Una donna bellissima, che ha scelto di abbandonare la carriera di modella per dedicarsi alla sua più autentica attitudine: la pittura. Nata nel cuore del Salento, vissuta a Roma, poi a L’Aquila e rientrata, infine, nella sua città natale, Marina Mancuso ha cambiato pelle più volte, restando però sempre fedele al più forte dei richiami, quello della creatività. Come performer ha collaborato con il grande Fabio Mauri, come illustratrice per l’infanzia ha pubblicato con lo pseudonimo di Marinaia, come pittrice ha al suo attivo molte esposizioni collettive e personali e come street artist da un paio d’anni sta riqualificando i vicoli, le strade, i quartieri più degradati del suo paese e di alcuni borghi circostanti. Attraverso un linguaggio pittorico figurativo e dalle cromie decise, Marina dona nuova vita a vecchie cabine dell’Enel, pareti scrostate, porte dismesse. Ciò che appariva indecoroso si veste di nuova bellezza. E questa trasformazione è attualmente ancora in divenire. Marina Mancuso vive e lavora a Presicce Acquarica, in provincia di Lecce, e attraverso questa intervista, si racconta ai lettori con generosità:
Chi è Marina?
Sono nata a Lecce il 22 Aprile 1970 e vivo a Presicce Acquarica, un borgo del Salento vicino ad un mare bellissimo. Sono una ragazza intorno alla cinquantina, da sempre innamorata di tutto ciò che è espressione artistica.
Da Bellissima Modella a talentuosa pittrice, qual è stato il percorso e quale la tua formazione?
Il mio percorso è stato quello tipico di tutti i ragazzi che si sentono attratti dall’arte: Istituto d’arte, Accademia di Belle Arti e lettere moderne. Da giovanissima mi capitò di lavorare come fotomodella per una rinomata agenzia di Milano. Nonostante tutto andasse bene, dopo un anno sentii che quel mondo non era per me, così tornai nella mia città, Lecce, e continuai il mio percorso di studi iscrivendomi all’Accademia. Mi trasferii poi a Roma per un breve periodo e successivamente a L’Aquila dove conclusi il mio ciclo di studi. In quel periodo incontrai un grande artista, già famoso nell’ambito culturale internazionale, Fabio Mauri, che dopo una sua lunga ricerca mi scelse per interpretare come performer un pezzo di una sua grande opera: “Ideologia e Natura” del 1978 e “Natura e Cultura” del 1973. Fu un progetto itinerante che mi portò nelle principali città italiane tra cui Milano, Roma, Firenze, Bologna etc. e poi oltre confine in Svizzera, Francia e Inghilterra. Questa rimarrà una delle esperienze più toccanti e formative della mia vita. In quel periodo della mia vita ho conosciuto grandissimi artisti e galleristi. Mi piace ricordare e raccontare di quando ero a Londra, il mio incontro con il grande Balthus, anziano e ormai su una sedia a rotelle. Fu lui ad avvicinarsi alla fine della mia performance. Mi fece i complimenti e commosso mi tenne le mani. Ci guardammo negli occhi a lungo. Come dimenticare? Ricordo anche Orlan, che si sedette davanti a me per tutta la durata della performance! Poi durante i vari vernissage conobbi Mimmo Rotella, Mario Schifano e tanti altri artisti, amici di Mauri. Le fotografe Maria Mulas e Elisabetta Catalano e i critici d’arte Achille Bonito Oliva e Philippe D’Averio. Maria Mulas fotografò tutta la performance. Insomma, ero dentro l’Arte e dentro la storia dell’Arte, e non me ne accorgevo. Oggi, invece, mi vengono i brividi a pensare di aver conosciuto artisti di quel calibro! Successivamente ho lavorato come scenografa in alcuni villaggi turistici, poi ho girato l’Italia come decoratrice per architetti e ho prodotto molta street art a L’Aquila. Oggi continuo a fare ciò che ho sempre fatto: dipingo dentro e fuori il mio studio.
La città nella quale andresti a vivere se decidessi di lasciare il Salento e perché?
Premettendo che non lascerei mai il Salento, andrei volentieri a Berlino, credo che lì ci siano
grandi opportunità, soprattutto per i giovani, e in tal senso penso a mia figlia Matilda.
Quanto dei colori e delle luci del meraviglioso Salento c’è nella tua pittura?
Penso che ogni luogo sia determinante per il proprio stile; generalmente sono molto “colorata”, ma quando un contesto lo richiede amo le terre, gli ocra, i rossi salentini e tutti i colori che mi circondano.
L’Arte è viaggio o luogo?
L’Arte per me è un viaggio continuo, un’avventura, inizio ma non so mai dove andrò a finire e questo per me è affascinante.
Oltre alla pittura ti sei occupata e ti occupi di illustrazione per l’infanzia…ce ne parli?
L’illustrazione è arrivata un po’ per caso. Realizzavo opere completamente diverse e lontane dal mio stile pittorico, le creavo utilizzando piccoli oggetti di varia natura (plastica, tappi, monete, piccoli frammenti di vecchi giocattoli etc.) e le firmavo con uno pseudonimo: Marinaia. Furono notate ed associate ad un progetto per illustrare un libro titolati “Le fiabe immobili” e scritto dalla giornalista Silvia Mobili. IAvevo, però, in precedenza realizzato anche calendari e locandine disegnati per la città di Lecce e poi per L’Aquila, città in cui ho vissuto per 20 anni.
Esiste un luogo che ti ispira, che fa fiorire nuove idee e visioni nella tua mente?
Da buona Salentina, sicuramente il mare. Ma può accadere di prendere ispirazione anche dalle piccole cose o da incontri particolari. Tutto ciò che mi circonda può essere spunto per nuove opere.
