Ci sono tanti modi per essere originali, per fare col proprio talento qualcosa di autentico. Silvia Frangipane, cantante, musicista e cantautrice, ha messo insieme la sua bella voce, la sensualità della canzone francese degli anni ‘40-‘60 del Novecento, un trio di musicisti jazz d’eccezione - Primiano Di Biase (pianoforte e fisarmonica), Renato Gattone (contrabbasso), Simone Talone (percussioni) -, le sue riflessioni poetiche sull’Amore e l’idea di cantarle a fumetti.
Ha ideato tutto il processo, ricercando una fumettista esperta, Misa Lioce, un montatore professionista, Antonello Toti e curando il progetto nei minimi dettagli: sono nate così le sue canzoni a fumetti, un modo raffinato e romantico per cantare l’Amore.
Cet amour «braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato», questo amore:
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino»,
quest’Amore già finito, quest’Amore, dopo l’Amore.
Silvia, ma è davvero finito, l’Amore dopo l’Amore? Cosa resta di quel bel giorno? Que Reste-T-il De Nos Amours?
L’Amore vero non finisce mai. Questo vuol dire il sottotitolo del mio album e del mio prossimo spettacolo, Sans toi avec moi: l’amore dopo l’amore. L’Amore dopo l’Amore è sempre una forma di Amore. Charles Trenet riteneva che della felicità sfiorita, dei giuramenti d’amore, delle parole dolci, delle carezze restassero solo dei ricordi fugaci, una foto, un fiore essiccato, e l’immagine del nostro passato.
Io credo invece che degli amori che abbiamo vissuto resti molto di più. Al di là dei ricordi che sono parte di noi e del nostro vissuto e come tali indelebili, i sentimenti che viviamo dopo la fine di amori importanti, dalla nostalgia, alla solitudine fisica ed emotiva, a quella esistenziale, il senso di vuoto, la mancanza di progettualità sono tutti stati emozionali che non potrebbero esistere se quell’amore, breve o lungo, non fosse stato importante per noi. Possono sembrare negativi ma sono solo emozionalmente impegnativi. Ma sono belli perché sono le propaggini di quello stesso amore e come tali le dobbiamo accettare. Non è semplice, soprattutto all’inizio quando viviamo lo sconforto più profondo, anzi è davvero difficile, ma mettendoci in quest’ottica accettiamo la fine delle cose come evento naturale e come inizio per una nuova vita.
Inoltre, c’è un altro aspetto forse ancora più importante dei ricordi e degli stati emozionali indotti da un amore finito. Noi siamo anche gli amori che abbiamo vissuto perché se sono stati veri amori, intensi e sinceri, ci hanno nutrito, ci hanno accresciuto, ci ha fatto sbocciare sempre di più. In poche parole ci hanno forgiato. Noi siamo oggi gli amori che abbiamo vissuto ieri.
Jacques Brel, George Brassens, Charles Aznavour, Charles Trenet, Juliette Gréco, Èdith Piaf, Yves Montand, Georges Moustaki, Gilbert Bécaud: il mondo dei grandi chansonnier Francesi emerge dalla tua voce, dai tuoi movimenti, dai tuoi sguardi innamorati, dal suono degli strumenti, dalla poesia delle tue parole, da ogni tuo respiro. Come ti hanno influenzato e contaminato?
Sono lusingata che tutto ciò trapeli dalla mia musica e dai miei spettacoli, davvero. Tutti i nomi citati senza esclusioni (aggiungerei anche Léo Ferré e Françoise Hardy), sono stati importantissimi per me. Da quando iniziai a parlare e a capire la lingua francese (ne parlerò nella prossima risposta) li ho ascoltati molto negli anni, e i loro brani si sono fatti strada da soli dentro di me quasi a compensare quel silenzio della lettura che sempre mi aveva accompagnato nella mia emotività.
Ho scoperto un mondo multiforme e variegato di suono, di ritmo e di vita che non conoscevo e che però, e credo sia questo che mi ha colpito, raccontava sempre una storia con un’emotività mai celata. Con tanto coraggio. Le storie e, perché no, anche le fiabe, sono sempre state importanti per me perché hanno un inizio e una fine e sempre un significato. Una musica insomma quella francese, molto diversa da quella italiana degli stessi anni che ben conoscevo e canticchiavo.
Poi negli anni ho studiato uno a uno questi grandi chansonniers, li ho ascoltati, li ho osservati cantare, ho analizzato i loro testi, li ho imparati a memoria per capirli di più, li ho iniziati a interpretare. E ho scoperto una ricchezza inaudita. Tutti mi hanno dato qualcosa e io ne sono grata.
