Forme sinuose, gentili e naturali. Forme che sembrano smussate dalla lunga azione modellante del vento, o da quella erosiva di un corso d’acqua. La scultura, per Moore, è mezzo per raggiungere la natura. E di natura ce n’è sempre stata tanta a Perry Green, dove Moore si trasferisce tra i sussulti della Seconda guerra mondiale che scuote Londra.

In Hertfordshire, ha finalmente modo di dedicarsi completamente a ciò che aveva amato da sempre: l’arte, o più nello specifico, la scultura. Henry Spencer Moore è tra gli scultori contemporanei inglesi del XX secolo di maggiore rilievo, celebrato oltre che per la sua scultura, per le sue centinaia di bozzetti, disegni, tessuti e grafiche.

Moore privilegia diverse tipologie di soggetti scultorei. Taluni sono anatomicamente simili alla figura umana, altri diventano progressivamente più astratti, globulari, oppure più geometrici ed essenziali. Man mano perdono ogni identità figurativa e, fissi nello spazio, ricordano vagamente gli oggetti che Moore collezionava. Gruppo Famigliare del 1946 è la prima opera ad essere esposta nei prati immensi di Perry Green.

Il bronzo è liscissimo, colorato di un blu petrolio intenso e da sfumature iridescenti di verde profondo. Il gruppo scultoreo è lucido e splende, data l’applicazione di sostanze chimiche e l’esposizione prolungata agli agenti atmosferici. L’opera viene eseguita da Moore nei primi anni lontano dal subbuglio di Londra e dalla distruzione della guerra, e dai primi anni in cui l’artista diviene padre.

Qui, sia nei loro sguardi, che nelle loro posizioni, le tre figure sono intrecciate in una grande intimità ed umanità. Le mani si intrecciano in un unico punto focale, convogliando l’attenzione sul figlio. Lo studio delle mani, in particolare, è estensivo e Moore lo desume dalle sculture sumere che ammirava al British Museum: nelle mani tipicamente intrecciate, l’artista ravvede forte potenziale, ed è un motivo che applica in numerose sue sculture.

Nonostante ciò, la prima arte di Moore che ha riscosso grande successo non sono le spensierate e sinuose sculture realizzate a Perry Green, ma le centinaia di disegni del periodo londinese che realizza durante il terrore della Seconda guerra mondiale. Celebri, e fondamento per la sua arte successiva, sono i bozzetti delle figure languide, che pallidissime come fantasmi si fondono nella luce fioca dell’underground.

Londra, nella Seconda guerra mondiale, è luogo di numerosi bombardamenti che obbligano i residenti a rifugiarsi nelle stazioni metropolitane. Nei disegni di Moore i cittadini dormienti, spaventati, stremati, paiono lugubri ombre dall’oltretomba. Già in quest’arte, tuttavia, si osserva l’impostazione artistica dell’artista. Le forme umane sono sinuose e paiono il preludio delle sue successive anatomie scultoree.

I bombardamenti distruggono anche lo studio di Moore, che allora si trasferisce a Perry Green, in Hertfordshire, tra le isolate distese d’erba verde smeraldina, punteggiata dai batuffoli di cotone delle pecore, che tanto ricordano le nuvole fuggiasche del paesaggio di campagna. E qui si dedica alla scultura bronzea, lignea, d’argilla o di pietra, selezionando molto attentamente il materiale delle sculture, giacché ciascuno comunicava diverse impressioni, ed un diverso impatto.

Come Sylvia Cox, la curatrice della Fondazione Henry Moore, precisa, il bronzo viene privilegiato per le sculture monumentali, come Doppio Ovale del 1966, perché comunica durabilità, stabilità, forza. La struttura perfettamente liscia e policromatica sembra una celebrazione di colori caldi ed accoglienti, creando un matrimonio sublime con la natura autunnale e colorata di Perry Green. Ciò, nonostante il bronzo sia un metallo, freddo.

L’Arco del 1969, invece è una figura primordiale, d’assoluta compostezza e fissità. Ricorda una formazione pietrosa, sembra vagamente un osso, di quelli che Moore raccoglieva e collezionava, rendendole fonte d’ispirazione per le sue realizzazioni scultoree. Ogni forma può essere fondamentalmente un punto d’inizio, afferma Moore. Tutte le cose che scovava nella natura erano per Moore preziosa fonte d’ispirazione, ciò poteva essere un pezzo di legno, un osso, o ancora più semplicemente, una nuvola. E poi, dai blocchi materici, Moore modellava, lucidava, consumava il materiale fino ad ottenerne la forma perfetta.

Talvolta, i suoi soggetti scultorei risultano da una rielaborazione di forme realmente esistenti, dalla quale ottiene forme immaginarie, che hanno una loro propria collocazione nello spazio. Quelle di Moore sembrano forme naturali, e sembra inoltre che abbiano accusato l’azione degli agenti atmosferici. Originate e modellate dalla natura, diventano un tutt’uno con la natura. Come Godfrey Worsdale suggerisce, il grande talento di Henry Moore consiste nell’insegnare come vedere il mondo. Più si osservano le sue forme, più si decodifica il mondo esteriore.

Grande Figura Reclinata del 1984 è un altro esempio emblematico nel quale materiale e collocamento spaziale esaltano la maestosità della scultura. In questo caso, la scultura viene collocata sull’apice di una collina di Perry Green, e vista da lontano, il fondo diventa il cielo stesso. La luce regna sovrana, ed anche minimi cambiamenti di luce rivelano dettagli, corrispondenze, fibre di colore nascoste in altri momenti della giornata. Moore privilegia esporre le sue sculture all’aperto, permettendo che la natura e la luce possano completare le sue forme, dandogli profondità e brillantezza.

Moore gioca molto sui vuoti ed i pieni. Il vuoto, nel suo caso, non è assenza di figura bensì parte integrante della scultura, mezzo ulteriore per connettersi alla natura, per ritrovare la connessione con lo spazio circostante. A prescindere che sia un gruppo scultoreo di più piccole dimensioni, o un’installazione notevolmente più grande, vuoto e pieno si completano, creando un’opera che sembra talvolta galleggiare nello spazio, ma che sia piena e solida allo stesso momento. La materia è solida, piena, elastica. Globulare, si espande e ritrae, entra in contatto con lo spazio esterno.

Di Henry Moore non si è apprezzata soltanto la sua identità d’artista, ma specialmente la sua persona. Moore ideava, creava, modellava con una missione ben precisa: rendere l’arte un bene democraticamente accessibile alle persone. Dell’artista si conoscono la progettazione, i processi, i collaboratori. Crea egli stesso una Fondazione per promuovere l’arte, promuovere la sussistenza di istituzioni culturali a livello internazionale e diffondere l’educazione attraverso corsi specifici sulla scultura, incoraggiando le successive generazioni di artisti e vivificando la sua eredità. Ciò, disseminando ambizione e speranza nella comunità artistica. La sua esistenza semplice, non pretenziosa, il suo animo mite e la sua volontà di diffondere il bene artistico hanno contribuito a renderlo tra gli artisti più ammirati del XX secolo.

Referenze

Henry Moore Foundation (2022). Henry Moore: The Sixties – Exhibition Tour. YouTube.
Henry Moore Foundation (2022). How to Look at Sculpture. YouTube.
Smarthistory (2019). Describing what you see: Sculpture (Henry Moore, Reclining Figure).
HENI Talks (2018). Inspired by Nature: Henry Moore | HENI Talks ‘Perspectives’.