Nel mese di ottobre 2024 è stata esposta alla Camera dei Deputati, Sala del Cenacolo di Palazzo Valdina, la mostra personale dell’artista Luigi Salvatori I volti dell’anima. Curata da Roberto Luciani, Alberto Moioli e Andrea Salvati, la mostra è stata promossa da ICAS Intergruppo Parlamentare “Cultura, Arte, Sport” di cui l’Onorevole Federico Mollicone è fondatore e coordinatore, con gli auspici della Presidenza della Commissione Cultura della Camera dei Deputati, con l’alto patrocinio del Parlamento Europeo, dell’Assessorato alla Cultura di Roma Capitale e del Ministero della Cultura e la collaborazione dell’Archivio Paolo Salvati.
Luigi Salvatori vede nei volti dell’uomo il simbolo della sua interiorità che si manifesta nel corpo umano come Tempio dello Spirito di Dio, e come tale deve essere rispettato nelle sue condizioni di vita, a partire dalla sua dignità, dalla libertà, dalla giustizia e dall’uguaglianza tra gli uomini. Dal volto dell’uomo traspare il suo amore, come atto di donazione, o la sua sofferenza, come atto di violazione dei suoi diritti.
Con I volti dell’anima Salvatori espone un ciclo di opere realizzate tra il 2019 e il 2024 con la tecnica dell’acrilico su tela. Nel 2019 l’artista, nato a Palestrina in provincia di Roma nel 1951, si considerava entrato nella terza età della vita, ritenendo conclusi gli anni della spensieratezza e della successiva età media. Rappresenta quindi i suoi sentimenti attraverso la sua produzione artistica. Il cromatismo, quindi, subisce una evoluzione, passando dai vivaci colori di rossi, gialli e verdi dei paesaggi, ai colori delle terre dalle tonalità ombrate.
Il pittore laziale ha orientato la sua sperimentazione artistica nella rappresentazione di una bellezza interiore, considerata più grande di quella esteriore, ritenendo le immagini delle sue opere espressioni dell’anima e del ricordo, rivelatrici di una dimensione che va oltre la realtà del visibile. Portando a compimento il suo desiderio dell’invisibile che ha caratterizzato le sue opere dal 2010 in poi.
Dietro la materia finita si cela lo spirito infinito, lo spirito dell’uomo che fin dall’antichità si è sempre posto la domanda: qual è il senso della vita? Qual è lo scopo della vita? Perché esisto? Sono domande comuni alle quali ognuno tenta di dare una risposta, seppure personale e unica, per trovare la propria strada, il percorso da seguire, nei luoghi dove lo Spirito si manifesta.
Con le sue opere Luigi Salvatori narra il suo percorso personale, attraverso la ricerca nei volti dell’uomo della sua interiorità, rispettandone la libertà, dignità e uguaglianza altrui.
Le opere esposte
Nelle sue opere l’armonia fra filosofia, teologia, arte è compiuta nella primavera più luminosa possibile da una umanità concorde, in I volti dell’amore (acrilico su tela 40x50, 2023) l’epos sacro si fa concitazione, fuoco, prodigio e infine pace. L’ opera è dedicate all’amore materno, dove un volto di donna e uno di bambino si sfiorano, capace di farci venire in mente la Madonna col Bambino.
Particolarmente “toccanti” sono infatti le opere dedicate a Maria madre di Gesù e della tenerezza, rappresentano la Vergine al di fuori del tempo e dello spazio, non in atteggiamento realistico, ma con un volto trasfigurato il quale rivela che essa appartiene al mondo celeste rivestita di un corpo incorruttibile: si tratta di raffigurazioni sacre, reliquie, antiche icone, epifania del divino.
Chi osserva la recente opera quadrata Il dono della vita, ha dato sé stesso per te (acrilico su tela cm 100x100, 2021) prova la medesima sensazione di straniamento, di liberazione dalle forme consuete nelle due figure che sono una, anima piccola e immensa che raccoglie in sé qualsiasi emozione e sentimento umano, “spiritualizzandolo”. Nel quadro, Maria si rivolge con lo sguardo verso lo spettatore e indica con la mano suo figlio Gesù morente nella sua deposizione. Il volto di Maria non è un volto sofferente, ma di serenità e di speranza che vuole infondere in coloro che ammirano il dipinto.
L’opera emana astrazione e spiritualizzazione dei volti, bidimensionalità e armonia, i colori sono stesi come gioia dello Spirito, l’incorporeità delle figure rappresentano l’atemporalità, in quanto la dimensione di Maria e del Cristo morto tra le sue braccia è essenza di sacralità al di là del tempo cronologico.
