Colui che canta passa dalla gioia alla melodia, colui che ascolta, dalla melodia alla gioia.
(Rabindranath Tagore)
La voce è lo strumento musicale originario, fin dall’uscita alla luce dal ventre materno è il vagito il primordiale suono istintivo che attesta l’essere nel mondo. Un suono che diventerà la nostra voce, il nostro canto, espressione della nostra unicità. Il canto, come atto istintivo dell’uomo, risponde al bisogno di connettersi al sovrannaturale, come un ponte tra l’essere umano e il divino. «Il cantare è proprio di chi ama» disse Sant’Agostino (Sermo 336,1: PL 38, 1472), intendendo che il canto non è semplicemente frutto dell’ugola ma soprattutto dell’interiorità, è il risultato del connubio tra la voce e il cuore. Chi canta deve trovare ‘la sua voce’ per trasmettere emozioni a chi ascolta, per toccare il cuore e l’anima, e l’artista Chiara Minaldi ha trovato la sua voce, espressione artistica di se stessa nelle sue doti sia vocali che interpretative.
Chiara Minaldi, classe 1980, agrigentina DOC ma ormai palermitana d’adozione, ha al suo attivo tanti concerti in ambito pop e jazz, diverse collaborazioni discografiche nazionali e internazionali e numerosi riconoscimenti che esaltano le sue doti vocali e la sua elegante presenza scenica. Il suo primo lavoro discografico Intimate, realizzato in collaborazione con il pianista e arrangiatore Mauro Schiavone, è un album ricco di suggestioni jazzistiche riportate negli arrangiamenti di brani cult della musica pop (di Joni Mitchell, Massive Attack, Beatles, Sting, Air, James Taylor) e nei 4 inediti, composti dalla stessa vocalist. L'album, distribuito dalla RNC Music ha conquistato la prima posizione della chart–list Pop/Jazz della Corea del Sud ed è stato distribuito in Malesia, Singapore, Giappone, Russia, Romania, Grecia.
Chiara Minaldi ha collezionato varie partecipazioni ad importanti eventi, dall’Euro Bass Day di Verona nel 2010, al Piacenza Jazz 2011, è stata selezionata come miglior talento femminile a Lucca Donna Jazz 2011. Ha duettato con artisti di calibro come Rossana Casale, Fabio Concato, Pippo Matino, ha aperto i concerti di Teresa Salguerio, Mario Venuti, Antonella Ruggero. Nell'ottobre 2016 prende parte alla XII edizione del Premio Bianca d'Aponte con un inedito dal titolo Un'anima, ottenendo un grande successo di critica e pubblico e risultando l'unica artista a vincere due riconoscimenti: Miglior Interpretazione e un contratto con l'etichetta discografica Suoni dall'Italia di Mariella Nava.
Le parole hanno un'anima è il suo nuovo album, un disco acustico, caratterizzato da atmosfere delicate e da suoni caldi e intimi, che, ancora una volta, vede come arrangiatore il pianista Mauro Schiavone, che ha dato ai brani un vestito dal suono acustico e dal colore vintage, mentre la produzione artistica è stata affidata a Riccardo Piparo (TI.PI.CAL.). Il disco ha già ricevuto numerose recensioni positive, di un lavoro maturo, raffinato ed elegante come la voce della stessa Chiara Minaldi.
Chiara, cosa rappresenta per te il canto?
È la più alta forma di espressione, e quando dico la più alta, ne sono molto convinta. La voce è uno strumento che sta dentro di noi e risente di ogni più piccola variazione emotiva. Mi è capitato, anche spesso, di commuovermi durante un'esibizione. A volte le parole, il modo il cui le si pronunciano, il contesto in cui ci si trova, fanno da trampolino di lancio per le più profonde emozioni che abbiamo dentro di noi.
La raffinatezza della tua voce ti permette di spaziare tra vari generi, il pop e il jazz sono le tue radici musicali?
Nasco suonando il pianoforte, quindi musica classica ma mio padre mi faceva ascoltare la musica del suo tempo, quindi il rock anni ’70, ma anche dischi di George Gershwin, grandissimo compositore del jazz.
Nel brano Domani verrà, ricco di tonalità calde e suggestive, canti «che suono avrà il domani… che sogni fra le mani… chi lo sa…. esprimi un desiderio sul futuro», esplori il mistero dell’ignoto. Qual è il tuo desiderio per il futuro?
Il mio desiderio è far conoscere a quante più persone la mia musica. Non aspiro a diventare nessuna star in modo particolare, ho già un trascorso di palchi come teatri e rassegne importanti, che spero continuino negli anni, ho un pubblico che mi segue e questa per me è assolutamente una grande soddisfazione.
Viviamo nel campo delle infinite possibilità dove tutto può accadere, in Vite possibili sono le scelte non fatte che avrebbero, chissà, condotto in altri cammini, come in Sliding doors…
Questa è un'assoluta verità. Mi trovo in questo posto nel mondo perché ho fatto scelte che mi hanno portato ad essere quella che sono. Non mi pento di ciò che ho fatto artisticamente, ma se dovessi tornare indietro, dedicherei alla musica molto più tempo. Io sono anche una biologa che ha praticato la professione per anni, decidendo qualche anno fa di dedicare la mia intera vita solo e soltanto alla musica. Ho lasciato tutto e tutti per voler credere che questa passione potesse diventare anche un lavoro e vivere di questo.
Dal tuo primo album Intimate, intriso di suggestioni jazzistiche, all’ultimo disco acustico Le parole hanno un'anima, caratterizzato da atmosfere raffinate, grazie agli arrangiamenti del pianista Mauro Schiavone, si evince la tua evoluzione e maturità musicale, frutto di un percorso anche interiore?
Sì, certamente, direi un connubio di esperienze, ascolti, di incontri che poi, dentro di me hanno portato a focalizzarmi un po' di più sul cantautorato cantato soprattutto nella nostra lingua.
Sei impegnata nel tuo prossimo progetto Third, spaziando fra il cantautorato italiano e il suono jazzy, curando personalmente gli arrangiamenti. Qual è il messaggio sonoro che vuoi comunicare?
La mia è un'esigenza. Io scrivo ciò che sento, ciò che la vita in questo momento vuole che io dica, non ho mai voluto veramente etichettare la mia musica fra il jazz e il pop o cantautorato, faccio ciò che mi piace, non seguo mode, non seguo tendenze, seguo me stessa e ne sono felice. Forse è proprio questo che vorrei trasmettere alla gente.
Siamo entrambe siciliane, in che modo la nostra musica popolare ha influito sul tuo canto?
Ho ascoltato per anni la musica popolare pensando che fosse troppo grande per interpretarla. Poi ho fatto parte di alcuni progetti che mi hanno portato agli Agricantus, storica band della world music, con i quali sto tutt'ora scoprendo una Chiara sempre in evoluzione che ha voglia di sperimentare con la musica.
L’unica cosa più bella del cantare è cantare ancora.
(Ella Fitzgerald)