Aristotele fu allievo di Platone, Platone fu allievo di Socrate. Ma di chi fu allievo Socrate? La catena maestro-allievo dei grandi filosofi ateniesi pare interrompersi al grande pensatore martire della filosofia. Teoricamente non ci sarebbe da stupirsi, poiché di Socrate non sappiamo quasi nulla, nemmeno siamo sicuri di quale fosse il suo pensiero. Socrate non lasciò nulla di scritto, e le testimonianze che abbiamo su di lui, quelle dei suoi allievi Platone e Senofonte e del comico Aristofane, presentano tre “Socrate” assolutamente diversi tra loro. Eppure quello che è il più celebre dialogo di Platone, il Simposio, ci dà forse qualche indicazione.
“Quel colloqui su Eros che un giorno ebbi con una donna di Mantinea, Diotima, maestra in questo e molti altri campi”. Ecco l’apparizione di uno dei personaggi più affascinanti ed enigmatici dei dialoghi platonici, Diotima di Mantinea. E continua Socrate “Io continuavo a dirle cose ben poco diverse da quelle che mi ripeteva adesso Agatone, e cioé che Eros per me era un dio potente, e bello. E lei mi sbugiardava” Chi ha dimestichezza coi dialoghi di Platone sa perfettamente che il personaggio di Socrate è presentato come un ragionatore implacabile che, usando quella che lui definiva “l’arte della levatrice” (la maieutica) inchioda il suo interlocutore che fa la figura dello sprovveduto davanti a quella macchina filosofica camminante. Qui abbiamo invece una situazione inversa. E’ Diotima ad inchiodare Socrate nella stessa maniera. E’ Socrate che, per la prima volta, fa la figura del “dottor Watson” davanti a questa donna: “elementare, Socrate”.
Cosa ancora più sconvolgente, l’unica persona che vince Socrate è una donna. Inaudito in una società maschilista come quella ateniese. Qualcuno potrebbe obiettare: ma il tema del dialogo è l’Eros, ed è normale che una donna sia maestra d’amore.
Ma, come specifica Socrate, Diotima è maestra in tanto altro: trovò il modo di ritardare la funesta peste di Atene del 429 avanti Cristo, quella in cui morì Pericle. Non è specificato in che maniera, se attraverso l’arte medica o attraverso riti particolari, anche se Diotima pare una persona con un rapporto privilegiato con gli dei.
Diotima è esistita realmente? La maggioranza degli storici ha argomentato contro la storicità di Diotima (il cui nome in greco significa “onore di Zeus”). Qualcuno pensa che si tratti di Aspasia di Mileto, l’amante di Pericle, una delle donne più intelligenti di Atene e probabilmente vera mente della democrazia periclea. Ma Platone aveva una pessima opinione di Pericle e della sua cerchia, nonostante la presenza tra gli allievi di Socrate del controverso nipote dello statista Alcibiade inoltre Aspasia era un’etera, una “cortigiana d’alto bordo” mentre Diotima appare essere una sacerdotessa.
L’argomento che dovrebbe tagliare la testa al toro è però questo: i personaggi dei dialoghi platonici sono tutti realmente esistiti. E per questo la probabilità che sia esistita una donna, forse una sacerdotessa, chiamata Diotima è assolutamente probabile. Altro fattore probante: nella Repubblica Platone scrive che le donne possono tranquillamente entrare nella casta dei “filosofi re”, cosa inaudita per un pensatore ateniese del V secolo avanti Cristo. Un omaggio alla maestra del suo venerato maestro?
Sia come sia Diotima affascinò tantissimi scrittori: Friedrich Hölderlin usò il nome d'arte Diotima come pseudonimo dietro cui celare l'identità della scrittrice Susette Borkenstein Gontard, che lo aveva ispirato alla scrittura del romanzo Hyperion. Mentre la scrittrice polacca Jadwiga Łuszczewska usò “Diotima” come nom de plume.
Il fascino immortale della maestro del maestro, della sacerdotessa di Eros, consegnata ai millenni dal genio di Platone.