Jacques Brel, George Brassens e Léo Ferré sono tre cantautori per i quali la musica è strettamente legata ai testi e indiscusso il loro esempio coraggioso di raccontare le emozioni, anche le più scomode personali o sociali, senza frenarle. La capacità di rendere indissolubile la parola e il suono e la forza dell’emozione sono aspetti per me fondamentali che tanto ricerco nelle mie composizioni. Édith Piaf ha avuto un ruolo importante per la sua intensità vocale ed emotiva, per il suo stare con la sua voce dentro quella parola e quella nota, il suono della nota che si fa parola ed emozione che tanto cerco nelle mie composizioni. Juliette Gréco mi ha insegnato la semplicità e la morbidezza. Il suo stile è un punto di riferimento anche nei miei brani per percorrere il più possibile la strada dell’essenziale. Charles Trenet, così diverso dagli altri, mi ha insegnato la forza del gioco e la disinvoltura teatrale nella musica.
Tutti mi sono stati maestri e mi hanno aiutato a tirare fuori quello che tanto desideravo comunicare con la musica.
La lingua francese ha un suono universale, sembra fatta apposta per parlare d’amore: «Cet amour, Si violent, Si fragile, Si tendre, Si désespéré…», scriveva Jacques Prévert. Tutta la letteratura francese dell’Ottocento ci ha rivelato l’amore attraverso le parole di poeti e scrittori: Frédéric Moreau che si innamora follemente di Marie nell’Educazione Sentimentale di Gustave Flaubert; l’amore vissuto da Emma Bovary, «L’amore doveva sopravvenire improvviso, con gran lampi e folgorazioni: uragano dei cieli che cade sulla vita, la sconvolge, strappa via le volontà come foglie e trascina nell’abisso l’intero cuore», l’eroina romantica di Flaubert; l’amore impossibile di Gilliat, un emarginato sociale, per la bellissima Deruchette, nell’opera di Victor Hugo I lavoratori del mare. La follia d’amore della splendida Esmeralda per il poeta di strada Pierre Gringoire, nella Notre Dame de Paris di Hugo; l’amore per Albertine Simonet, la sfuggente "fanciulla in fiore" di Balbec nella Recherche di Marcel Proust, ispiratrice e Musa, angelo e diavolo, fanciulla timida e ‘Femme fatale’ nel contempo; le lettere ai suoi amanti di Madame de Staël. Quanto ha ispirato la letteratura francese il tuo canto d’amore?
La lingua francese è la mia lingua d’elezione per parlare dei sentimenti, delle emozioni, della vita. Non è una scelta né professionale né culturale, ma personale, emozionale e quindi automaticamente artistica. La mia arte desidero che non si discosti da quello che vivo, da quello che sono, da quello che sento.
Tutto è iniziato a 14 anni quando per motivi familiari sono stata proiettata dall’Italia a Parigi per un anno. Un vero trauma in un’età delicata, indefinita, fragile. Non sapevo una parola di francese. Avevo due scelte: vivacchiare e rifiutarla (sapevo che dopo un anno sarei rientrata in Italia) o accettarla, studiarla ed amarla. Ho scelto la seconda strada e come in tutte le situazioni difficili che ho vissuto nella mia vita sono stati i libri a salvarmi. Mi sono buttata in uno “studio matto e disperatissimo” della lingua, come direbbe Leopardi, accettando di buon grado le lezioni e scrivendo in una mia piccola agenda tutti i vocaboli che leggevo e che non conoscevo per impararli a memoria sull’autobus andando a scuola.
E da gran lettrice quale ero ho divorato in francese tutta la letteratura del loro ’800: Maupassant, Flaubert, Hugo, Stendhal, Dumas, Proust. E poi non paga, sempre in francese, tutta la letteratura russa che tanto deve a quella francese, ma che la invade di spiritualità dolorosa: Tolstoj, Dostoevskij, Gogol, Bulgakov, Ćechov. E tutto ciò in un’età così desiderosa di farsi adulta, di rubare per essere, di crescere per essere riconosciuti, ha formato la mia emotività e la mia immaginazione. E l’ha formata con il suono della lingua francese dentro di me che risuonava mentre leggevo, che mi forgiava mentre sognavo, che mi consolava nella mia solitudine plasmando la mia capacità emozionale e, senza saperlo, la mia futura espressività emotiva.
