greca classica, strutturata secondo le misurate leggi olimpiche per imporre le quali il giovane Apollo combatté vittorioso al fianco di suo padre Zeus.
Apollo è la luce, l’ordine, la consapevolezza, la chiarezza e, per quel che qui interessa nel suo ruolo di guaritore, custode della purezza e maestro di purificazione: Apollo è il Sole che, adattando il suo corso al ritmo delle stagioni, conferisce salubrità anche all’aria di cui tutti gli esseri viventi hanno bisogno per vivere, poiché è il corso del Sole a portare sulla terra la salute agli uomini.
A differenza di suo figlio Asclepio, il cui culto come vedremo è caratterizzato da un rapporto concreto, diretto e immediato con il fedele, Apollo è un dio sapiente e giusto, ma distaccato, non interviene direttamente nella guarigione ma la può propiziare, e chi si rivolge a lui deve stare attento a non scatenare la sua ira, per esempio, dimostrandogli ingratitudine. Secondo il principio dell’ambivalenza di certi poteri sovrannaturali, infatti, si riteneva che Apollo potesse conferire la guarigione ma allo stesso tempo scagliare dolori e malattie, come recita un suo famoso oracolo: “Chi vi ha ferito, vi guarirà”.
A Cipro, l’Apollo arcaico veniva spesso associato a Resheph, il temibile dio della peste e della desolazione. Se Apollo avesse o meno particolari prerogative guaritrici si sono interrogati anche i filologi classici, sostenendo chi una risposta affermativa e chi no. Nella veste di signore della purezza, ha di certo assolto alla funzione di “soccorritore” degli uomini; ma questi poteri curativi sono ben più chiari nel mondo italico, dove l’Apollo greco, conosciuto più tardi attraverso i poemi omerici, si innesta su un antico dio locale dalle spiccate caratteristiche di medicus. Nel 433 a.C., in occasione di un’epidemia, gli fu dedicato un tempio in pratis Flaminiis, ai piedi delle pendici sud-occidentali del Campidoglio, e questo fu l’aspetto di Apollo sul quale i Romani si soffermarono in modo particolare. Ancora nel primo lectisternio collettivo (399), che riuniva le tre coppie Apollo e Latona, Diana ed Ercole, Mercurio e Nettuno, il dio è senza dubbio medico: nominato per primo, egli conduce con sé la madre e la sorella. La cerimonia greca fu decisa in occasione di una grauis pestilensque omnibus animali bus aestas (Liv. 5, 13, 4).2
Il culto di Apollo raggiunge il suo apice durante il regno di Augusto. Egli difatti lo considera il suo padre divino e uno dei principali protettori di Roma. Anche in Grecia, ad Atene, fu posta una statua del Dio in occasione della pestilenza che colpì la città nel 430 a.C. In Grecia come a Roma, nei riti e nelle invocazioni, insieme ad Asclepio/Esculapio viene sempre menzionato, per primo, anche Apollo. A lui si offrivano delle speciali focacce, chiamate targelie, fatte di farina e riempite di frutta e grano. Al tempio di Apollo si portavano rami di ulivo o di alloro addobbati con frutta, dolci, fialette di olio e di vino e anche guarniti con lana, che era il simbolo dei supplici. La festa di Apollo coincide con il 24 e il 25 maggio e il 9 ottobre. Il peana è un canto corale che veniva intonato con funzione di propiziazione in occasione di sacrifici o di invocazione del dio per ottenerne la protezione dalle malattie.
Note
1 Citazione del Winckelmann riportata da Walter Otto, Gli dèi della Grecia, La Nuova Italia, Firenze, 1944, p.72.
2 Dumezil G., La Religione Romana Arcaica, Bur, Milano, 2001, p. 384.
Bibliografia
Cecchini R., Guarire con gli antichi Dei, Amazon, Roma, 2022.