Tra le figure che hanno contribuito a traghettare la pittura d’inizio novecento verso le forme e le innovazioni del cubismo, certamente il pittore francese Roger de La Fresnaye ha avuto un ruolo fondamentale, anche se meno conosciuto. È quindi di grande rilievo la mostra retrospettiva che gli dedica il Museo d’arte Mendrisio, istituzione collocata nella suggestiva cornice di un antico convento risalente al 1200. La mostra “Roger de La Fresnaye. Il nobile cubista” presenta una rara raccolta di oltre cento opere, provenienti da musei e collezioni di tutto il mondo.
Il percorso espositivo racconta l’evoluzione dell’artista, dagli esordi di derivazione simbolista, alla straordinaria produzione cubista, fino al neoclassicismo tipico del ‘ritorno all’ordine’ dopo la tragica esperienza della Grande Guerra. Originario di una nobile famiglia francese, addestrato ai rigori della tradizione militare, de La Fresnaye lascia presto la provincia per raggiungere la grande Parigi. Qui, nei primi anni del Novecento, si diploma presso l’Accademia di Belle Arti. Inizialmente frequenta artisti appartenenti alla corrente pittorica Nabis, creatasi sotto l’influsso visionario e coloristico di Paul Gauguin. Entra poi a fare parte del gruppo denominato “Section d’Or”, un’aggregazione di pittori e critici d’arte che aderiscono al "cubismo orfico", termine coniato dal noto poeta Guillaume Apollinaire, con inclinazioni più intellettuali e un’osservazione più diretta dei modelli in natura.
Il gruppo, a cui appartengono autori quali Archipenko, Picabia, Delaunay, adotta questo nome per distaccarsi dalla definizione più ristretta della prima corrente cubista, ideata in precedenza da Pablo Picasso e da George Braque, che incentrava le proprie ricerche sulla scomposizione delle forme in solidi geometrici, con tagli arditi e piani fortemente inclinati, staccandosi definitivamente dalla prospettiva lineare della pittura precedente. Le opere di Roger de La Fresnaye si distinguono per i colori e il dinamismo delle forme eleganti, con linee leggibili e morbide. Nelle prime Nature Morte si nota l’uso di cromie tipicamente in stile cubista, con una gamma di grigi e di bruni densi, quasi opachi. C’è una visione di forte scomposizione delle forme, primitivista, come a volere condensare in un’unica opera tutte le avanguardie pittoriche del momento. Sarà soprattutto l’influenza di Delaunay ad avvicinare de La Fresnaye a una maggiore leggerezza e brillantezza nell’uso dei colori, con passaggi di toni dal caldo al freddo e viceversa.
A differenza dei padri del cubismo, che utilizzavano vari oggetti posati sul tavolo per poi esploderli in un prisma di forme, de La Fresnaye sceglie di usare fogli di carta colorata per simulare piani geometrici e aree di colore. I quadrati di cartone non vengono decostruiti, dando a queste nature morte una particolare connotazione quasi astratta. Queste composizioni particolarmente eleganti e poetiche denotano l’evoluzione più intima dello stile cubista dell’artista. Di fatto già nei Paesaggi si avverte una maggiore apertura, un’alternanza tra spigoli e rotondità, una moltiplicazione delle forme verso la ricerca di una quarta dimensione. Nelle ultime opere l’autore applica una ricerca totalmente personale, atterrando a un tipo di cubismo che si potrebbe definire "ornamentale", con ampie alternanze di angoli e arabeschi, dando vita a una nuova esperienza pittorica più libera.
Nell’ampio percorso di mostra viene inoltre approfondita la sua attività di illustratore, attraverso l’esposizione di una serie di disegni e di opere grafiche, oltre a importanti pubblicazioni e documentazioni originali. Da questa rilevante mole di lavori traspare tutta la vita dell’autore, nella sua breve ma folgorante carriera. Un paesaggio interiore fatto di luci e di ombre, segnato dall’esperienza al fronte e dal rapporto con la malattia che ha inciso sugli ultimi anni di vita, evidenziando la sua evoluzione stilistica e aprendo nuovi orizzonti critici. La mostra è accompagnata da un catalogo edito dal Museo d’Arte Mendrisio, prima opera su Roger de La Fresnaye pubblicata in lingua italiana. Il volume fa il punto sulla fortuna critica dell’artista e propone nuovi spunti di lettura sulla sua opera.