“Sono le carrozzerie delle automobili, Massimo. Sono quelle che mi preoccupano. A lei no?”. “Ah, se intende dire che ha paura di lasciare la macchina posteggiata fuori coi tempi che corrono… Sì, condivido. Mi hanno strisciato l’auto almeno un paio di volte con un temperino quei delinq… ”. “No no, non parlo di questo, Massimo”. “Allora non capisco, signor Giordani”. “Le carrozzerie delle automobili coprono. Nascondono. E’ questo che mi preoccupa”.
Massimo è un uomo piuttosto massiccio. Un tempo non lo era e non è contento, per la verità, che una parola come “massiccio” negli ultimi due, tre anni gli si addica tanto. In particolare non è soddisfatto del collo. Gli si è ingrossato. Dev’essere stato l’andare in palestra. E anche Barbara, la sua cucina. A volte Barbara lo abbraccia, lui ha i capelli tagliati a spazzola, lei gli passa una mano sulla testa e gli dice che potrebbe usargliela per aprirci noci di cocco. Lui non è contento quando la sente parlare così. A parte il collo, sa di essere passato dai sessantaquattro agli ottantanove chilogrammi negli ultimi quattro anni – e non solo, come vorrebbe raccontarsi, perché sta mettendo su massa muscolare sollevando pesi in palestra. La circonferenza del collo gli si è allargata, e il collo gli si è come accorciato, è quasi incollato alle spalle. A Barbara piace, deve darle un senso di sicurezza, Massimo però odia questa forma fisica che ha preso.
Massimo è giovane, sui trentaquattro. Lavora alla Concessionaria Maretti&Cobrelli da quando ha ventiquattro anni. Ha trovato lavoro perché era amico d’infanzia del figlio di uno dei soci della concessionaria. Erano amici fraterni, hanno sempre parlato di automobili. Luca ha trovato un posto a Massimo e quest’anno Massimo è al suo decimo anno. Ha venduto molte automobili dal 2003. Ha esperienza. Vendere oggetti dopo un po’ ti fa venire esperienza anche con le persone. Luca ama dire in modo un po’ sinistro: “Quando vendi un oggetto stai comperando un’anima…”. E l’uomo che sta davanti a Massimo in questo momento, il signor Giordani, gli sembra un po’ diverso dalle altre persone. Se quell’uomo ha un’anima è qualcosa di caustico. Gli arriva a zaffate velenose. Sono in piedi davanti alla BMW 640 Gran Coupé e quello gli ha tirato fuori questo strano discorso sulle carrozzerie delle automobili. E la sua faccia. Non è che gli piaccia gran che. Sembra a posto, in ordine.
Ma il signor Giordani sembra non essersi fatto bene la barba questa mattina. Una riga rossa gli attraversa il mento. Un’altra riga, della stessa natura, la guancia destra. Forse è abituato a radersi col rasoio elettrico, e con quello normale è maldestro. Gli si è rotto l’elettrico, ha dovuto usare quello normale. Però Massimo ha notato che il signor Giordani non riesce a smettere di giocare col cellulare che ha in tasca. Dunque è un tipo nervoso. Molto. Forse, e questo è anche peggio, il signor Giordani è solo nervoso negli ultimi tempi. E’ innervosito, da qualcosa. Può darsi che fosse innervosito anche questa mattina, al risveglio, col rasoio appoggiato sulla guancia. Del resto, l’automobile che l’uomo sembra intenzionato ad acquistare, la BMW 640 Gran Coupé, comporta ottantamila euro di spesa. Forse è questo a innervosirlo. Inoltre la giornata scelta dal signor Giordani per presentarsi alla Concessionaria Maretti&Cobrelli è torrida. E’ ancora estate, il 3 di settembre. La fronte di entrambi sgocciola. Lo sparato azzurro del completo del signor Giordani è madido. Lo stesso è per la maglietta di cotone di Massimo. E’ elegante, stirata, ma quelle chiazze scure la rovinano. La BMW all’interno sembra un forno.
“Perché non pensare a modelli di automobili con carrozzerie trasparenti?” dice il signor Giordani quando entrano dentro. Nessuno dei due chiude le portiere. Lasciano che l’aria di fuori cacci via quella dentro. Il signor Giordani è al volante. Vuole guidarla lui. Ha detto di essere certo di voler acquistare questa. Massimo gli ha creduto. Spera solo, adesso, che quel tipo non sia maldestro col volante tanto quanto lo è col rasoio.
“In tanti anni, dieci, è la prima volta che sento una proposta come questa” gli risponde Massimo. Ha un sorriso sul volto, ma il tono che usa per pronunciare la sua risposta è neutro. “Sì, perché voialtri prendete le cose come agrumi, vi limitate a spremerle, e ci incassate assegni” dice il signor Giordani. Chiude la portiera dell’auto. Massimo lo imita. Giordani accende la BMW. Il motore è quasi un ronzio. Parte subito. Quasi non si sente. “Quasi non si sente” dice l’uomo. “Sì, e provi il cambio. E’ morbidissimo. Con questa va sul velluto, non sull’asfalto” fa notare Massimo. “Sì, ma pur sempre asfalto rimane, il problema è questo”.
