Ho avuto la fortuna di conoscere da vicino l'ex ministra Teresa Bellanova. Ben nove anni di governo. Sottosegretaria al lavoro con Renzi, poi Viceministra dello sviluppo economico anche con Gentiloni. A seguire Ministra delle politiche agricole ed economiche nel Conte II e Viceministra delle infrastrutture e dei trasporti con Draghi. Una carriera fulminante come quella che la vide bracciante a 14 anni, capolega della CGIL a 15 (quando organizzava all'alba blocchi stradali dei furgoni di caporali pieni di braccianti irregolari) e a 20 anni già coordinatrice regionale delle donne della Federbraccianti e poi dirigente nazionale CGIL.
Anch'ella, come me, viene dai DS ed entrambi siamo stati affascinati dalla concretezza del “governo del fare” di Renzi dopo generazioni (non parlo di anni o lustri) di dichiarazioni sui diritti civili, la cooperazione internazionale, il “dopo di noi” per i disabili, il soccorso in mare dei migranti. Insomma, le 25 riforme in 1000 giorni del governo più paritario e giovane della storia repubblicana sono tantissima roba se paragonate alla lenta agonia del governo precedente e all'attuale “governo del fare... dichiarazioni”.
Teresa è stata un po’ l'anima delle riforme o provvedimenti a me più cari che lei è riuscita a strappare nonostante compagini governative non sempre riformiste. Innanzitutto, il Jobs Act, che viene sempre criticato da chi non lo conosce. Con questo “act” le dimissioni volontarie e la risoluzione del rapporto di lavoro devono esser effettuate oggi solo in modalità esclusivamente telematica. Con Renzi fu anche Viceministra allo sviluppo economico per dar man forte all'amica ministra Federica Guidi prima e finora unica donna a ricoprire questo ruolo. Teresa fu poi confermata nello stesso ruolo da Gentiloni. Pausa della nostra Bellanova durante il Conte I, governo che s'era reso famoso per aver sconfitto la povertà e per i decreti Salvini che dichiaravano guerra in mare aperto ai più poveri dei poveri. Il padano, sempre più spesso in visita a Mosca, era in un crescendo popolare spaventoso e al mare dal Papeete chiese pieni poteri.
Gl'italiani inebriati dai social iperforaggiati di Lega + 5 stelle diedero sempre più consenso al capo della Lega e solo una “mossa del cavallo” di Renzi (con una buona dose di Maalox) riuscì a reincaricare Conte e spergiurare la salita al potere di un russofono e poi negazionista durante il successivo periodo Covid. Non oso immaginare cosa sarebbe successo con Chigi in mano ad un tal sovranista. Fu quella sera, il 4 settembre 2019, che Teresa ricevette una telefonata da Renzi:
“Dove sei?”
“A Lecce.”
“Corri subito a Roma che ti fanno ministra.”
Sarà stata la fretta, sarà stata la distanza, fatto sta che tutti parlarono del famoso vestito blu elettrico di Teresa acquistato in fretta e furia probabilmente sulla strada per Roma.
Renzi ebbe ragione a proporre Bellanova come Ministra delle politiche agricole che Conte accettò. Fun una bella nova notizia. Perché fu l'artefice della legge del 19 agosto 2016, n.166 contro gli sprechi alimentari. Favorì il recupero e la donazione di prodotti alimentari e farmaceutici per fini di solidarietà sociale. Si stimava allora uno spreco di 10 mld su base annua di alimentari in tutta la filiera: produzione, trasporto, consumo.
Nel Conte II come Ministra delle politiche agricole s'è contraddistinta per il coraggio. I cittadini italiani erano chiamati, causa Covid, a rimanere blindati a casa, ma la ministra non ha interrotto l'approvvigionamento dei supermercati. Contadini, camionisti e cassiere erano le categorie che permisero all'Italia di affrontare la pandemia con una relativa “serenità”. Valorosi anche se non eroi come gli/le infermieri/e. Fu allora che Teresa fece emergere gli invisibili con una lotta dura al caporalato. A distanza di anni, pochi ricordano l'audacia della ministra che aveva contro metà governo e molta opinione pubblica che la criticava, guarda caso, durante i pasti mentre le TV di stato (e non solo) vomitavano le fake news che in soli 2 anni portarono il bel paese a perdere 17 posizioni sulla “libertà di stampa”.
Ma la vera statista l'avevamo vista in chiusura del Conte II quando rinunciò ad esser ministra per permettere a Draghi d'insediarsi a Palazzo Chigi. Un “coup de théâtre” escogitato con Renzi al quale nemmeno quelli del suo partito credevano. Una coppia indomabile. E così fu. L'Italia conobbe, con Draghi, il periodo ove riprese più considerazione all'estero. Bellanova diventò Viceministra alle infrastrutture e dei trasporti. Si parlò, grazie al PNRR, di new deal con porti, strade ferrate e mobilità sostenibile soprattutto per il Mezzogiorno. Un sogno durato poco.
Poi la sfiducia di Conte e delle destre e la conseguente incapacità di ‘sti qua che rimangono oggi aggrappati al potere. E lo fanno grazie alla principale arma di distrazione di massa che, a proposito di pesca, pesca un po' di qua e un po' di là, ma che non affronta mai un solo problema come (appunto) l'aumento del costo della pesca o l'assenza di braccianti per la raccolta delle pesche. Tutti problemi che Teresa avrebbe saputo affrontare ma che agli italiani sembra non interessare. Vivendo principalmente di slogan e spot, chiacchiere e distintivo.