E quando ho iniziato a raccontare l’amore il suono della lingua francese si è fatto strada da solo al pianoforte. Mentre componevo la musica le parole in francese uscivano da sole senza che io avessi deciso di scrivere testi in francese e hanno preso lo spazio che la musica ha loro concesso alimentandosi di tensione ed emotività vicendevolmente e con pari rispetto in un gioco creativo circolare.
L’amore è una “vibrazione” che conduce verso le altezze celesti dell’estasi, è la musica universale che raggiunge ogni anima, la scelta di un musicista come Primiano Di Biase, arrangiatore, Pianista, Fisarmonicista, è la base per muovere le giuste corde interiori? Come si integrano con la tua voce il Piano, la Fisarmonica, il contrabasso di Renato Gattone, le percussioni di Simone Talone?
Sì, Primiano Di Biase è assolutamente il musicista ideale per me. Lo contattai nel 2016 per il mio primo spettacolo musicale per il quale ero alla ricerca di un pianista, ma da subito si è rivelato nella sua unicità e molteplicità musicale ed è nato uno splendido sodalizio artistico. È un fuoriclasse indiscusso dalla musicalità, sensibilità, versatilità e creatività eccezionali. Grandissimo musicista e arrangiatore raffinatissimo. E muove assolutamente le corde emotive e… i tasti giusti!
Quando gli ho presentato alla fine del 2020 la musica e le parole dei brani del mio Album sull’Amore, Sans toi avec moi, lui si è messo in ascolto, ha voluto capire il senso ed il significato che davo ad ogni brano, e li ha fatti suoi con tutto il suo bagaglio professionale ed emotivo lavorando insieme e proponendomi ogni volta le sue scelte musicali per essere sicuro che fossero in sinergia con il mio sentire. E allora ha funzionato. La mia musica, le mie parole, i suoi arrangiamenti sono diventati una cosa sola e so che era questo che andavo cercando quando la musica sorgeva dentro di me ma mai avrei pensato che potesse divenire realtà. Sono davvero lusingata e fiera di poter lavorare e creare con lui. Lui fa finta di non saperlo ma lo sa.
Quando si è trattato poi di incidere il brano la scelta degli strumenti per me è stata semplice. Ci sono degli strumenti che prediligo e che ho scelto, altri che soffro e che non ho desiderato inserire. Amo la morbidezza del pianoforte e la voce straziante della fisarmonica (e non potrebbe essere diversamente amando la chanson française), amo gli archi pizzicati e quindi il contrabbasso, e infine le percussioni hanno così tanti colori che creano sempre la giusta atmosfera. Primiano Di Biase con il suo velocissimo tocco da fuoriclasse sa essere sempre diverso e sempre sé stesso in ogni brano. Renato Gattone ha uno stile morbido e caldo, vellutato ed avvolgente con il suo contrabbasso che docilmente lo asseconda; Simone Talone è un mago delle percussioni, un vero mago che con la sua bacchetta tocca tanti strumenti diversi creando dal nulla un’atmosfera musicale magica per tutti noi.
Amore, canto, musica, disegno.. Alla vibrazione vocale e strumentale, hai aggiunto la tua visione, hai materializzato le tue parole con le immagini poetiche di una grande illustratrice, Misa Lioce. L’hai cercata? L’hai trovata? Te l’ha condotta il destino? Qual è stata la scintilla che ti ha ispirato in questa ricerca di sposare immagine e suono?
Rispondo prima all’ultima domanda che porta alle precedenti. Una volta stampato il CD e il vinile dell’album (io sono ancora legata ai supporti fisici che sono per me scrigni da aprire ogni volta o lampade di Aladino da strofinare) mi sono posta il problema dei video. Cosa fare? Album in francese e quindi non una lingua nota a molti. Canzoni un po’ retro, canzoni senza tempo. Come dargli una veste che permettesse al pubblico di riconoscersi nell’emozione musicale e semantica proposta?
Io amo molto le immagini. Amo moltissimo la pittura, soprattutto quella figurativa e il cinema. Quando termino un brano mio, quando finisco di comporre la musica e scrivere il testo io non sono più la scrittrice o la musicista ma divento pubblico e le immagini scorrono dentro di me già definite come se vedessi le scene di un film. Il mio sentire musicale si fa immagine emotiva appena il brano è pronto.
Trovare il modo adatto di rappresentare i brani per me è stato un aspetto importante per essere sicura di convogliare le emozioni al pubblico nei video musicali. E così, dopo molte riflessioni ho pensato ai fumetti. Il fumetto fa parte dell’immaginario emotivo e fantastico di ciascuno indipendentemente da età, sesso, cultura, livello sociale. I fumetti sono come le fiabe. Tutti possono capirli, riconoscersi e identificarvisi. Tutti ne capiscono il messaggio.