Il signor Giordani posa la mano sulla manopola del cambio. E’ una mano grassoccia, la pelle è bianchiccia, le dita tozze, rigonfie. A un dito c’è un anello d’argento con uno stemma scuro. Costellazioni di peli neri si dispongono sul dorso della mano e altri peli più lunghi, grossi spuntano dal polsino della camicia. Il signor Giordani ingrana la prima, punta verso il cancello aperto, e ci passa attraverso. No, pensa Massimo, il signor Giordani non è maldestro, con le automobili. Sa come prenderle. Indubbiamente. “Che lavoro fa, signor Giordani?” chiede Massimo. “No, aspetti. E’ meglio che parliamo ancora un poco di quest’altro aspetto delle carrozzerie. Lei è giovane. Sa quanti anni ho io? Ne ho cinquantasette. Devo cominciare, non le sembra?”
Cominciare con che cosa? Massimo si rende conto che il signor Giordani sta un po’ farneticando. Ma lui ha la testa pesante, e la sua capacità di comprensione, concentrazione non è stata mai tra le migliori. Per questo ha lasciato la scuola, non ha fatto l’università. Ha cominciato a vent’anni con un’officina meccanica, poi ha trovato lavoro alla Concessionaria – grazie a Luca Cobrelli. Non guarda nemmeno la televisione, ormai. Gli viene sonno. Non riesce a seguirli, i discorsi in Tv. E’ gravato dal lavoro. La sera arriva stanco, dorme. Nei fine settimana, per lo più, dorme. Altrimenti va in collina, qualcosa di vicino, un ristorante, un prato. Lui e Barbara non hanno bisogno di molto. Anche a Barbara piace stare vicino, non stancarsi troppo. Barbara lavora in ospedale. Fa l’infermiera. Figuriamoci. Nei fine settimana è messa anche peggio di Massimo. Certo, Massimo ha la testa pesante, in questo momento, anche perché sono le sei e ventuno di sera. Intorno alle cinque, di solito, Massimo prende a sentire indolenzimenti alla base del collo (quello largo, massiccio) e la testa gli si appesantisce. Sente la testa pesante, sempre più spesso, come avere un macigno posato sul cranio. La sua mente si accende solo quando è il momento di vendere automobili. Quello, Massimo, lo sa fare, sì. La testa gli torna leggera. Perciò, ora, nella BMW, non è proprio in grado, Massimo, di stabilire se il signor Giordani abbia detto con che cosa o con chi o che cosa debba incominciare.
“Dunque, le dicevo, le carrozzerie. Dovrebbero essere trasparenti”. “Abbiamo prodotti per quello. Tengono pulite le carrozzerie, sono specchi, quasi ci vedi attraverso” dice Massimo. Adesso la BMW è sulla strada. Giordani è in terza. Sta procedendo ai quaranta, cinquanta all’ora. Ha una guida decisa e allo stesso tempo tranquilla. Certo non si attaglia con i pensieri che Massimo ha fatto poco fa sullo stato dei nervi dell’uomo. C’è un cielo azzurro, con nastri di nuvole bianche e argento. I campi marroni e verdi, e le colline. Si trovano a Tortona, in provincia di Alessandria. Piemonte. Ci sono colline intorno. Loro stanno andando verso un paesino che si chiama Viguzzolo. Il signor Giordani sembra molto sicuro, con un volante. Sì. Indubbiamente. Questo a Massimo piace. Il signor Giordani riacquista qualche punto.
Gli dice: “Abbiamo prodotti per le gocce di resina. Lo chanteclair per la calce. Polish per le macchie di Diesel, quando, sa?, fa il pieno, e toglie la pistola dal serbatoio, e quella sgocciola sulla carrozzeria. Delle volte capita, è fastidioso. Ci sono poi due autolavaggio, qui, che di solito consigl…” “Scusi, Massimo, ma di che parla?”. “Dico, se vuole una carrozzeria pulita, per questo le dicev…”. “No no no – il signor Giordani si mette a ridere, Massimo vorrebbe il motore della BMW più rumoroso, non sentirebbe quella risata, gli fa increspare la pelle, sulle braccia, alla base del collo – Mi sembrava avesse già capito di che cosa stessi parlando… Quando dico “carrozzeria trasparente” intendo alla lettera”. “No, questa mi è nuova” dice Massimo. Lo dice e spazientito.
