La presente disamina è un palindromo, e lo è sin dal titolo. Corre cioè all’indietro, alla ricerca degli elementi fondanti del fenomeno - inteso quale rivista settimanale - “Topolino” in Italia; ma guarda, altresì in avanti, tesa a comprendere a quali nuove dinamiche, tale realtà, dovrà adattarsi.
Il punto di partenza è il personaggio: Topolino. Vale a dire: il personaggio di punta della scuderia Disney nel quale sono condensati e cristallizzati gli elementi fondanti che danno vita non a un semplice roditore tratteggiato a matita bensì a una vera e propria way of life.
Topolino è il personaggio di fantasia per antonomasia. Topolino è uno status symbol. E come tutti i marchi-segni nella sua semplicità d’immagine, nella sua comunicazione diretta, schietta, sottende un intiero universo semantico.
Topolino è un marchio di fabbrica. La forza sta nel monopolizzare l’immaginario collettivo. Facile a dirsi. È come individuare con “Coca Cola” tutto il comparto delle bibite a base di cola. Continuando con la trasposizione, seppur semplicistica, nel campo della Pop Art: per A. Warhol, M. Monroe è la donna (o meglio: la sensualità femminile), Topolino è il fumetto. Per noi tutti F. Sinatra è “The Voice”. Insomma Topolino non è un fumetto, è “il fumetto”. Ma non solo.
Conferendo un approccio semiotico alla disamina è facile comprendere come decostruendo il segno-Topolino avremo in mano quegli stessi frammenti o, più precisamente tasselli, che ricomposti in ordine diverso danno vita sempre a un aspetto dell’universo topoliniano. Da ciò si traggono quegli elementi che irrimediabilmente conducono a una forma primigenia del personaggio. Quel tratteggio primordiale, un po’ naif, evolutosi, cresciuto in struttura, arricchitosi di sostrati.
Morfologia
Nei primi disegni ricorda molto più direttamente un topo, poi le sue forme si ammorbidiscono, quasi a voler fuggire dal mondo animale.
Abbigliamento
Topolino nasce a torso nudo, sarà poi la società a cucirgli addosso una t-shirt, possibilmente sempre la stessa (affinché sia sempre identico nella mente del “consumatore”).
Linguaggio
Dal primo Topolino Pocket del1949 ad oggi ne sono cambiate di cose. Prima Topolino parlava la lingua di coloro i quali “gli” scrivevano le storie poi, “ha preteso” un “suo” linguaggio (un topo-linguaggio, col quale descrivere non più il Nostro, ma il Suo mondo. Vi è quindi il distacco dalla morale perbenista, più che mai in auge in quel momento storico, come anche riscontrabile in altri strumenti ludico-didattici: si pensi ai corto/mediometraggi dei F.lli Pagot). Linguaggio che è appunto divenuto un idioma vero e proprio che, col passare degli anni, ha subito e subisce tuttora modifiche e influenze.
I luoghi
Per quanto riguarda i luoghi, anche in questo caso siamo in presenza di un’eccellenza: Topolino non ha prossemica, è prossemica, in quanto luogo; tutto è ad hoc, esclusivo; e soprattutto, a ciascuno il suo; infatti, in quasi ogni parte del mondo vi è una “varietà” del fumetto “Topolino” adattata alla differente cultura. Tornando all’Italia è il caso di dire “Come te nessuno mai!” (Esperienze similari in Italia, afferenti alla medesima categoria ce ne sono state ma con risvolti totalmente differenti: Tiramolla, Geppo; o appartenenti ad un segmento diverso: Diabolik, Tex).
Ponendo nuovamente il focus sul personaggio, possiamo tranquillamente asserire che, superata la fase che potremmo definire “dell’ingenuità”, nella quale seguivamo il nostro eroe alle prese con grandi scoperte che, quasi condivideva con noi, Topolino, non più Candide, ormai edotto, diventava pedagogo (vedasi “Le parodie”, storie nel corso delle quali i personaggi Disney rivivevano i grandi romanzi letterari). Inizialmente la rivista aveva un taglio “generalista” (compariva nel format settimanale o tutt’al più nelle raccolte di storie già edite, quali: “I Grandi Classici”, “Paperino Mese”), poi “specialistico” (Topo Detective = romanzo giallo) e man mano è penetrato sempre di più anche nella quotidianità: gadget; attività collaterali (clubs, gare sportive, parchi divertimento).
Ma l’evoluzione continua. In un’ottica di web 2.0, ad esempio. Oggi, infatti, si vuole essere sempre protagonisti e, sembra quasi, si debba esserlo illudendosi di diventare Homo creator, di crear-si. Per quanto concerne Topolino col format “Topolino Gold” in rete si chiede di creare, costruire da soli la propria rivista o, meglio, la propria “selezione oro”, scegliendo le storie che si preferiscono. Potrebbe essere, quindi, molto vicino il giorno in cui si chiederà al lettore di continuare a scrivere la storia che sta leggendo. Gianni Rodari, precorrendo i tempi, disse/scrisse: «Adesso continua tu…».