Celentano è sicuramente un grande cantante. Ma definirlo soltanto così sarebbe riduttivo, dato che ha dimostrato di possedere una personalità artistica che esula dalla semplice attività canora, mettendo in luce le sue qualità di autore, di attore, di regista e perfino di presentatore televisivo. Insomma, un artista davvero a tutto tondo. Inoltre egli ha tutti i requisiti per essere considerato un profeta: un profeta un po’ sbruffone e canterino, ma pur sempre un profeta. In primo luogo lui è convinto di esserlo. Ma questo, da solo, ovviamente non basta. Altrimenti il mondo sarebbe pieno di profeti. Invece quelli autentici, come lui, sono davvero pochi. Dei profeti, poi, l’Adriano nazionale ha il coraggio di andare controcorrente e di dire ciò che sente e non, come certi falsi profeti, ciò che la gente vuol sentire. In terzo luogo “Il Molleggiato” è un artista vero: egli ha quella sensibilità d’animo senza la quale non esistono né profeti né profezie. Last but not least, Celentano ha l’animo del fustigatore. Andiamo a leggere la Bibbia: da Elia, a Geremia, da Daniele a Isaia, da Sofonia a Giovanni Battista, tutti i profeti dell’Antico e del Nuovo Testamento, richiamavano i potenti alla sobrietà, alla penitenza, al sacrificio, al rispetto di Dio.
La sua vena profetica è proprio iscritta nel suo DNA artistico: non si scrivono e non si cantano canzoni come Il ragazzo della via Gluck se non si possiede un animo profetico. E anche il long playing Il forestiero, che è di qualche anno dopo, è zeppo di ispirazioni religiose e profetiche, a cominciare dal brano che dà il titolo all’ellepì, dove Celentano canta l’incontro di Gesù, al pozzo di Sicar, con la Samaritana, uno dei brani caratteristici del Vangelo di San Giovanni. Eppure il Celentano profeta emerge con prepotente vitalità e con autentica ispirazione quando si ritrova davanti un microfono e una telecamera che lo collegano con l’Italia che assiste davanti ai piccoli schermi a quelle celebrazioni quotidiane che incidono veramente e nel profondo nella cultura popolare italiana.
Celentano in TV è stato un fenomeno senza precedenti, grazie al suo carisma e alla sua indubbia personalità artistica. Il suo primo grande programma di successo è stato Fantastico nel 1987. Ritorna in televisione nel 1999 con uno show tutto suo dal titolo Francamente me ne infischio. Torna a condurre un programma televisivo nel 2005 sempre alla Rai. Il suo titolo è Rockpolitick. Come d'abitudine pretende dalla Rai "carta bianca" sui testi e sull'intero progetto. Il 26 novembre 2007, sempre alla Rai Celentano torna in diretta con uno spettacolo in prima serata dal titolo La situazione di mia sorella non è buona, dove per "sorella" intende il pianeta Terra. Il programma è stato visto da 9 200 000 con picchi di 11 milioni di spettatori. Dal piccolo schermo sono partite le invettive più accorate e veementi del profeta Celentano: sulla caccia, sulla politica, sull’ambiente, sull’inquinamento, sulla moda, sulla vita e anche sulla morte.
Non sono mancati nella carriera televisiva di Adriano gli eccessi verbali e le polemiche. Se fosse stato un profeta biblico lo avrebbero gettato in un pozzo, oppure lo avrebbero decapitato, pur di tappargli la bocca. Se la televisione non fosse stata un mezzo di cui il potere si è servita, e ancora si serve per orientare le masse nella direzione desiderata, gli avrebbero sicuramente chiuso i microfoni e oscurato le telecamere. Ma il Molleggiato si è servito dello stesso strumento di potere per diffondere i suoi sermoni. Anche in questo è stato geniale. Altrimenti sarebbe stato anche lui una voce che grida nel deserto. E poi, in fondo, il Celentano televisivo non ha mai veramente attentato al potere. Il suo spirito rivoluzionario e profetico ha un carattere riformista e non violento; e, soprattutto, non ha mai assunto una netta colorazione politica, a parte quella volta in cui si è espresso favorevolmente per il referendum sulla caccia. Per quella vicenda subì perfino un processo, anche se alla fine venne assolto e svicolò alla grande dichiarando di essere “il re degli ignoranti”, uno dei soprannomi che gli è rimasto appiccicato addosso. Celeberrima anche l’invettiva che nel 2012 l’oppose ai Paolini (gli editori del settimanale Famiglia Cristiana).