Non serve capirne le parole. Tutti ne comprendono il senso emotivo, a maggior ragione se avvolti dal suono delle note e delle parole. Così mi sono messa a cercare una illustratrice e fumettista e ho trovato Anna Lioce, in arte Misa Lioce. Una sensibilissima artista pugliese. Mi è stata consigliata da una grande professionista, Alessandra Picco della MAD Print di Roma, lo studio di grafica che ha curato la grafica del Vinile, del CD e molto altro per me dal 2012. Ho contattato Misa durante il lock-down nel 2020 e appena ci siamo parlate, inizialmente solo per telefono ho capito che sarebbe stata la persona giusta. Educata, professionale, attenta, sensibile.
Il progetto creativo è nato da un’idea che si è accesa nel lume dell’anima. Hai trasmesso a Misa la rotta da seguire, hai fecondato la sua anima artistica che ha tracciato sul foglio bianco le prime linee, le curve addolcite dall’Amore, i contorni sfumati, il colore delicato, gli oggetti da dipingere, la direzione del sogno. Cosa si prova quando l’altro comprende a fondo e feconda il tuo pensiero aggiungendo i suoi colori?
Esattamente così. Misa è una grandissima professionista e artista sensibilissima. Appena ci siamo parlate mi ha mostrato i suoi bellissimi disegni ed io le ho detto: tutti bellissimi ma dobbiamo creare un nuovo stile per questa musica. E così è stato: ha creato per me. Ha ascoltato i miei brani con attenzione. Brano dopo brano ha fatto sue, declinandole secondo la propria sensibilità, tutte le mie idee sull’ambientazione, il periodo storico, i personaggi della storia, il flusso narrativo, il carattere dei personaggi, il sogno che volevo far sognare.
La storia che lei avrebbe disegnato era la stessa storia che stavo cantando con i miei brani, lo stesso sogno musicale che si doveva tradurre in immagine, con la stessa forza emotiva. Lei doveva narrarlo con la sua arte con amore, delicatezza e sincerità come solo l’arte sa fare. L’immagine doveva vivere dello stesso sentimento d’amore della musica ed esaltarlo. E così è stato. Una gioia lavorare con lei. Le immagini che mi scorrono dentro diventano con lei realtà di segni e di colore. Di vita e quindi di emozione.
Alla meraviglia delle pitture di Misa è stato necessario comporre il fraseggio complessivo, tra musica, parola, canto. Antonello Toti che ha montato tutti gli elementi a disposizione, ha aggiunto il suo movimento, ha animato il gioco, riuscendo a creare una rudimentale animazione semplicemente attraverso un luccichio, il brillio dei volti, lo sdoppiamento di un capellino, facendo scorrere la barca lungo il fiume, creando un’armonia del tutto. Ogni artista ha aggiunto un tassello, dunque?
Esattamente. Antonello, montatore professionista e artista lui stesso. Come Misa mi ascolta, mi capisce e mette la sua creatività al servizio dell’emozione del mio brano e delle immagini di Misa. Come Misa ha fiducia in me, pazienza infinita, sa che io so dove voglio arrivare, ma solamente loro sanno come poterlo realizzare con la loro arte. Scompone le immagini di Misa, ci gioca come un giocoliere, mi asseconda su ogni battuta musicale perché all’emozione convogliata dal suono della nota, del brano, dell’immagine ora è indispensabile il flusso del tutto, musicale e visivo. L’immagine deve scorrere come scorre il brano e diventare parte del brano. Attento ad ogni battuta musicale, ad ogni singola frazione di secondo, ad ogni effetto. Nulla è lasciato al caso.
La mia gioia per i brani che per ora sono usciti come fumetti musicali è sapere che nessuna altra immagine, nessun altro montaggio sarebbero stati possibili per quel brano. Le immagini di Misa e il Montaggio di Antonello sono riusciti ad essere il mio brano.
Il primo video musicale illustrato da Misa aggiunge al disegno le nuvolette di parole tipiche del fumetto, lancia la musica in cielo, innalza la band in una dimensione eterea, racconta il canto dell’oggi, C’est Aujourd’hui (Oggi), un oggi ambientato al mare, nell’acqua primordiale dei ricordi, nel tempo presente inciso dalle esperienze, dalle emozioni che ci hanno forgiato, nello spazio aperto del mare, guardando dalle nostre radici piantate nella roccia, dalla forza della nostra isola interiore. Non aspettare quello che potrebbe arrivare domani, vivi quello che ti offre il giorno, l’ora, la magia dell’attimo, resta nella tua isola di gioia e pienezza. Qual è la tua isola?
