La parola giapponese “manga”, che letteralmente significa “immagine veloce” o “immagine in movimento”, si riferisce ai ‘fumetti creati in Giappone’, anche se per i giapponesi il ‘manga’ indica qualsiasi tipo di fumetto, a prescindere dalle tematiche trattate e dal paese dove ha origine.
L’industria editoriale giapponese già dagli anni ’50 grazie ai manga ha avuto uno straordinario successo in tutto il mondo.
Il primo manga della storia risale al 1947: è un’opera di Osamu Tezuka - considerato il padre dei manga - intitolata La nuova isola del tesoro (in lingua originale Shin Takarajima).
I manga sono dunque i ‘fumetti giapponesi moderni’ pubblicati in grandi albi realizzati in bianco e nero che raccolgono diverse storie e poi ristampati in formato tascabile in albi monografici chiamati tankobon.
Hanno tre caratteristiche fondamentali:
1) sono impaginati in formati più larghi rispetto ai fumetti classici (B6 - 12,5x18 cm; A5 -15x21 cm; B5 - 18x25 cm);
2) sono realizzati con assenza di colori – salvo che nelle copertine – ma con particolari giochi di ombre e sfumature detti “mangaka”, in cui i giapponesi sono maestri;
3) i personaggi sono illustrati con uno stile tipico: grandi occhi, piccoli nasi, teste tonde, corpi senza muscoli, insomma figure poco realistiche, come se fossero così schematizzate per bambini, mentre i manga sono fumetti soprattutto per adulti.
Anche se appare difficile per noi occidentali, il manga giapponese si legge al contrario rispetto ai nostri fumetti: si inizia dall’ultima pagina e si legge da destra a sinistra (tanto che sono rilegati a destra), comunque dall’alto verso il basso. Le vignette sono disposte orizzontalmente. Del resto in giapponese si scrive dall’alto verso il basso e si legge da destra a sinistra e anche nel mondo occidentale si è mantenuta questa modalità di lettura di cui comunque vengono date le istruzioni.
I generi sono differenti, dalle storie fantastiche e magiche a quelle di avventura, da quelle drammatiche a quelle comiche, ambientate sia nel passato, sia nel presente, sia nel futuro.
A volte si fa confusione tra ‘anime’ e ‘manga’, questo capita perché gli “anime”, ossia “animazione”, sono i tipici cartoni animati giapponesi, mentre i “manga” sono i fumetti da cui spesso – ma non sempre - sono tratti gli “anime”.
Sono diventati celebri i manga di cui conosciamo gli anime come Dragon Ball, Lady Oscar, Jeeg robot d’acciaio, Sailor Moon, ecc.
È interessante constatare come durante la Seconda guerra mondiale le imprese militari dei soldati giapponesi siano diventate una delle tematiche preferite dai manga in quanto la casta militare nipponica che aveva preso il potere nel Paese aveva interesse a propagandare la figura del patriota, la forza militare giapponese e il mito della guerra. E l’indottrinamento doveva partire dall’infanzia, magari attraverso i cani soldato come Norakuro (unione dei termini giapponesi “randagio” e “nero”, ossia “Randagio Nero”) di Suiho Tagawa, oppure Hachiko di Naburo Oshiro, il cane leale e coraggioso – celebre per aver atteso ogni sera il padrone in ferrovia, anche dopo morto - che entra in guerra a capo di un drappello di cani volontari.
Dopo aver definito le caratteristiche principali dei manga per i non addetti ai lavori, vogliamo indagare attraverso un video trasmesso dal canale ideato da Adrian Fiorelli, “Il Punto di vista” gli archetipi nascosti nei manga.
In un’interessante incontro con Adriano Forgione - editore e direttore editoriale della rivista mensile "Fenix - Enigmi e misteri della storia e del sacro", con Gianluca Lamberti – giornalista, conduttore TV e autore del progetto "Facciamo finta che” – e Massimiliano Severi – Manager Eventi e Formazione – è stato esaminato il tema dei miti e archetipi celati nei manga giapponesi.
