Ricostruire le vicende dei processi criminali sulla violenza carnale conservati presso l’Archivio di Stato di Foggia non è impresa semplice.
Il primo momento atto a ricostruire le vicende è quello di analizzare il procedimento criminale in terra di Capitanata gestito dal tribunale della Regia Dogana della Mena delle Pecore (nata per regolamentare il flusso dei pastori e degli animali). Il tribunale penale era riconosciuto nel territorio perché esercitava il compito di diramare eventi criminosi nelle terre foggiane.
Il secondo momento vede allo studio della dottrina sui delitti carnali la manualistica moderna in merito ai delicta carnis che, specie nell’età moderna, è complessa e corposa seppur utile per ricostruire gli avvenimenti e, lì dove presenti, comprenderne le sentenze.
Lo studio, dunque, si propone come obiettivo quello di ricostruire le vicende delle donne del XVIII secolo nella terra di Capitanata con un interesse particolare al contesto dei procedimenti criminali della serie IX conservati presso l’Archivio di Stato di Foggia.
Si evidenzia che analizzare il rapporto tra processo penale e donne, in una fase in cui la scienza penalistica andava autonomamente prendendo forma vuol dire indagare come il diritto criminale operava nei confronti dei soggetti, come si rapportava con le diverse categorie di individui e come si strutturava.
Le caratteristiche fisiche del genere sessuale qualificavano le donne in senso negativo: la scienza penalistica moderna, quando parla di donne, utilizza spesso espressioni quali fragilitas sexus, infirmitas sexus, imbecillitas sexus per denotare un’incompiutezza fisica e razionale delle donne, che non le rendeva totalmente consapevoli delle proprie azioni, e che, in campo giuridico, ne inficiava la capacità di agire e riduceva, per loro, la sfera dell’imputabilità. La donna, dunque, non poteva essere dichiarata colpevole di un fatto perché incapace, fragile e mentecatta. Tuttavia, nei casi proposti, essa era comunque capace di atti moralmente scorretti tanto da essere anche penalizzata nelle sentenze lì dove presenti nelle documentazioni (come, ad esempio, il caso di Brigida Turso alla quale, nonostante le violenze subite, non le venne riconosciuto il diritto alla dote venendo accusata di aver voluto lucrare sul padrone dichiarando il falso), dunque, se come imputata era dichiarata incapace nei casi in cui si presenta come offesa è dichiarata consapevole e colpevole del reato proprio in vista della sua natura.
I processi conservati presso l’Archivio di Stato di Foggia nella Sede sussidiaria di Palazzo Dogana, nello specifico i fondi denominati Dogana delle Pecore di Foggia
La serie IX è dedicata all’attività del tribunale riguardante i crimini commessi nella Capitanata tra il 1770 e il 1806.
Le buste del fondo contengono 1903 fascicoli sui delitti commessi negli ultimi trent’anni del ’700. Molti degli incartamenti riguardano processi a carico di persone accusate di molestie e violenze sessuali contro le donne.
Gli incartamenti, infatti, trattano di abusi e molestie commessi tra il 1770 e il 1787 su donne, violenze che, stando ai documenti dell’Archivio di Stato, erano abbastanza comuni.
Quantitativamente i casi analizzati solo nella serie IX relativa alla dicitura violenza carnale sono diciannove, i quali possono essere raggruppati secondo fattispecie in: Adulterio, Stuprum, Parto supportato e aborto, Concubinato e Ratto.
Si sono presi in considerazione i seguenti casi.
- Querela presentata da Grazia Tabasso contro l’imputato per non aver voluto mantenere la promessa di matrimonio dopo averla violentata e resa gravida.
- Querela criminale presentata da Veneranda Mascitelli contro gli imputati per le calunnie diffuse nei confronti del figlio relative ad uno stupro che egli avrebbe commesso in gioventù.
- Atti per lo stupro in persona di Brigida Turso di Pietra Montecorvino contra Gennaro d’Amelio di Castelnuovo.
- Querela presentata da Isabella Ciriola contro l’imputato per la violenza e le ingiurie subite per averlo rifiutato.
- Procedimento penale a carico di Vincenzo Troccolo per aver stuprato Candida Santagata ed aver abusato più volte della donna con la promessa non mantenuta di matrimonio.
