Norma Lorre Goodrich ha spiegato con chiarezza d’erudita passione che “Artù” era un titolo onorifico religioso-guerriero e che molto probabilmente ci furono svariati “Artù” in Britannia fra i resti del Vallo di Adriano e quello di Antonino che resistettero per alcuni decenni al risalire dei Sassoni e degli Angli (Il Mito della Tavola Rotonda, Bompiani, Il Santo Graal. La storia vera oltre la leggenda, Res Gestae).
Ma chi fu il primo Re Artù? A mio parere l’archetipo storico-simbolico non va cercato oltre Manica in quanto la fondazione dell’abbazia della di Glastonbury fu un chiaro tentativo politico dei Plantageneti di trapiantare in Britannia la tradizione arturiana-graalica per legittimarsi politicamente e elevando a tal fine una copia dell’abbazia merovingia e benedettina della Santissima Trinità di Fecamp, custode di una preziosa reliquia del sangue di Cristo. Usarono lo stesso architetto e il suo nome: “Glastonbury”, cioè “Città di cristallo”, appare un’evidente rifacimento posticcio del ben più antico nome del “Castello di alabastro” che secondo la tradizione sorgeva nella celtica Soissons da cui a mio parere sorge la prima leggenda di Re Artù e del Graal di cui era protettore.
La traslazione del racconto del Graal dalla Gallia alla Britannia (Merlino veniva dall’Armorica, dalla Bretagna, come San Patrizio) è quindi segno della spaccatura interna alla stirpe Angioina (nel Parzival il protagonista è figlio di un nobile angioino) e si tratta di una frattura che non si rimarginerà più come indica l’episodio del “taglio dell’olmo” in Normandia e poi la battaglia decisiva di Bouvines, gettando già le premesse della futura Guerra dei cento anni. Soissons appare fin dall’inizio un luogo anomalo, sacro, speciale e questo per tutta una serie di motivi e indizi.
Latinamente si chiamava Noviodunum (non è rimasto il nome originario) e occorre notare innanzitutto come si tratti di una delle pochissime roccaforti militari della Gallia che Giulio Cesare non distrugge ma anzi rispetta dichiarandola addirittura città libera, tanto che i Romani con Augusto fondano una nuova colonia lì vicino: Augusta Suessionum, dal nome dei galli belgici Suessioni, mentre di solito era il centro nemico che veniva conquistato, distrutto e rifondato romanamente. Qui resta anche il nome celtico da cui: Soissons. Cosa possedeva questo “Castello di alabastro” da essere omaggiato persino dai vincitori romani? Forse un “vaso” forgiato con la “pietra del cielo”, che richiamava il colore del firmamento che allora si credeva fatto di una pietra azzurra? Il tema del “vaso” (e Robert de Boron parla del Graal come di un “vaso”) tornerà nel primo medioevo quando Clodoveo re dei Franchi proprio a Soissons dovrà dirimere una contesa tra i suoi nobili per un ricco tesoro bottino della sua vittoria.
Il “Vaso di Soissons” era il Graal? O una sua copia da ostensione? Dovevo comunque trattarsi di un tesoro prezioso tanto che fù donato da re Clodoveo a Remigio, Vescovo della vicina Reims e tale storia meritò di essere raccontata da Gregorio di Tours. L’ultimo imperatore romano degno di questo nome fù Iulio Valerio Majorano (detto anche: Maggiorano) che regnò per quattro anni dal 457 al 461. Ufficiale con Ezio contro gli Unni fù acclamato Imperatore dai legionari dove un’importante vittoria contro gli Alemanni sul Lago di Como, vittoria dalle conseguenze epocali poiché dalla stabilizzazione degli Alemanni sorgerà l’area dell’Alemania, poi chiamata Svevia, cuore pulsante e nobilissimo della Lotaringia. Maiorano fù l’ultimo imperatore vincitore in guerra e legislatore e sebbene le forze militari romane fossero ormai ridotte al lumicino riuscì prodigiosamente a difendere l’Italia, riconquistare la Provenza e gran parte dell’Hispania vincendo sia Vandali che Visigoti.
Quando fu ucciso a tradimento presso Tortona nel 461 da inviati del suo braccio destro militare Ricimerio ci fù chi non accettò il suo successore ma si proclamò a sua volta Imperatore: Sangrio (Sangue reale? Graal?) comandante romano della Gallia nordica e belgica. Ecco il primo Re Artù: Sangrio, che per ben venticinque anni governò un’esteso territorio romano-celtico-cristiano resistendo ad ogni invasione barbarica: il “Regno di Soissons”, appunto, considerandosi Imperatore romano e così fu visto dal re dei Franchi Clodoveo quando lo vinse proprio nella battaglia di Soissons nel 486. Negli stessi romanzi del Graal residuano alcuni riferimenti ad Artù quale “Re dei re” o “Imperatore dei Romani” o loro discendente e queste tradizioni talvolta si incrociano con il tema dell’imperatore Costantino e di York quale sua città natale.
La successione fra Egidio-Paolo-Sangrio a comando della Gallia superiore e belgica ricorda la successione fra Aurelio Ambrogio-Uther Pendragon-Artù di cui parla Norma Lorre Goodrich. Dopotutto quasi tutti i romanzi del Graal parlano di castelli arturiani in riva al mare, paludi, nemici che vengono “dalle Isole” e guerre contro popoli politeisti. Riferimenti perfetti per quest’area romano-celtico-cristiana negli ultimi decenni dell’Impero. Da allora Soissons diventa ancora più importante e sacrale quale nuova capitale del Regno dei Franchi-Merovingi e avendo come alleata una Bretagna che resta inspiegabilmente libera, autonoma e tale resterà fino al tempo dell’ultimo duca Arturo I, al tempo di Riccardo Cuor di Leone. Da allora tutta la storia dei Franchi e della Francia passa per Soissons fino al titolo di Eugenio di Savoia-Soissons e solo nel 1734 il feudo comitale laico di Soisson viene assorbito dal re di Francia. Basti pensare che Teodorico il Nibelungo, capostipite dei Vermandois (da cui verranno i Capetingi), è figlio di Chilperico I re di Soissons.
Tre importanti battaglie dopo quella di Clodoveo contro Sangrio avvengono non a caso tutte sotto le mura dell’invitta (e allora mai distrutta) Soissons: nel 718 Carlo Martello per Pipino di Herstal sconfigge il duca d’Aquitania Oddone e Chilperico re di Neustria; nel 923 Roberto I di Neustria (la moglie era Beatrice di Vermandois e la figlia Emma sarà regina dei Franchi occidentali) vince un Carlo III appoggiato dalla Lorena il quale viene imprigionato da Erberto II di Vermandois che è conte di Soissons e infine nel 978 Ugo Capeto e Lotario IV sconfiggono a Soissons Ottone II di Sassonia. La stessa formazione di un Regno unitario di tutti i Franchi quindi ruota attorno a questa misteriosa città-roccaforte che sembra rivestire un ruolo spirituale preminente anche per tutta la Lotaringia.
A chiudere il cerchio ricordiamo che la moglie di Filippo di Fiandra-Alsazia committente del primo romanzo del Graal è Elisabetta di Vermandois. Il cuore dell’Europa era fra la Gallia del nord e il Reno. L’Inghilterra allora era una terra meno nobile, più povera e marginale…
Copertina del libro La lancia e il cuore di Giacomo Maria Prati, edito da Passaggio al Bosco