Prima di affrontare l’archetipo di Lilith ritengo necessario fare una premessa. La psiche è un ente metafisico popolato dagli archetipi, ovvero da immagini simboliche che sintetizzano e trasmettono significati e quindi conoscenza, sono le forme originarie che affollano l’inconscio collettivo degli esseri umani.
Tutti i testi antichi, sumerici, assiro-babilonesi, i testi egizi delle piramidi, i veda indiani, i miti greci, per citarne alcuni, parlano di archetipi della psiche e del confronto tra l’essere umano e il mondo dello spirito. Lo spirito, da spiritus - soffio, respiro -, è la dimensione irrazionale, misteriosa che l’essere umano intuisce presente e viva nella sua interiorità, ne è sia attratto che impaurito, tuttavia sente che il confronto con essa è essenziale come l’atto del respirare. È il numinoso, da numen - spirito -, con il quale l’Ego, inteso come formazione psichica che rafforza la sensazione di individualità, deve fare i conti. Ecco che gli archetipi sono elementi che appartengono al numinoso e vengono personalizzati per facilitarne la conoscenza.
L’Ego è quell’Io che ha consapevolezza di esistere, distinto dagli altri nel mondo, che usa il raziocinio, la logica, è l’identità, ma diventa un ostacolo all’evoluzione dell’uomo se assume il ruolo principale nella relazione con il mondo. La condizione necessaria per comprendere che la realtà è unica e che la separazione tra Io e non/Io è illusoria è proprio la liberazione dall’Io, dalla personalità. Quindi più si rafforza l’Io più si allontana il Sé, ciò che la sapienza induista chiama atman e che ‘è dentro il mio cuore, è più piccolo di un seme di senape e tuttavia più grande dello spazio, del cielo e della Terra’. Si potrebbe dire che l’Ego e il Sé rappresentano il conscio e l’inconscio, entrambi vivono nella psiche.
La cultura occidentale moderna ha rimosso la sapienza antica e i suoi contenuti che sono invece basilari per trascendere la realtà fisica nel percorso esistenziale. Sarebbe necessario, a mio parere, che i testi antichi fossero insegnati a scuola, per offrire ai futuri adulti degli strumenti per relazionarsi con il numinoso, poiché la vera conoscenza deriva da questo perenne confronto. Contrariamente all’uomo antico che era consapevole dell’illusione separativa, che concepiva se stesso come distinto ma non separato dal tutto, dalla natura, l’uomo moderno è essenzialmente ego-riferito, concentrato sulla sua individualità, sull’immagine corporea, sulla materia priva di spirito.
Detto ciò, possiamo ora concentrarci sull’archetipo di Lilith e comprenderlo in profondità, per farlo però è necessario prima esplorare il mito biblico sulla creazione di Adam, l’archetipo fondamentale per comprendere il concetto di dualità.
L’archetipo della dualità
Adam è l’androgino originario, il collettivo umano, che contiene in sé le due energie, maschile e femminile, è il due nell’uno. Adamo ed Eva sono le metà di ciò che prima era uno, parti distinte ma speculari. L’androgino è stato raffigurato come un essere a due teste, a simboleggiare la dualità nell’unità, le due nature che convivono dentro ogni essere umano: la volontà di potenza, l’azione, l’istinto che deve essere contenuto, controllato, rappresentato dall’energia maschile, e la forza di contenimento rappresentata dall’energia femminile che si fa vaso, il principio femminile è infatti simboleggiato nelle culture antiche dalle forme assimilabili al grembo materno, al calderone, alla caverna, all’uovo cosmogonico.
Uno dei simboli dell’equilibrio tra il principio maschile e quello femminile, tra l’azione e il contenimento è lo Scudo di Davide rappresentato da due triangoli, uno con la punta in alto e uno con la punta in basso. Nel Tao cinese il maschile è yang, il femminile yin, avvolti come in un abbraccio. Ma veniamo a Lilith, finalmente.
Chi è Lilith?
La figura di Lilith nasce in Babilonia circa 4000 anni fa, il termine lilith deriva dal sumero-accadico ‘lil-itu o ardat lili’ - signora dell’aria, del vento. Nella religione mesopotamica è il demone femminile associato alla tempesta, alla disgrazia, alla morte. Ma chi è il demone? Il termine dèmone deriva dal greco dáimōn - essere divino -, un essere che funge da intermediario tra il divino e l’umano, il dáimōn infatti indica l’angelo custode, il genio tutelare inteso come una guida. Nella terminologia cristiana invece il demone è una figura intermedia che influisce negativamente sugli esseri umani, viene associato al demonio, l’entità sovrannaturale malvagia, menzognera, distruttrice che si contrappone a Dio.
Nella Genesi è scritto che il sesto giorno Dio, prima di creare l’uomo, creò tre specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie, ma la tradizione ebraica indica anche una quarta specie ovvero i demoni di cui creò l’anima ma non il corpo perché si stava per entrare nel sabato e Dio non poteva più creare nulla; il demone è il senza corpo, l’anima immateriale.