- Procedimento penale a carico di Emilio Giocoli per stupro, seguito da gravidanza e parto, in danno di Rosa Fulco.
- Querela criminale presentata presso la residenza doganale di Vastogirardi da Eufemia Magnacca contro Antonio Scocchera che dopo averla stuprata non aveva mantenuto a promessa di sposarla nonostante la nascita in segreto di un figlio.
- Avvocazione al foro doganale della querela criminale presentata da Teresa Basile presso la residenza doganale di Carpino contro Francesco Ortone, Carlo Labriola, Domenico Draicchio, Francesco Fusillo, alias Giretto, in seguito carcerati, che avevano tentato di farle violenza di notte colpendo la porta della sua abitazione con colpi di schioppo.
- Querela criminale presentata da Donata Cedrone di San Donato contro Pasquale Cellucci per violenza carnale avvenuta nel la stalla del convento del Carmine e per mancato matrimonio promesso.
- Querela per stupro con tante ingravitazioni e parti sporta da Donata Mastrovito contro il falegname Giuseppe Desiati per non aver mantenuto la promessa di matrimonio dopo aver vissuto con lei more uxorio per cinque anni.
- Condanna ed incarcerazione di rei e correi per stupro in Carpino e violenze di gruppo nelle persone di Lucia di Perna vedova Falcone e dell'onesta donzella Maria di Perna perpetrate da uomini travestiti con caponetti schiavoneschi color nigraccio e con cappelli sfaldati in testa.
- Soprusi contro donne spigolatrici in contravvenzione alla tutela egalitaria del Bando Doganale de La Spicola dell’8 giugno 1773 mediante allontanamento forzoso dai campi della masseria di Palazzo d'Ascoli di sessanta donne povere di Ascoli a vantaggio di altre donne.
- Giudizio penale circa ingiurie gravi, offese, maltrattamenti e bastonate con escoriazioni, lividure e contusioni da strumento di legno, vulgo dicto mazza, inferte alla spigolatrice Maria Annichiarico di Rocchetta vedova e povera d’anni sessanta.
- Condanna di Giuseppe Pepe e Giambatti sta Graniero di Foggia per violenza ed atti di libidine consumati nella persona di Maria Giuseppa Barbaro aggredita di notte sulla soglia della sua casa.
- Processo per lo stupro commesso dal sacerdote secolare Saverio Ruggiero ai danni della ventiduenne Maria Giuseppa Garzone, di cui era precettore e successivo rapimento della giovane, in stato di gravidanza, da parte del sacerdote, con furto di denaro ed altre suppellettili.
- Querela presentata da Angela Tartaglia contro Liborio Pasquarelli, colpevole di stupro con minaccia di morte a danno di sua figlia, Donata di Nuoscio, virgo in capillis.
- Atti relativi alla supplica rivolta da Arcangela Sacco, di Foggia, al Real Trono, di potersi ritirare nel Conservatorio delle Pentite (Convento di Santa Maria Maddalena in Foggia), in modo da sfuggire ai maltrattamenti del marito, Michele Sapone.
- Querela presentata da Giuseppe Cardente, zio paterno dei fratelli Cardente, per lo stupro subito da Angela lannuccelli, moglie di Antonio D’Andrea.
- Procedimento penale a carico di Giuseppe Serena e Michele Tingitela di Melfi imputati di rapimento a mano armata di scoppette e stupro continuato nella campagna di Melfi, nel luogo denominato le Fontanelle, in danno della tredicenne Angela Maria del Tito di Rapolla.
In conclusione, dopo l’analisi dei procedimenti penali si ricorda in questa sede la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, adottata dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1993, che riconosce che: «la violenza contro le donne è una manifestazione delle relazioni di potere storicamente disuguali tra uomini e donne, che ha portato alla dominazione e alla discriminazione contro le donne e ha impedito il loro pieno avanzamento. La violenza contro le donne è uno dei meccanismi sociali per cui le donne vivono in una posizione subordinata rispetto agli uomini».
La dichiarazione, pertanto, sottolinea l’importanza delle diversità perché lì dove vi è la differenza vi è il cambiamento e l’evoluzione dell’umanità.