Valutando la storia artistica e personale di Adriano Celentano, son portato a pensare che, mentre dal palco di Sanremo se la prendeva con il famoso settimanale cattolico, il Molleggiato avesse in mente quel bellissimo brano dei Vangeli dove Gesù, poco prima di essere catturato e condannato a morte, scacciava i mercanti dal Tempio di Gerusalemme, prendendoli a frustate ed apostrofandoli con male parole. Probabilmente in questa circostanza Adriano Celentano ha ecceduto, forse interpretando troppo vivacemente il suo ruolo di profeta new wave. Come quella volta che definì deficiente un famoso critico del Corriere della Sera (per quella vicenda Celentano fu condannato in tribunale a risarcire il critico vilipeso con 30.000 euro). Piccole macchie nella sua lunga carriera che però non tolgono niente alla caratura di un artista notevole. Dio i profeti li sceglie sin da quando riposano nel seno materno. Che piaccia o no ai farisei di oggi, come non piaceva a quelli di ieri.
Naturalmente essendo un cantante, le sue profezie vengono diffuse anche con le sue canzoni. E non soltanto con le canzonette, se è vero com’è vero che Adriano Celentano si è messo da subito in mostra anche nel cinema. Dalla fine degli anni Cinquanta all'inizio degli anni Novanta, infatti, il Molleggiato ha recitato in più di quaranta film, da Il bisbetico domato a Lui è peggio di me, passando per Bingo Bongo, Il burbero e Innamorato pazzo. Da I ragazzi del juke-box del 1959 a Jackpot del 1992, Celentano ha preso parte anche a molti lungometraggi, lavorando con registi del calibro di Fellini, Corbucci, Germi, Lattuada, Festa Campanile e Dario Argento. Ha collaborato infine con Castellano e Pipolo, per i quali ha recitato in nove commedie. Con il suo fare da sbruffone irriverente, Adriano ha conquistato in pieno il pubblico italiano.
Tornando all’attività principale dell’Adriano nazionale, premetto che è davvero impossibile elencare tutta la sua discografia. Io cercherò di dare un’idea generale, ricordando i suoi successi più importanti e più famosi. Il suo primo grande successo come cantante è stato un brano rivoluzionario del 1959: Il tuo bacio è come un rock. Celentano bissò il successo nel 1961 con una canzone controcorrente: Ventiquattromila baci che si guadagnò un bel secondo posto al festival di Sanremo di quell’anno. Celentano poi ha scritto per l’Italia il primo grande manifesto ecologico del secolo scorso, come ho già avuto modo di accennare. Era il 1966 e il brano si chiamava e si chiama Il ragazzo della via Gluck, (seguito nel 1972 da un altro capolavoro Un albero di trenta piani). Nel 1967, tra i tanti, due successi: Siamo la coppia più bella del mondo e, in piena rivoluzione sociale, ha il coraggio di andare contro la musica beat e soprattutto contro l’uso e il consumo delle droghe (Tre passi in avanti).
Nel 1968 ancora due successi evergreen: Azzurro di Paolo Conte e Una carezza in un pugno. A Sanremo c’è tornato nel 1970 con il brano Chi non lavora non fa l’amore. Il brano fu presentato al Festival di Sanremo 1970 da Celentano in abbinamento con la moglie Claudia Mori, risultando vincitore della kermesse canora più importante d’Italia. Sono autori della canzone lo stesso Celentano, Nando de Luca, Luciano Beretta e Miki Del Prete. Con questa canzone, una ballata di protesta contro gli scioperi, in pieno autunno caldo, Celentano viene definito qualunquista, fascista e reazionario. Ma si sa, i profeti sono abituati a essere criticati. E invece di offendersi il nostro va avanti imperterrito. Dopo il Festival il singolo vende quasi un milione di copie arrivando nelle prime posizioni in Italia e anche all’estero. Celentano dichiarerà: «Non credevo che avrei vinto, ma ero certo che avrei venduto un milione di dischi». Profeta e sbruffone, per l’appunto.
