Con la tradizionale consegna della chiave, il 4 maggio l'astronauta della NASA Thomas Marshburn, ha consegnato il comando della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) al cosmonauta Oleg Artemiev, durante il suo ultimo giorno a bordo insieme agli altri tre membri della missione Crew-3, Kayla Barron, Raja Chari e Matthias Maurer dell'Agenzia Spaziale Europea.
La Crew-3, terzo volo per la NASA di una navetta Crew Dragon della SpaceX, è stato il primo volo spaziale per Barron, Chari e Maurer e il terzo per Marshburn, che era già stato nello spazio con lo shuttle (STS 127) nel 2009, e sull’ISS durante la Expedition 34/35 del 2013.
Durante la breve cerimonia, che si è svolta come di consueto in diretta TV, Marshburn ha dichiarato che l'eredità più importante della stazione, è l'essere il simbolo della cooperazione spaziale internazionale, e un luogo di pace. Poi, rivolgendosi ad Artemiev, gli ha detto: "Sei un cosmonauta di grande esperienza ed energia, per questo sono certo di lasciare la stazione spaziale in buone mani". Ringraziandolo, Oleg ha poi risposto: "Abbiamo passato insieme un periodo felice, cooperando in amicizia, un valore che vale per i nostri figli e la pace tra i nostri Paesi".
Artemiev e Marshburn si sono poi abbracciati, fra gli applausi degli altri membri dell'equipaggio dell’ISS, che ora annovera anche Samantha Cristoforetti (ESA), arrivata a bordo il 27 aprile, con la navetta Crew-4, insieme agli astronauti della NASA Kjell Lindgren, Robert Hines and Jessica Watkins, che sarà la prima astronauta afroamericana a trascorrere a bordo della stazione spaziale un periodo record di sei mesi.
La cerimonia ha avuto una grandissima importanza, se pensiamo a quanto accade sulla Terra. All'indomani dell'invasione dell'Ucraina, la maggior parte delle partnership spaziali internazionali della Russia si sono interrotte, mentre le relazioni fra Russia e Stati Uniti, si sono aggravate. La Russia è un partner vitale per la gestione e la sopravvivenza della Stazione Spaziale Internazionale, una collaborazione che la guerra, e le conseguenti sanzioni applicate al Paese, rischiano di mettere in discussione.
Dmitry Rogozin, il capo dell'agenzia spaziale federale russa Roscosmos, negli ultimi tempi non ha esitato a minacciare di ritirare l'agenzia dal programma ISS, se non verranno ritirate le sanzioni imposte alla Russia dagli Stati Uniti e dagli altri partner del consorzio che gestisce la stazione (Giappone, Canada e Unione Europea) a causa dell'invasione dell'Ucraina. Per questo motivo, il consorzio ha espresso seri timori al riguardo, in quanto è il 'blocco russo' della stazione a mantenerla nella giusta orbita, e un suo sgancio, senza una adeguato sostituto, porrebbe fine anticipatamente alla vita della stazione stessa.
L'amministratore della NASA Bill Nelson ha voluto tranquillizzare gli altri partner, con una lettera inviata il 30 marzo, nella quale conferma che gli Stati Uniti continueranno a sostenere la cooperazione internazionale, e in particolare le attività associate alla gestione dell’ISS con la Russia, perché, secondo Nelson, le sanzioni non intaccano la cooperazione nello spazio fra le due Nazioni, e quindi garantiscono la sicurezza dell’ISS.
Queste dichiarazioni, comunque, non escludono che Roscosmos lasci la partnership con l’ISS, prima della data stabilita del 2030, ma certamente non indicano che una mossa del genere sia imminente. Inoltre, è difficile sapere quanto seriamente prendere qualsiasi minaccia di Rogozin, perché già in passato aveva minacciato azioni di protesta iperboliche. Nell'aprile 2014, per esempio, poco dopo l'applicazione delle prime sanzioni imposte alla Russia, per l'arbitraria annessione della Crimea, in un suo intervento, quando non era ancora a capo della Roscosmos, ma vice primo ministro, aveva sarcasticamente suggerito che gli Stati Uniti avrebbero dovuto usare un trampolino per portare i suoi astronauti alla stazione spaziale. Un commento che faceva riferimento alla totale dipendenza della NASA, all'epoca, dalla navicella spaziale russa Soyuz per raggiungere l’ISS. Fu per questa dichiarazione che nel 2020, quando gli Stati Uniti portarono i propri astronauti sulla stazione grazie alla Crew Dragon di SpaceX, che il fondatore e CEO di SpaceX Elon Musk, applaudì al lancio dicendo: "Il trampolino funziona!"
È pur vero che la maggior parte delle altre collaborazioni spaziali della Russia sono andate perse a causa della Guerra. L'Europa, per esempio, ha annunciato che la missione EXOMars, consistente di un orbiter e del rover 'Rosalind Franklin', ideato per andare alla ricerca di vita marziana, e il cui lancio era programmato per quest'anno, non si farà più con i russi. Infatti, il 17 marzo l'ESA ha deciso di sospendere quattro missioni già programmate (Galileo M10, Galileo M11, Euclid e EarthCare) che per il lancio utilizzavano dei vettori Soyuz, e per EXOmars di rinunciare al vettore russo 'Proton' e alla sua piattaforma di atterraggio, costruita dalla Roscomsos. Una decisione questa che, a mio parere, danneggia più la scienza che la Russia, considerando che con tutta probabilità, il lancio sarà ritardato di almeno altri sei anni (2028) nei quali tutti i sistemi andranno riaggiornati, con costi importanti per l'Agenzia Spaziale Europea. In risposta a queste decisioni, la Russia, a sua volta, ha deciso di non vendere più motori a razzo di sua fabbricazione alle compagnie private americane, e di non lanciare più i razzi Soyuz dallo spazioporto europeo nella Guyana francese.
Secondo Anatoly Zak, giornalista che gestisce RussianSpaceWeb.com, in realtà la Russia non ha interesse a rinunciare a tutte le collaborazioni internazionali, e vuole restare nella partnership dell’ISS, per evitare un ulteriore deterioramento del proprio programma spaziale civile; questo almeno fino a quando la nuova stazione russa, di cui l'attuale blocco presente sull’ISS farà parte, non sarà pronta, il che è realisticamente improbabile prima della metà degli anni '30.
La speranza è che la diplomazia e la ragione prevalgano sulle armi. Che sulla Terra si cessi di combattere al più presto, è che lo spazio resti un luogo di pace e cooperazione, come lo è sempre stato dal 1975, quando russi e americani si strinsero la mano durante la prima storica missione congiunta Apollo-Soyuz ASTP, aprendo la via alla collaborazione pacifica nello spazio, e creando un porto franco per i popoli che vogliono un mondo migliore per i propri figli.