Si tratta di un tema vastissimo, perché nell’universo dei manga, degli anime, dei fumetti e dei cartoni animati in genere, il tema dei riferimenti mitologici e degli archetipi è davvero enciclopedico. Si potrebbe indagare a fondo per ogni tipo di personaggio che ha popolato la nostra infanzia. Noi abbiamo subito la programmazione di tutti i cartoni o anime che abbiamo guardato inconsapevolmente da piccoli, nel bene e nel male, in certi casi crescendo ed evolvendoci, in altri acquisendo delle false credenze. È fondamentale, dunque, riesaminare oggi, con uno sguardo più adulto, le pellicole di un tempo, osservare le caratteristiche dei personaggi e riflettere su quello che siamo diventati o ci hanno fatto diventare.
È pur vero che l’ossatura delle storie è ispirata a narrazioni che ormai sono diventate un riferimento dell’immaginario planetario e sia che ci riferiamo alla cultura nipponica, a quella norrena, a quella indiana o alle altre numerose che conosciamo, molti racconti, o personaggi, o ambientazioni, si somigliano, dal polo all’equatore, fanno parte di quello che Jung chiamava inconscio collettivo.
Secondo la visione di Adriano Forgione - che è nel campo del fumetto e dell’illustrazione da molto tempo - in questo mondo di fantasia ogni autore quando si cimenta nella creazione di un personaggio non pesca soltanto da quelle che sono letterature o mitologie e fonti d’ispirazione disponibili, ma attinge anche dal proprio campo immaginativo, ossia dalla propria creatività che è l’atto magico per eccellenza.
Quando parliamo di immaginazione, parliamo di “imago”, ossia di quel mago che lavora proprio con l’immaginazione. La creazione di una storia o di un personaggio, è il prodotto di archetipi che si manifestano nella mente del creatore che spesso non sa nemmeno di creare un archetipo, ossia un mezzo di condivisione di tutta una serie di verità universali che si manifestano attraverso la sua opera e poi vivono di vita propria. Infatti, chi si ricorda il nome dell’autore dei personaggi e delle storie de I Cavalieri dello zodiaco? Forse solo gli appassionati e gli addetti ai lavori.
I personaggi vivono di vita propria diventando più famosi dei loro creatori, come è giusto che sia, perché quel messaggio va a suonare delle campane nella nostra anima. Adriano Forgione è nato nel periodo in cui ci fu l’invasione dei fumetti Comics americani, che creò i primi supereroi come Capitan America, L’Uomo Ragno, Devid, Hulk, I Fantastici 4. Dopo quell’ondata improvvisamente nel ’78 ci fu una trasformazione e arrivò in TV Goldrake…
E come spiega sempre Forgione, Goldrake ha rappresentato l’inizio delle miniserie di anime, che si sono diffuse talmente tanto in Italia che gli italiani hanno visto più serie di tutti, anche più dei creatori giapponesi, battendo un record: in circa 7 anni hanno consumato tutte le serie che i giapponesi avevano creato negli ultimi vent’anni.
Goldrake rappresenta un archetipo paragonabile al Superman del Giappone, anche se siamo in due campi diversi, Superman è un supereroe, mentre Goldrake è un robot. Sono entrambi alieni che fuggono dal loro pianeta e, arrivati nel nostro, cominciano a difendere i terrestri dalle minacce che si manifestano.
È un archetipo importante perché si riferisce all’archetipo degli archetipi: lo spirito che è in noi ci compenetra ma non appartiene a questa realtà, ecco l’alieno vero qual è.
C’è una simbologia di alieno talmente alta e profonda a cui Cristo stesso fa riferimento nel Vangelo “Io sono in questo mondo ma non sono di questo mondo”, è lo Spirito che è Coscienza, quindi un essere vivente, forse la massima espressione di vita che si manifesta su questo piano portando un messaggio, un’energia, una frequenza di elevazione, poi abbandona questa dimensione con la promessa di ritornare.
Insomma, si tratta di una trasposizione di mitologia nei testi sacri.
Come afferma sempre Forgione questo ci consente di fare una differenziazione tra il Comics americano che è fondamentalmente occidentale, dove la religione ebraica e quella cristiana fanno da fulcro, e gli ‘anime’ giapponesi.