Devo confessare che dopo i primi anni settanta non ho più seguito da vicino il grande Adriano, anche se ho continuato ad amare tutte, o quasi, le sue vecchie canzoni e alcune delle sue nuove. E continuo comunque a considerarlo un grande artista. Dopo i successi del 1971 (tra cui anche il film Er più), Celentano si mette in mostra con un brano, che ha portato molti a qualificare Adriano come il primo e vero rapper mondiale ante litteram. La canzone ha un titolo quasi impronunciabile Prisencolinensinanciusol ed è del 1972. Il biennio 73-74 scorre via tranquillo, ma nel 1975 Adriano ritorna alla grande sugli schermi, interpretando il film Yuppi du, di cui scrive la colonna sonora ed è regista, montatore e un sacco di altre cose. Il film, oltre ad essere un grande successo, riceve tanti elogi anche dalla critica e viene proiettato perfino al Festival di Cannes. Nel 1976 torna ai temi di critica sociale e contro il progresso con l’Album Svalutation.
Il 1977 è l'anno del ritorno ai concerti, dopo sei anni, per sette date negli stadi. È davvero impossibile elencare tutti i successi canori di Adriano Celentano. Vale la pena però di elencarne i più importanti: Ti avrò, Soli e Il tempo se ne va del triennio 78-80 (gli ultimi due successi sono firmati da Toto Cutugno). Nel 1980 rilascia un'intervista in cui dichiara di essere diventato cattolico praticante all'età di vent'anni, di essere ambientalista e animalista. Gli anni Ottanta lo vedono più impegnato nel cinema che nella scena musicale (anche se non smette mai del tutto le incisioni; nel 1984 incide infatti un grande successo dal titolo Susanna). Anche negli anni Novanta prosegue la sua attività in televisione, pur senza trascurare la sua attività di cantante (il 27 settembre 1995 Celentano effettua un concerto a Lourdes e nel 1997 si esibisce davanti al pontefice Giovanni Paolo II). Nel 1998, mentre prepara il suo ritorno in televisione, pubblica un disco con la cantante Mina che otterrà un successo strepitoso con 1 600 000 copie vendute. L'anno dopo, realizza un disco altrettanto fortunato (oltre 2 000 000 di copie) Io non so parlar d’amore è considerato da molti l'album della sua rinascita artistica come cantante. Nel 2000 pubblica un altro album dal titolo Esco di rado e parlo ancora meno che è stato un altro grande successo (1 800 000 copie) con canzoni scritte da Ivano Fossati e dallo stesso Celentano. Il singolo di lancio è Per averti. Nel 2002 pubblica il terzo album consecutivo con Mogol e Gianni Bella che arriverà a vendere quasi un milione di copie e che s’intitola Per Sempre. Vengono estratti tre singoli (Confessa, Mi fa male e Per sempre) che restano in classifica per molto tempo. Nel 2004 pubblica il nuovo album sempre con canzoni di Mogol e Gianni Bella dal titolo C’è sempre un motivo. Anche nel 2008 e nel 2011 sono usciti due nuovi album. Qualcuno ha scritto che la carriera discografica di Adriano Celentano potrebbe essersi chiusa nel 2011, quando ha pubblicato l'album Facciamo Finta che sia vero.
Io non lo so se sia vero. So che l’uomo ha compiuto 85 anni a gennaio di quest’anno (2023). So anche che ha registrato dei nuovi brani, in questi ultimi dodici anni. Chissà se saranno sufficienti a comporre un nuovo album. Ma se anche la sua attività si fermasse davvero qui, possiamo affermare che Celentano ha lasciato un’impronta indelebile nella scena artistica italiana. Verrà ricordato per sempre come un grande cantante, questo è sicuro. Ma se mai qualcuno compilasse un’Antologia dei nuovi profeti, un posto per Adriano ci sarebbe di sicuro anche lì.