Lilith viene rappresentata nel Rilievo Burney, un altorilievo di terracotta risalente al II millennio a.C. e di probabile fattura paleobabilonese, come una bellissima donna nuda provvista di ali, con i piedi a forma di artiglio e con i capelli raccolti sotto un copricapo sormontato dalle corna. Molti studiosi associano questa rappresentazione ad Inanna, la dea sumera della fecondità, della bellezza e dell’energia erotica, pur tuttavia la presenza delle ali, degli artigli e dei gufi richiama il simbolismo proprio di Lilith. Infatti, nel libro di Isaia, capitolo 34:1-14, è scritto: «Bestie selvatiche si incontreranno con iene, i sàtiri si chiameranno l'un l'altro, là si poserà anche Lilit e vi troverà tranquilla dimora». Lilith, dall’ebraico lilit - laylah - notte -, viene quindi associata agli animali notturni come il gufo e la civetta, sotto i suoi piedi giacciono due leoni e due gufi.
Anche nel Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo, Lilith è raffigurata come una splendida donna, alata e dai lunghi capelli, richiamando perfettamente la descrizione presente nell’Epopea di Gilgamesh, dove Lilith compare quando la divinità babilonese Inanna stava coltivando e curando un salice, l’albero di Huluppu, per farne il suo trono, ma intervennero tre entità che le impedirono di realizzare il suo obiettivo. Una di queste entità era Lilith che viene sconfitta, insieme alle altre due, da Gilgamesh ed esiliata va a vivere nel deserto.
Lilith, Adam ed Eva
Veniamo ora al dilemma in cui è coinvolta Lilith, quello della creazione dell’uomo e della donna nel racconto biblico della Genesi.
Nel capitolo 1:26-28 è scritto: «Poi Dio disse: ‘Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra’. Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra’». Si deduce quindi che Dio li abbia creati insieme, ma poi nel secondo capitolo 2:21-22-24 è scritto: «Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Dio il Signore, con la costola che aveva tolta all’uomo, formò una donna e la condusse all’uomo. L’uomo disse: ‘Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna perché è stata tratta dall’uomo’. Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una stessa carne», indicando così che Dio prima ha creato Adamo, termine che deriva dalla radice della parola ebraica adamà - terra -, e posto nel Gan 'Eden, il Giardino delle delizie. Successivamente, essendosi accorto che la compagnia degli animali non era sufficiente per Adamo, prese una costola dal suo corpo e creò la donna. Ma a quale donna si riferì Adamo quando disse che finalmente quella era la donna giusta? Non certamente a Eva.
Secondo vari studiosi della Bibbia la parola ebraica zelah non significa costola ma metà, il racconto biblico non va inteso letteralmente ma interpretato nel simbolismo che contiene. Nella tradizione ebraica si narra anche che Adam si unì con dei demoni, uno di questi era Lilith con la quale ebbe dei figli, Asmodeo ed altri.
Lo studioso di miti antichi Robert Graves, nel suo libro I miti ebraici, riassumendo scrive che Dio creò Lilith, la prima donna, non con la polvere pura della terra con la quale fece Adamo ma con sedimenti e sudiciume. Si deduce quindi che l’Adam androgino, prima di essere diviso, si accoppiò con un’entità di genere femminile che è anche un demone.
L’Essere sceglie di incarnarsi nell’androgino Adam ma desidera anche di rimanere disincarnato come Lilith, la sua caduta quindi non si completa rimanendo a metà. Interpretandone il significato si potrebbe dire che Lilith rappresenti il desiderio inespresso di Dio. Adam è la materia, Lilith è lo spirito, e si attraggono prepotentemente. Adam aspira allo spirito così come Lilith alla materia, entrambi aspirano a ciò che a loro manca. È questo desiderio l’origine della sofferenza.
Nel Talmud è scritto che Jahvé, il dio della guerra che faceva parte dell’antico pantheon di divinità adorate dagli ebrei ovvero gli Elohim, creò insieme Adamo e Lilith ma lei si rifiutò di sottomettersi ad Adamo anche sessualmente e così volò via dal Paradiso, svanendo. Adamo supplicò Jahvè di riportargliela, così Jahvè inviò tre angeli a cercarla: Senoi, Sensenoi e Samangloph, che la trovarono sulle rive del Mar Rosso mentre si accoppiava lascivamente con dei demoni e partoriva oltre cento figli al giorno chiamati lilim. Lilith si rifiutò di ritornare da Adamo e Jahvè le disse che, se non lo avesse fatto, avrebbe perso cento figli ogni giorno, ma lei rifiutò ancora e gli angeli provarono invano ad annegarla.
Infine le fu concesso di vivere a una condizione: non avrebbe ucciso o fatto del male ai bambini appena nati segnati con uno dei nomi degli angeli. Jahvè la diede in sposa a Samael (Satana) e Lilith divenne la persecutrice dei neonati non segnati. Ma Samael viene successivamente castrato così Lilith riprende ad accoppiarsi con gli uomini durante il loro sonno notturno.