Io adoro il mare. E amo le isole. E in Italia le conosco tutte. Quando sono su un’isola mi vedo come se fossi un cane in una cuccia o una tartaruga nel guscio. Sono in un piccolo spazio e mi guardo intorno. Amo le isole anche perché mi ricordano che noi umani abbiamo un limite. Può succedere che non puoi lasciar un’isola se le condizioni metereologiche non te lo permettono. Non siamo divini, dobbiamo ricordarcelo. Però c’è un’isola che mi è particolarmente cara: Ventotene. Isola di sole, di vento e di magia. Ho scritto per lei anche una piccola storia, storia di una nave e di una donna che un giorno un editore forse mi vorrà pubblicare. Un’isola dall’energia catartica unica, ricca di storia e di natura. Un piccolo gioiello misconosciuto. A Ventotene ho voluto passare un inverno, proprio mentre preparavo i brani del mio album per l’incisione, durante il secondo lock-down dell’inverno 2020-2021. Un’esperienza unica, piena di vuoto e di tutto.
Il secondo video musicale illustra la tua canzone Nuits d'amour – Notti d'amore, lascia stare lo spazio aperto del mare e si incentra sulla magia delle notti romane, prende la direzione del grande fiume, dove la band canta la sua offerta d’amore alla città dell’Amore. Canta alla Piazza, a Castel Sant’Angelo, al Patheon e poi alle stelle che brillano nella notte sotto lo sguardo attento dell’Albero simbolo di Roma: il Pinus Pinea. Quale significato hai voluto dare a queste parole?
Le notti sono molto importanti. Per riprendere il concetto di dualità di cui abbiamo parlato poco fa, le notti sono una fine ed un inizio. La somma di una giornata, la speranza del giorno a venire. Per questo sono così importanti per una coppia. C’è tutta la progettualità. Ma sono anche il momento in cui gli amanti si incontrano. Di solito il momento del tempo libero che si dedicano.
Ed è in solitudine quando si vive l’amore dopo l’amore che ci si accorge della nostalgia che portano le notti. Di questo parla il mio brano. Le notti sono anche cielo e il cielo più bello che io abbia mai visto nei miei viaggi di lavoro e di svago è il cielo di Roma quando sta scendendo la notte. Il blu cobalto dietro il Pantheon tra un tetto e l’altro. Dopo il tramonto. Il cielo della mia città.
Il terzo video – spero non sia l’ultimo ma ce ne siano altri – canta l’amore maturo, l’incontro casuale tra due innamorati, dal Tevere, alla Senna, Un amour de pluie - Un amore di pioggia, che aggiunge sempre più dettagli e più colore alle pitture della Lioce e incornicia addirittura l’amore con un’inquadratura da cinema muto. Quale speranza vuoi trasmettere a tutti gli innamorati?
Con Misa stiamo già lavorando al quarto video e il mio progetto è farne uno per ciascun brano dell’album. L’Amore Vero si riconosce. Subito. Sempre.
Insomma possiamo definire ognuno di questi video un disegno corale di talenti che si compenetrano e si integrano come un virtuoso fraseggio musicale?
Assolutamente. Ogni video è un incantesimo. Una piccola magia. Come le fiabe si possono ascoltare tante volte. Ogni volta che le si ascolta ogni particolare si esalta, ogni volta sappiamo ciò che sta per succedere ma vogliamo rileggerlo, riascoltarlo, e ogni volta siamo più protagonisti della fiaba. Spero che tutto questo accada per coloro che avranno la voglia di cercare i miei video per viverli con la curiosità di un bambino che ascolta una nuova fiaba.
Hai in programma qualche spettacolo a breve? Dove e quando?
Assolutamente sì. Lo spettacolo Sans toi avec moi, l’amore dopo l’amore andrà in scena al Teatro Antigone l’11 Dicembre e al Teatro Petrolini il 14 Dicembre. Sarò la Voce dell’Amore dopo L’Amore con Primiano Di Biase al Piano, Renato Gattone al contrabbasso e Simone Talone alle percussioni. Il primo tassello di Rive Gauche, emozione in musica sulla Rive Gauche romana del Testaccio. Vi aspettiamo!
Grazie a Patrizia Boi per questa splendida intervista. Non ho mai incontrato fino ad oggi una giornalista così attenta al mio sentire. Grazie ai lettori che avranno dedicato il loro tempo prezioso e unico per leggerla fino in fondo. Ve ne sono grata e spero di aver raggiunto il cuore di qualcuno di voi.