Il primo è incentrato sulla religione ebraica esoterica, La Cabbala, come appare evidente in quella che è la Marvel applicata nel cinema, ossia idee ridisegnate ma che provengono da conoscenze antiche, mentre i giapponesi sono Buddisti, Scintoisti con una piccola percentuale di cristiani, quindi non hanno lo stesso tipo di radici ispirative. Questo significa che l’ispirazione è sempre la base di tutto, non è detto che il sapere debba provenire necessariamente da un libro o da una conoscenza razionalizzata, quindi dalla parte sinistra del nostro cervello, perché la conoscenza è un bacino da cui attingere, che trascende qualsiasi cosa.
Il creativo ci arriva sempre, perché ha la capacità di portare qualcosa dall’alto verso il basso, qualcosa che non gli appartiene ma che percepisce perché sa farsi antenna, abbandonarsi al flusso e ascoltare con la parte destra del cervello.
La luce del resto viene da Oriente, il Giappone è il Paese del Sol levante, quale simbolo c’è di più bello della luce che risorge e quindi della vita spirituale che si manifesta all’alba?
In realtà non sono gli autori che parlano attraversi i loro personaggi, ma un’intelligenza più alta che utilizza quelle persone per dare un messaggio più profondo rispetto a quelli che loro stessi conoscono…
Una sorta di illuminazione che arriva dall’Estremo Oriente.
Come afferma ancora Fiorelli: in realtà dal Sol Levante arriva anche un fumetto ispirato ad un capolavoro della letteratura cinese intitolato Viaggio in Occidente - Le avventure di Sun Wukong, un romanzo pubblicato anonimo nel 1590 circa e che viene tradizionalmente attribuito all'erudito Wú Chéng'ēn. L’eroe che compie il suo viaggio è un monaco buddhista Sanzang, ispirato al personaggio storico di Xuánzàng. È una versione mitizzata che rappresenta il cammino di purificazione per lui e per i tre personaggi che lo accompagnano (il re scimmia Sun Wukong, il maiale Zhu Wuneng e il demone fluviale Sha Wujing), incaricati di proteggerlo dalle insidie del viaggio: alla fine del viaggio giungeranno all’illuminazione.
Uno degli assistenti soprannaturali del monaco, il re scimmia Sun Wukong ha avuto molta popolarità in Cina in quanto portatore di messaggi su livelli multipli. Ed è stato fonte d'ispirazione per numerose opere, come i celeberrimi manga Dragon Ball e Saiyuki, gli anime The Monkey e Starzinger, la serie televisiva Saiyuki, e vari film.
Fiorelli voleva principalmente riferirsi a Dragon Ball, che letteralmente in inglese significa "Sfera del drago", in cui si raccontano le avventure di Son Goku (Sun Wukong), un bambino fortissimo con la coda di scimmia, un manga scritto e disegnato da Akira Toriyama, che costituisce il primo manga in Italia in cui è stato mantenuto il senso di lettura originale giapponese, da destra a sinistra.
Son Goku, dall'infanzia all'età adulta, si allena nelle arti marziali ed esplora il mondo alla ricerca di sette sfere magiche, grazie all’incontro con una ragazza di nome Bulma. Le sette sfere del drago, sono potenti oggetti magici: chi riesce a possederle tutte insieme può evocare il drago Shenron, che esaudisce ogni desiderio di chi l'ha richiamato. Goku e Bulma partono per una lunga avventura dove fanno numerosi incontri, con amici e avversari.
Nel mondo di Dragon Ball ci sono un sacco di pianeti abitati e una miriade di specie extraterrestri, ma il luogo principale dove si svolgono le avventure è la Terra, costituita però da un unico immenso continente e da moltissime isole disseminate nell'oceano.
Un po' come oggi, la gente è concentrata in grandi città, progettate in modo futuristico: grazie a una conoscenza tecnologica avanzata, ci si sposta con macchine volanti, esistono esseri artificiali che sembrano uomini e tutti sono in grado di utilizzare una forma di magia attraverso cui possono spostare gli oggetti con la mente, combattere usando, oltre alla forza fisica, anche quella spirituale o "aura”, viaggiare nel tempo attraverso più linee temporali e universi paralleli.
