Parlando quotidianamente con persone da ogni parte del mondo salta agli occhi un tratto comune piuttosto sconcertante, dal mio punto di vista. Chi più, chi meno, non ne sa assolutamente niente di Platone. Ormai le giovani generazioni non lo conoscono più. Ovviamente con lui se ne vanno tutti i preplatonici, per non parlare di Aristotele, Parmenide, Eraclito, Avicenna, Averroè… un branco di sconosciuti. Certo il loro modello comunicativo mal si adatta a Instagram, Facebook, Twitter e compagnia bella perché appartengono ad un'era in cui scrivere costava tanta fatica ed era un delitto sprecare il sacro lavoro della scrittura. Del resto, gli scribi egizi erano una casta. Così anche il lavoro fatto semplicemente per copiare e farci arrivare i testi originali dei maestri, è stato lungo e difficile. Ovviamente abbiamo preferito cacarci sopra, relegandoli a roba difficile, progressivamente inaridendoli fino a farli scomparire dalle aule, dalle coscienze, dalla memoria. È chiaro che i giovani faticano a trovare ispirazione.
Di sicuro Platone e soci non avrebbero avuto tempo da perdere sui social, proprio perché ne avrebbero colto subito l'idiozia di fondo: sfruttare la naturale diffidenza degli umani per il nuovo, diverso ed estraneo, costruendo un sistema computerizzato che fornisca un illusorio senso di sicurezza, così l'individuo "condivide" sui social la sua vita (sempre più finta, sempre più sola), divenendo sempre più anti-social nella vita reale: abbiamo sempre meno amici, sempre meno relazioni significative. Se non sei youtuber non esisti. E il livello di falsità di questi ultimi è arrivato ben oltre il limite.
Ciò nonostante ci sono dei deficienti come me che ci provano, che non si danno per vinti, che vogliono ancora parlare della filosofia come fonte di ispirazione per una vita più piena, ricca, valevole d'esser vissuta.
Platone è un nome restituitoci dall'antichità della Grecia classica. A questo nome si presuppone sia da associarsi un vero essere umano, nato nel 428 a.C. Per quello che fino ad ora hanno potuto ricostruire gli storici, i suoi genitori erano ricchi e gli hanno risolto il problema del sostentamento. Per questo ha deciso di dedicare la vita alla filosofia. Molte informazioni biografiche sono recuperabili nella sua opera.
Il suo pensiero è universalmente riconosciuto come pilastro della grecità classica, quindi della filosofia occidentale. Si estrinseca attraverso una serie di testi pervenutici in forma dialogica: sono i famosi Dialoghi, il cui protagonista principale è Socrate, via via interloquente con un differente discepolo o gruppo di discepoli. Esattamente come Cristo anche Socrate non ha lasciato nulla scritto di suo pugno. Da qui la vecchia massima per cui Platone è Socrate e Socrate è Platone.
Come tutti i filosofi in evoluzione, la struttura del pensiero dell'autore, o degli autori, si ricostruisce evincendola attraverso varie opere. Quelle capitali, cariche di struttura, sono universalmente riconosciute in Fedro, Repubblica, Timeo.
Fedro dialoga con Socrate. Il tema è l'amore. La data del dialogo è individuabile attorno al 370 a.C. Il testo si divide in tre aree principali che sviluppano il ragionamento o discorso (in greco lògos) attorno a questo tema, uno dei più sentiti dall'essere umano perché veicolo di energie forti e potenza generatrice, Platone individua la via spirituale collegandosi a quello che lui chiama il mondo delle idee. Quindi parlando d'amore individua la meccanica per cui l'anima s'incarna, descrivendo attraverso il mito (una favoletta allegorica) la complessità dell'anima come un auriga, al comando di una biga, (il carro biposto leggero già visto nel Gladiatore di Ridley Scott, ad esempio). Detta biga è trainata da due cavalli: l'uno bianco, l'altro nero.
Nei giri che il carro compie nel mondo Iperuranio, quindi al di là del cielo terrestre, il compito dell'auriga è quello di guidare naturalmente il carro a girare intorno al divino nell’Iperuranio, elemento naturale del cavallo bianco. Il cavallo nero per contro è molto più forte di entrambi gli altri due membri. La sua volontà è tirare verso il basso, verso la terra nel reame dell'incarnazione, l'intera biga. Quando l'Auriga non ce la fa più a tenerlo, avviene l'incarnazione.
Se ne ricava che l'anima è eterna e naturalmente vive nell'Iperuranio. Ma quando deve sperimentare qualcosa in più nel suo cammino evolutivo, allora ha bisogno di immergersi nella molteplicità dell'incarnazione, per fare quell'esperienza necessaria affinché il ritorno all'Uno sia più profittevole.