“Lo so che è nuova. O forse non lo è. Ma di sicuro in giro non si sente. Del resto, ho sentito anche di automobili che vanno ad acqua. Niente benzina. Acqua”. “Oh, quella è fantascienza…”. “Forse. Ma, senta qua, Massimo – Giordani adesso è in quinta, procede tra i cinquanta e i sessanta, sembra avere una guida molta cauta, ma è sciolto – Una volta ho visto un mio superiore in ufficio, l’ho visto bene. Ha portato l’auto in un parcheggio, senza farsi vedere. E io l’ho visto, non le dico come, ma l’ho visto. Ha preso una bottiglia da un litro d’acqua. L’ho visto, davvero. Ha svitato il tappo del bocchettone del serbatoio, quello dove ci va benzina o Diesel, e ci ha vuotato la bottiglia dentro”. Bene. Il signor Giordani è pazzo. Questo è il pensiero di Massimo. Si consola pensando che guida bene. Cioè, di sicuro non finiranno fuori strada. Sempre che quell’uomo non decida di farcelo finire lui. Il signor Giordani ha pochi capelli in testa. Sono bianchi. Scapigliati. Come se qualcuno gli avesse appiccicato una stella marina sulla nuca. La carne del volto è percorsa da righe e rughe, difficile capire quali siano cicatrici, quali grinze o solo screpolature. Gli occhi del signor Giordani sono strettissimi, cisposi. Sembrano quieti. Sono gli occhi di una talpa. Non ha proprio l’aspetto di un signore andato di testa. Però, quei discorsi che sta facendo… Massimo cerca di non dargli torto.
“Ah sì? Lo ha visto?” “Sì che l’ho visto. Non le dico come, però l’ho visto. Preso in castagna, come si dice. E, guardi, Massimo, è impossibile che mi sbagli, perché proprio cinque minuti più tardi ho chiesto al mio superiore un sorso d’acqua dalla stessa bottiglia che gli ho visto svuotare nel serbatoio. Ne era rimasta giusto ancora un sorso. Lui me l’ha passata, era rimasta sul sedile accanto al suo, e io ho bevuto: acqua. Era acqua. Nessun dubbio su questo. Io lo so, c’è un elite che sa ma non dice. Sa ma non dice. E questo, in qualche modo, riguarda anche le carrozzerie trasparenti”. Di nuovo. Massimo rimane in silenzio. Si è dimenticato anche il cellulare. E’ chiuso nella BMW, e non riesce nemmeno a interrompere l’uomo, a riprendere in mano la conversazione. Ha già illustrato tutto quanto aveva da illustrare al signor Giordani prima di salire in macchina. Forse potrebbe parlargli del motore. Forse potrebbe…
“Sa – gli dice il signor Giordani – l’idea mi è venuta, perché io sono un appassionato di film coi gangster. Ha presente?”. “Forse dobbiamo tornare alla Concessionaria” dice Massimo. Adesso stanno attraversando Viguzzolo. Subito all’ingresso del paesino li accoglie un filare d’alberi – Massimo crede che ci siano aceri, faggi e lecci. C’è il bar e una colata di cemento che fa da piazzetta – la pavimentazione è un disastro per le sospensioni dei veicoli. Ci sono fioriere situate qua e là sulla strada. La BMW ci mette grosso modo un istante a lasciarsi alle spalle il centro del paese che farà in tutto non più di cinquemila anime – molte delle quali, pensa Massimo ricordandosi delle parole di Luca, sono state acquistate dalla Concessionaria Maretti&Cobrelli con il semplice atto di vendita di un’automobile. Massimo e il signor Giordani procedono ora verso Castellar Guidobono. La BMW tiene i suoi cinquanta all’ora. Giordani non sembra un folle, col volante in mano. Sono solo le sue chiacchiere. Massimo non vuole starlo a sentire, però. Anche perché ha paura di contraddirlo e se lo contraddice addio ottantamila euro. In ogni caso, per questo gli ha chiesto di tornare indietro. Di solito per la guida di prova del veicolo non ha problemi a lasciare che il cliente si spinga fino a Castellar Guidobono e poi oltre fino a Salice Terme. Tuttavia questa volta non gli sembra il caso. E’ meglio rientrare.
“Sì, certo – risponde Giordani senza nulla in contrario – Cerco uno spiazzo e faccio inversione”. “No, guardi, prenda qui” dice Massimo. Cerco uno spiazzo! Chissà dove lo va a cercare quello, lo spiazzo! A Varzi. A Vigevano. A Pavia. In un lampo Massimo pensa che Giordani non lo farà più smontare dall’auto, cercherà un muro di mattoni e ci si andrà a schiantare contro. Dai discorsi che fa potrebbe essere il tipo. E pensare che è stato buono per un’ora e mezza circa mentre Massimo lo imboniva raccontandogli le caratteristiche e le qualità della Gran Coupé senza tralasciare di descrivergli qualche difetto che a ben vedere, però, quasi rappresentava un pregio e tacendo naturalmente i difetti che erano solo difetti. Per fortuna, ubbidiente, il signor Giordani gira il volante nella via che Massimo gli ha appena indicato.Massimo tira un sospiro. Vorrebbe una sigaretta. “Adesso risaliamo per Viguzzolo, così torniamo indietro”. “Sì, certo. Ha una guida molto fluida, questa bara su quattro ruote”.
Testo tratto dal numero 69 del trimestrale Atelier, diretto da Andrea Temporelli e dalla rivista Letteratura Horror.