Secondo Gianluca Lamberti il cartone animato è talmente pieno di riferimenti che lo ha appassionato proprio nella sua ricerca per unire i puntini della storia e della verità. Intanto è stato la ragione per cui ha conosciuto Mauro Biglino, autore della graphic novel Elohim Deluxe, una storia a fumetti - disegnatore Riccardo Rontini - dove le vicende narrate sono tratte dall’Antico Testamento, ma raccontano la Bibbia in modo rivoluzionario, osando come non mai. Quell’incontro fece nascere proprio l’idea del progetto “Facciamo finta che”: avrebbero usato Dragon Ball per spiegare alcuni concetti.
Per esempio, le sette sfere del drago facevano pensare ai sette chackra, da riunire, da ritrovare, per risvegliare la Kundalini, grazie ai quali il drago Shenron avrebbe esaudito un desiderio.
In realtà sempre secondo Lamberti la parte più interessante si trova in Dragon Ball Z: c’è esoterismo e anche qualcosa in più di cronache antiche terrestri. Insomma, un piccolo bimbo con capacità straordinarie, ma che nel suo pianeta è normale come tutti gli altri, arrivato sulla Terra, animato dalle peggiori intenzioni - venuto dall’estremità della galassia per asservire gli esseri umani - batte la testa, ha una amnesia e cambia prospettiva.
Cresciuto come un essere umano, diventa pro-terrestri, pur essendo un extra-terrestre.
Proprio come nella Bibbia “videro le donne sulla terra e gli piacquero. Le presero in mogli e si accoppiarono”. Ed è fantastico come Goku si innamori della terrestre Chichi e abbia una prima discendenza, Gohan, che è potentissimo.
E poi c’è la figura del supremo, come nella Bibbia, che proviene da un altro pianeta, ma in realtà è un rettile che entra nel dualismo in cui butta via la parte malvagia dando vita ad un altro essere… Insomma, si chiama Piccolo…
E niente, nemmeno i dialoghi, sono casuali…
E poi Goku muore e risorge un sacco di volte…
A Fiorelli ripensare a Dragon Ball con gli occhi di oggi fa pensare di certo a tutti quei tornei galattici tra buoni e cattivi. E tutti quei cattivi rappresentati come rettiliani…
Un altro dei fumetti di cui Fiorelli afferma di essere appassionato è quello de I Cavalieri dello Zodiaco che poi è stato connesso con la Divina Commedia di Dante: vedere uno degli episodi di questa serie dove i Cavalieri dello Zodiaco sono proiettati nell’Inferno di Dante, incontrando tutti i personaggi danteschi è stata un’esperienza appassionante, indipendentemente dalla parte tecnica. Non dimentichiamoci che si tratta di uno dei più grandi successi planetari al livello di manga e anime. E quindi c’è sempre la necessità di trovare nuove idee creative.
Per esempio, nella conquista della armatura d’oro, che secondo Adriano Forgione corrisponde alla conquista del più alto livello di consapevolezza di chi combatte contro i propri demoni e riesce a dominarli, l’eroe, in un mondo pieno di malvagità, cerca di preservare i valori dell’amore e della giustizia, strettamente collegati. E tende a manifestare il corpo di gloria, il corpo di luce: processo di purificazione e massimo livello di consapevolezza, questo rappresenta l’armatura d’oro.
Quando si parla di Zodiaco si fa riferimento alla prigione Zodiacale, ossia alla prigionia delle dodici bestie celesti che sono quelle che impregnano la nostra anima quando scende su questo piano, sono quindi degli avversari di cui bisogna liberarsi. L’eroe per eccellenza era associato alla costellazione di Orione, il cacciatore terrestre, capace di cacciare i demoni e portare l’essere allo stato di illuminazione. Il percorso dell’Inferno è un percorso di sapienza, sono percorsi che si intrecciano, quindi. Non dimentichiamoci che la parte esoterica di Dante ha ispirato anche i giapponesi.
Pensate a un autore come Go Nagai, il creatore di Goldrake e Mazinga, che ha trovato il libro di Dante da piccolo e lo ha letto. E ne ha fatto tesoro.
Credete che questo sia accaduto per caso?