Da questo mito si ricava anche il primo caposaldo platonico, la struttura dell'anima. L'auriga è l'anima razionale: si trova nella nostra testa ed è naturalmente dedita al comando.
Il cavallo bianco è l'anima irascibile, si trova nel torace gruppo cuore-polmoni. In realtà la definizione è ambigua perché questa parte è quella da educare. Trovandosi nel mezzo, può "allearsi" con l'anima razionale e con quella più bassa, che vediamo sotto. La sua naturale inclinazione è allearsi con quella razionale per controbilanciare, meglio temperare l'azione dell'anima più bassa.
Quest'ultima si chiama concupiscibile, parolaccia per indicare gli istinti. Situata nel basso ventre, sotto il diaframma, è responsabile di quegli stimoli che ci garantiscono la sopravvivenza (fame, sete, sonno, bisogno di riparo…), e la riproduzione attraverso il sesso. La principale differenza col cattolicesimo è che questo pezzo dell'anima non è da censurare dietro l'ambigua e pericolosa nozione di peccato, bensì è considerata necessaria alla completezza dell'essere umano. L'obiettivo costante, infatti, della collaborazione tra auriga e cavallo bianco è quello di temperare l'azione del cavallo nero perché non prenda il sopravvento.
Quando il cavallo nero governa, allora i guai non tardano ad arrivare. L'anima concupiscibile si gonfia, insuperbisce ed ardisce prendere il comando dell'interiorità. Ma il suo destino non è comandare, bensì l'opposto essere comandata cioè temperata. Quindi se il cavallo nero comanda siamo nell'ingiustizia interiore perfetta. E da una situazione d'ingiustizia dentro, non può che nascere ingiustizia all'esterno.
Chiarita in sintesi la struttura dell'anima, si capisce molto meglio il gioco straordinario della Repubblica, l'opera che amplia la speculazione alla creazione di una città ideale. Si chiama Kallìpolis, cioè "La città bella", pensata per essere costruita come specchio delle tre parti dell'anima. Non a caso ho detto pensata: infatti la sua esistenza è completamente ideale. Quello che si cerca di creare è un prototipo, un modello che aiuti concretamente a ripensare la città contemporanea, quale che sia l’era di riferimento. Dal basso: gli artigiani riflettono l'anima concupiscibile, i soldati l'anima irascibile, i filosofi quella razionale.
Se ne ricava che il governo della città sia da lasciare ai filosofi. Questi sono rappresentati come un gruppo di umani selezionati tra quelli che certo ricercano la saggezza, ma anche l'equilibrio perfetto controbilanciando lo studio con l'attività fisica. La loro giornata è scandita dal continuo impegno per la comunità, una vita al servizio. La vera essenza della Politica, che significa "fare la città", non "rubare a più non posso" come leggiamo quotidianamente nei curricula dei nostri parlamentari.
Particolare attenzione è da dedicare all'ultimo mito della Repubblica. Sarebbe troppo lungo qui riassumerlo: invito tutti a leggerlo, si chiama mito di Er. Basti ricordare che è la base d’ispirazione per la Divina Commedia, ammesso che ancora qualcuno sappia cosa sia e chi l’abbia scritta.
Chiudo questa breve carrellata con il Timeo, l’opera della maturità platonica, che doveva terminare nell’incompleto Crizia. Il discorso si allarga alla creazione dell’universo e del nostro mondo ivi contenuto. Grande attenzione viene riservata ai fenomeni fisici. La forma del dialogo cede il passo ad un lungo monologo. Questo è il luogo in cui vengono creati i famosi solidi platonici, disegnati da Leonardo da Vinci in persona per il De Divina Proportione di Luca Pacioli, redatto sugli insegnamenti di Piero della Francesca. Da notare che i solidi non sono una speculazione pura, ma il tentativo di creare un modello molecolare per gli elementi naturali acqua (icosaedro), aria (piramide), fuoco (doppia piramide con stessa base), terra (cubo), spirito (dodecaedro regolare). Se ne descrivono anche le dinamiche. Ancora oggi diverse persone usano questo dialogo come una vera e propria bibbia.
Invito tutti a recuperare la lettura di Platone: oggi più che mai c’è bisogno di ritrovare una base di verità perché l’abuso della tecnologia ci sta intrappolando nel mondo virtuale dell’inesistente, popolato di enti inesistenti che simulano il comportamento umano per venderci qualcosa, o chirurgicamente chiuderci in abissi di disperazione. La Kallipolis e la consapevolezza dell’anima, la connessione con gli altri e l’amore: questo è ciò che ogni essere umano realmente cerca in questa incarnazione.