Lo stesso dolore lento, la medesima calma sofferta e inesprimibile se non con il sospiro fatto parola si ritrova nell’opera Deposizione (acrilico su tela cm 60x120, 2021) che sembra rispondere e rimandare all’atmosfera di sofferenza affettuosa, all’aura commossa dei versi ottocenteschi di Alessandro Manzoni su Ermengarda morente:
Cessa il compianto.
Unanime s’innalza una preghiera.
Sulla destra Maria e Cristo sono illuminati e in apparenza soli, nonostante i due dolenti ai lati. In verità, la luce delicata li unisce in un concerto spirituale melodioso, un affascinante inno alla bellezza dell’essere “una cosa sola”.
L’ opera Abbracciato alla croce (acrilico su tela cm 80x60, 2020) è la dichiarazione consapevole di questo pensiero che si avvicina al Dio che separa le tenebre dalla luce, e vola a creare sole, luna ed erbe. “Cristo sofferente si abbraccia alla croce quasi per sorreggersi. È sì un Cristo che soffre, ma, come illuminato, si riposa abbracciato alla croce. In quell’abbraccio ci sono tutte le nostre sofferenze, i dispiaceri, le angosce, le tribolazioni, gli insuccessi” (Luigi Salvatori, autocritica).
L’amore è bellezza, Salvatori la incontra nell’opera I due amorini (omaggio a Amore e Psiche di Adolphe Bouguereau, 1890), acrilico su tela cm 50x70, 2020 dedicato all’innamoramento giovanile, sentimento non razionale legato alla parte più profonda dell’animo umano, non rappresenta soltanto i due angioletti capaci di trasformarsi in un coro angelico, una sinfonia, o meglio un “concertato” di scambi di tenerezze, di canti insieme e distinti in un “a parte” che dà luogo ad una vibrazione sentimentale senza impedimenti, verginale. Lo scambio del bacio e di sguardi tra i due angioletti è un duetto d’amore finissimo, impalpabile, un ricamo di linee. È la Poesia lirica al suo sorgere, la trasfigurazione che l’arte opera al suo apparire. Una visione di perfezione che abbaglia e commuove.
L’opera Siamo certi che tutto passerà! l’Angelo con le palme della Vittoria (nel SS.mo Nome di Maria al Foro Traiano) (acrilico su tela cm 80x80, 2020) ricorda l’ultima opera di Raffaello, la Trasfigurazione di Cristo, poema sacro nel contrasto fra luce e ombra. Nell’opera di Salvatori è l’angelo che sembra trasfigurarsi volando sopra la chiesa SS.mo Nome di Maria al Foro Traiano.
Dedicato alla lotta contro la pandemia mondiale e ispirato all’Angelo della Altare della Patria, vede sullo sfondo la cupola della Chiesa del SS.mo Nome di Maria, edificata nel 1736 per celebrare la vittoria sulle truppe ottomane nella battaglia di Vienna nel 1683, che segnò la fine della spinta delle invasioni straniere per la conquista dell’Europa. Rappresenta il simbolo della vittoria su qualsiasi nemico esterno che voglia conquistare il nostro mondo quotidiano.
Nella significativa opera Angioletti in San Pietro (acrilico su tela, 100x70 cm, 2020) predilige un particolare decorativo presente nella Basilica di San Pietro. Anche le recenti guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza e i naufragi con a bordo migranti hanno lasciato un segno indelebile in Salvatori, si vedano I volti della guerra, I diritti negati, Il viaggio della speranza.
Epilogo
“Ospitare qui alla Camera le opere di Salvatori è, inoltre, un omaggio a quella pittura alta e popolare rappresentata da una delle più importanti correnti artistiche romane del secondo novecento di Via Margutta e fondata dall’indimenticato Alberto Vespaziani, le cui fronde degli alberi - minuziosamente dipinte in stile antico con i micropennelli – ancora si muovono al vento” (Federico Mollicone, dalla Prefazione al catalogo I luoghi dello spirito – I volti dell’anima di Luigi Salvatori, Editions of Italian Modern and Contemporary Art Archives, 2024).
L’arte di Luigi Salvatori emana spiritualità e sacro, con finissime qualità tecniche e straordinario colore pittorico, i suoi dipinti, pur se laici, suggeriscono un’immagine del trascendente ponendosi al di fuori della realtà oggettiva che sorpassa quindi i limiti dell’esperienza.