Il colore dell’indelicatezza?
Per me non esiste un colore dell’indelicatezza. Tutti i colori hanno una loro precisa funzione e bellezza.
E’ vero che la scaturigine di un’opera è sempre autobiografica o è lo sguardo sul mondo a generare nuove idee?
Molte delle mie opere rispecchiano me e ciò che ho vissuto, ma è il mondo esterno che mi suggerisce l’idea-input per creare nuove opere.
Una tua opera che se non fosse tua vorresti avere, da collezionista, e perché?
Sono contenta quando le mie opere viaggiano e vanno ad abitare in altri posti (ultimamente capita spesso per fortuna. Di tanto in tanto mi tornano alla mente, con un po’ di nostalgia, opere che mi hanno segnato particolarmente, per vari motivi…ma va bene così.
Ad ispirarti, influenzarti, illuminarti ci sono letture particolari?
Non posso dire che siano le letture le principali fonti di ispirazione, più di tutto vengo colpita da immagini. Uno sguardo, una forma, un atteggiamento rimangono subito impressi nella mia mente. Ad ogni modo, le letture che mi hanno accompagnata in alcuni periodi della mia vita sono state le nbiografie di artisti e scrittori come Stefano Benni e recentemente Stefano Mancuso (omonimo, non parente).
Sei madre di una splendida neo-adolescente, Matilda. Come hai educato la sua creatività in quella straordinaria e difficilissima avventura che è la genitorialità?
Matilda, mia figlia ormai dodicenne, è stata educata in modo molto libero a seguire le sue inclinazioni e penso sia naturale, vivendo con due genitori che sono anche due artisti. È stata lasciata libera di prediligere le forme di espressione e linguaggio tecnico/artistico che preferisce. Quello che posso affermare è che la sua fantasia e la sua originalità vanno ben oltre la sua età anagrafica.
Jenny Saville o Marlene Dumas?
Scelta molto complicata…non si può! Adoro entrambe, diverse nei loro linguaggi pittorici. Ma ugualmente magnifiche!
Da qualche tempo la tela ha lasciato il posto alla strada, la tua operazione di riqualificazione del centro storico della tua Presicce e di alcuni borghi circostanti sta riscontrando un successo crescente e i muri, le saracinesche, le vecchie porte di legno, gli armadietti Enel che stai trasformando in dipinti vengono sempre più apprezzati e fotografati. Quando e come è iniziato tutto questo e quali sono i tuoi obiettivi in merito?
I miei interventi di street art sono iniziati qui in Salento circa 2 anni fa, ma già ero attiva in questo campo quando vivevo a L’Aquila. Inizialmente in paese mi guardavano con “sospetto”, poi però ho notato molto interesse da parte della gente e dal comune. I turisti sono molto attratti da questi interventi, infatti sono diventati velocemente oggetto di attenzione e sono stati molto fotografati. Il mio progetto è quello di rendere più piacevoli quegli angoli del paese dimenticati e degradati. Credo che continuerò a perseguire questo mio obbiettivo.
Tre interventi urbani realizzati in quest’ultimo anno che ti stanno più a cuore e perché?
Il primo intervento che mi ha particolarmente gratificato è stato quello su di una grossa cabina Enel, che ho trasformato in un dipinto urbano, raffigurandovi Amore e Psiche del Canova. La resa è davvero molto particolare in quanto, essendo abbracciato da una grande vite americana, l’effetto pittorico su questo armadietto cambia aspetto nelle diverse stagioni stagioni.
Il secondo intervento che mi sta più a cuore è l’immagine di un angelo bambino che invita con il suo gesto al silenzio. L’angolo di paese in cui è collocato era veramente degradato e maleodorante.
Il terzo intervento è stato realizzato su una porticina in ferro, serrata e in disuso; qui ho raffigurato una donna vestita in abiti tradizionali intenta ad intrecciare una cesta di giunco.
C’è uno street artist con il quale desidereresti realizzare un lavoro a quattro mani nella tua terra?
Sicuramente gli spagnoli Pichi e Avo, perché la loro poetica è molto vicina alla mia.
Un o una artista che avresti voluto esser tu:
Avrei voluto essere Artemisia Gentileschi, anche se la sua vita, data l’epoca, è stata segnata da soprusi e la sua arte poco riconosciuta in quanto gli uomini a quei tempi avevano ben altra valenza. Caravaggio, che adoro, ne è l’esempio.
Quale credi sia il compito di una donna-artista, oggi?
Come ho già detto, l’Arte è sempre stata affidata agli uomini, la donna artista non ha avuto mai o quasi mai lo stesso valore di un artista uomo. Quindi, come in qualsiasi altro campo, bisogna che uomini e donne abbiano le stesse possibilità.
Un critico d’arte o curatore con il quale avresti voluto o vorresti collaborare?
Philippe D’Averio. Anche se da quanto ho potuto ascoltare in alcune sue interviste non amava il Sud Italia e mangiava in gran quantità il foie gras. Ma la sua voce e il suo modo di raccontare erano per me veramente unici!
Tre aggettivi per definire il sistema dell’arte in Italia:
Incomprensibile, Meccanico e Povero di contenuti
La paura che sfidi ogni giorno:
Di non fare bene ciò che faccio.
Work in progress e progetti per il futuro:
Ho in cantiere interventi di street art nei centri storici di altri borghi del Salento che mi sono stati richiesti. Non voglio dire altro per scaramanzia, ma sono in arrivo bellissime novità.
Il tuo motto in una citazione che ti sta a cuore:
Da sempre: Vivi e lascia vivere! Magari è banale, ma così è per me.