Lilith e le tracce nella coscienza collettiva
In riferimento alla pericolosità di Lilith per le donne incinte e per i bambini, è bene citare la targa murale del XVII secolo a.C. ritrovata in Siria che rappresenta una sorta di esorcismo per tenere lontana Lilith dalle case dove abitava una donna incinta, proprio perché pericolosa per le donne in attesa e i bambini piccoli.
La ribellione di Lilith è raccontata nell’Alfabeto di Ben Sira (II secolo a.C.) che contiene due elenchi, uno in aramaico e uno in ebraico, di 22 proverbi satirici che trattano temi come l’incesto, l’autoerotismo. Nel racconto è scritto: «Ella disse 'Non starò sotto di te,' ed egli disse 'E io non giacerò sotto di te, ma solo sopra. Per te è adatto stare solamente sotto, mentre io sono fatto per stare sopra’». Lilith, furiosa, pronunciò il proibito tetragramma Yahweh ‘yod he vav he’ che le diede il potere di volare, decise così di abbandonare l’Eden diretta sul Mar Rosso, simbolo della sua liberazione anche dalla mortalità, non avendo toccato l’Albero della conoscenza.
Lilith si ribella al tentativo di sopraffazione di Adam, non vuole sottomettersi perché si considera alla pari, letto in termini simbolici Adam è la materia che cerca di sottomettere ciò che è spirituale in virtù del fatto che ha un corpo, un peso. L’amore tra Adam e Lilith è imperfetto, tormentato, è l’amore dannato, è la sofferenza che nasce quando l’uomo desidera altro rispetto alla materia, spinto dal ricordo di ciò che era prima di cadere, è il desiderio dello spirito.
Lilith è il principio spirituale che considera se stesso pari a quello materiale e non vuole esserne sottomesso. L’androgino è in origine completo, rappresenta la psiche umana indivisa, integra, ma sente qualcosa che turba l’equilibrio, avverte la solitudine e vorrebbe compagnia. Ma, mentre la relazione tra Adamo ed Eva funziona perché armonica, non può esserci equilibrio tra Adamo e Lilith perché quest’ultima è anima senza corpo. Eva e Lilith rappresentano le due energie femminili: Eva è il femminino sacro che accoglie e contiene l’energia maschile, mentre Lilith è il femminile ribelle che desidera congiungersi col maschile ma non accetta di piegarsi alla materia.
La psiche conserva nell’inconscio queste due forze, ma mentre Eva è vivente nella coscienza collettiva, Lilith è stata rimossa, degradata a demone maledetto grazie al folklore ebraico-medievale e alla fallocrazia che, per un esigenza di controllo e di potere sul femminile, ha esaltato la passività di Eva; un’immagine di donna che, per il fatto di essere stata generata dal corpo di Adamo, deve esserne quindi sottomessa, obbediente, esclusa da ogni ruolo di potere, con una sessualità ridotta alla pura procreazione.
La figura di Lilith, invece, terrorizza perché la sua energia è incontrollabile e devastante, perciò viene riduttivamente ricondotta al lato cupo della femminilità, alla sessualità dirompente e trasgressiva, è la strega della notte, la donna-demone portatrice di sventure, la seduttrice che tenta e inganna Salomone sotto le vesti della regina di Saba e ne carpisce i segreti della magia per poi sparire. È la Luna Nera, invisibile, è la Nefti egiziana, che simboleggia le parti angoscianti della personalità che devono però emergere affinché non si soccomba alla loro forza distruttiva.
Ma Lilith rappresenta anche la tutela dell’indipendenza, dell’autonomia, dell’autodeterminazione, è il simbolo della ribellione all’autorità. Lilith è nella psiche sia degli uomini che delle donne e li spinge vigorosamente a divenire consapevoli del proprio potere personale. Non stupisce che Lilith sia stata utilizzata dal femminismo come archetipo della volontà di emancipazione della donna.
Nel corso dei secoli, il patriarcato ha esercitato il controllo sulla donna, cercando di reprimerne ogni tentativo di autodeterminazione, sia nella sua ricerca interiore che nel suo corpo, nell’essere padrona della sua sessualità. Ancor oggi, purtroppo, quando la donna, coraggiosamente e con fiducia in se stessa, si ribella ai modelli di pensiero imposti dalla società o dalla famiglia e cerca la propria autonomia intellettuale, fisica e comportamentale, viene appellata spesso come complicata, instabile, oppositiva.
La cultura patriarcale ha prodotto in maniera subdola una certa avversione o repulsione nei confronti delle donne con il conseguente tentativo di degradarle; è la misoginia che, in termini esoterici, è un atteggiamento che nasconde l’obiettivo di impedire all’uomo di realizzare il Rebis alchemico ovvero lo sposalizio sacro di Maschile e Femminile che permette l’unione con Dio. Il Rebis è infatti raffigurato come un Androgino a due teste.
Lilith è viva più che mai, è la spiritualità a cui bramano gli esseri umani per essere liberi, per davvero.