L’interesse per la magia, l’esoterismo, per il paranormale sono tutti aspetti connaturati alla poetica di Federico Fellini, il grande regista de La dolce vita, lo aveva espresso nello sguardo che trapela dalle sue opere cinematografiche. Lo si evince chiaramente in 8 ½, in cui non c’è solo la narrazione onirica di un artista che del sogno fece la sua massima espressione estetica e visiva, ma anche religiosa e dello spirito in senso ampio.
Il massimo di questa costante ricerca del mistero e dell’occulto il regista lo tocca, certamente in Giulietta degli spiriti, opera forse incompresa ma essenziale per la poetica felliniana. Un film maturato e alimentato dalle frequentazioni assidue e variegate del cineasta riminese con medium, cartomanti, sensitivi e personaggi non incardinabili come Gustavo Rol. Del resto, era lo stesso Fellini a dire che nella sua vita ci sarebbe stato “un prima di Rol e un dopo Rol” per marcare, appunto, il cambio di paradigma avvenuto grazie alla conoscenza e ai prodigi visti compiere dall’incredibile gentiluomo torinese.
Tuttavia, anche l’incontro con la psicanalisi e lo studio dei tarocchi e I Ching, hanno avuto un riflesso fondamentale nella ricerca artistica e spirituale dell’autore di Amarcord. E tutto questo è riconducibile a un altro straordinario incontro: quello con Ernst Bernhard. Il medico e pediatra tedesco aveva lavorato con Gustav Jung e aveva in qualche modo recepito anche il lato nascosto e misterioso dell’analisi junghiana, quello delle sincronicità e dell’esoterismo orientale. Berlinese, nato nel 1896, Bernhard nasce da genitori ebrei, studia medicina e diventa medico e pediatra. L’agnizione arriva, però, grazie allo studio a Zurigo col maestro e mentore, Carl Gustav Jung.
Allievo tra i più appassionati delle teorie junghiane, Bernhard acquisisce e approfondisce soprattutto gli aspetti teosofici ed esoterici del maestro. Il passaggio da una prima fase di analisi freudiana a quella junghiana, avviene contemporaneamente allo studio del Libro dei mutamenti, i Ching che lo stesso Jung consultava e che rappresentavano uno strumento di introspezione estremamente illuminante. Lo stesso Jung scrisse nel 1949 una prefazione all’edizione inglese del celebre testo oracolare degli esagrammi cinesi.
Tornando a Bernhard, nella sua vita aveva percorso numerose strade di evoluzione spirituale con strumenti legati alla divinazione: dalla chiromanzia, alla lettura dei tarocchi, appunto i Ching che consultava regolarmente, ma anche l’astrologia e la chirologia (lettura dei segni della mano). Lasciò la Germania nel 1938 a causa della promulgazione delle leggi razziali, cercò rifugio in Gran Bretagna che non lo accettò proprio a causa dei suoi studi esoterici. Approdò, quindi in Italia, a Roma, dove nel suo studio praticò la psicoterapia junghiana per oltre un trentennio.
Tuttavia il nazifascismo riuscì comunque ad arrivare allo studioso di origine ebraica e apolide, nel 1940 Bernhard fu arrestato a Roma e deportato nel campo di Ferramonti di Tarsia in Calabria ma liberato nel 1941, scampando così alla deportazione nei campi di sterminio nazisti in Germania o in Polonia. Alla fine della guerra Bernhard può finalmente riprendere la sua attività di psicoterapeuta junghiano fondando nel 1961 l’Associazione Italiana di psicologia analitica.
Proprio alla fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60 si diffonde nel mondo della cultura e dello spettacolo la capacità incredibile di Ernst Bernhard di entrare in connessione con la parte più profonda del subconscio per far emergere tutti gli aspetti legati alla creatività, al mistero e all’importanza della decifrazione dell’onirico per comprendere la direzione del reale. Sono stati tantissimi i personaggi che hanno varcato la soglia del suo studio: da Federico Fellini a Natalia Ginzburg, Cristina Campo, Luciano Emmer, Adriano Olivetti, solo per citare i nomi più noti.
Per Ernst Bernhard la cosa importante era individuare il percorso di ciascuno, ecco perché definiva il suo metodo “psicologia del processo di individuazione”. In questo senso l’utilizzo quotidiano e approfondito dei I Ching si sposava perfettamente alle esigenze dell’orientamento psicoanalitico del medico tedesco. Il concetto che stava alla base della ricerca analitica di Bernhard era l’entelechia ossia “la vita secondo un disegno” e lo dimostra nel suo testo fondamentale Mitobiografia, edito da Adelphi in cui analizza i miti, i simboli delle culture sapienziali cristiane e orientali, il karma. Tutti strumenti per intercettare il disegno individuale e unico di ciascuno dei suoi numerosissimi pazienti. Bernhard dedicò tutta la sua vita all’ascolto e al dialogo coi suoi assistiti, morì a Roma nel 1965.