Cosa accade quando in un giorno preciso, il nostro corpo non risponde più? Semplicemente non sappiamo dove si trovi nello spazio. Non capiamo dove si trova la nostra gamba, il piede, come pensiamo di poterci muovere, se poter contare più sulla collocazione di un corpo che dovrebbe muoversi più veloce del nostro pensiero? Sembra un incubo, e lo è a tutti gli effetti.

Ma è un incubo che riguarda una complicanza neurologica piuttosto rara della Sindrome di Sjögren, dal nome del medico svedese che per primo la diagnosticò. Daniela, la protagonista del romanzo di Chiara Briani “Senza senso”, edito da Augh! per la collana Curandero, racconta la sua vita dalla diagnosi fino alla possibilità di convivere, con tutte le difficoltà del caso, uno stravolgimento totale della propria esistenza.

La scrittrice Chiara Briani esercita la professione di neurologa presso il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova ed è partita dalla vicenda di una sua paziente per illuminare un luogo della sofferenza per molti sconosciuto. La resilienza di Daniela, la sua tenacia, il suo desiderio di vivere una vita normale, è il tessuto che racchiude una vera perla letteraria. Già autrice di altri romanzi come “Voglio potermi arrabbiare” e “Non ho mai visto inciampare l’amore” e “Mrs Grace” per Alter Ego, Briani entra in punta di piedi, e con uno sguardo sensibilissimo e non medico, nella vicenda di una donna che potrebbe essere la nostra amica o la nostra vicina di casa, per raccontare l’evoluzione di un cammino verso la vita che è sempre e comunque degna di essere vissuta.

"Non volevo raccontare una storia clinica nello stile di Oliver Sacks- spiega Chiara Briani- bensì una storia umana, quella di una mia paziente, una donna meravigliosa colpita da una disabilità importante. Ho voluto rendere visibile qualcosa che è apparentemente invisibile. Se si incontra Daniela per la prima volta e non si conosce il suo problema, ci si potrebbe non accorgere di quale sia la sua sofferenza. Questo è parte della sua forza, della sua straordinarietà di essere umano”.

Chiara Briani scrittrice e neurologa è stata toccata dalla capacità di continuare, malgrado tutto, della sua paziente e ha voluto rendere omaggio alla sua tenacia, al suo amore per ogni singolo dettaglio che compone il quotidiano. Sono le piccole cose che Daniela misura e celebra ogni giorno, insieme alla sua capacità di trovare stratagemmi per apparire sempre al meglio e in grado di gestire tutte le difficoltà che la sindrome dal nome difficile presenta costantemente.

La scrittura di Briani è essenziale e delicata, pervasa da un sentimento di attenzione presente, di sensibile ritegno e decoro che trasmette e insuffla nella sua protagonista romanzata. Sì, perché “Senza senso” è soprattutto un romanzo, una storia di vita e una storia d’amore perché Daniela è una donna e come donna vuole vivere pienamente e, sebbene in età non più giovanissima, incontra l’amore. Un amore che comprende e protegge, un amore che accetta anche la sua progressiva infermità. Sono coinvolgenti e toccanti le pagine narrate da Briani in cui Daniela organizza l’incontro con Lorenzo nella sua casa, come prepara la cena, come l’emozione e l’attesa pervadono ogni gesto.

E sappiamo quanto ogni suo gesto possa diventare un ostacolo, un problema, un dolore. Malgrado tutto Daniela e Lorenzo si amano di un amore totale e si sposano. Hanno gli stessi gusti, le stesse passioni, ma anche la luna di miele può creare qualche difficoltà, che Daniela sa superare, sa andare oltre il suo corpo se serve.

Quanti di noi riuscirebbero a farlo senza abbattersi, senza invocare il cielo e la sua ingiustizia?

“E’ una bella domanda. Ogni giorno mi devo confrontare con pazienti le cui patologie sono invalidanti - evidenzia l’autrice - per i quali cerco di fare tutto il possibile, ma alle volte non basta. Nel caso di Daniela ho sentito l’imperativo di portare all’attenzione la sua storia, perché si conoscesse, non rimanesse nella fredda casistica delle patologie neurologiche. La cosa che mi ha colpito di più è stata la risposta di Daniela che mi ha detto che con il mio libro l’ho resa immortale, malgrado la sua malattia, insomma credo che fosse giusto darle questo riscatto”.

Chiara Briani conosce la sofferenza dei suoi pazienti, la misura a ogni incontro e ne intercetta ogni piccolo cambiamento. L’importanza di questo libro è nel suo significato, nella scrittura amorevole e pacata di Chiara Briani, nella sua rabdomantica capacità di andare oltre i luoghi comuni della malattia, per restituire dignità e decoro all’essere umano. Ma Chiara Briani nella letteratura e nella scrittura così felice nel suo caso, trova il modo per decantare una professione che mette ogni giorno a contatto col dolore umano.

È stato difficile scrivere il libro?

“Cerco di non scrivere dei miei pazienti, è accaduto con un paziente afasico e adesso con Daniela. Normalmente amo scrivere di fiction, mi diverte, mi aiuta a superare le difficoltà della mia professione, i momenti bui che inevitabilmente ci sono. Mi sono divertita moltissimo a scrivere Miss Grace, ma ‘Senza senso’ è venuto in modo naturale, necessario come tutte le cose autentiche e vere. Anche se la fiction, ripeto, aiuta a decantare il carico emotivo. Raccontare la storia di Daniela ha aiutato lei e anche me ed è stato bellissimo rendere visibile una storia invisibile”.

Certo, non si nasconde un decorso che, purtroppo, andrà avanti ma al contempo la speranza compare a tratti dietro l’angolo, come un fiore che nasce in un muro scrostato, come un’ improvvisa folata di vento in una giornata torrida. Sono questi i semi di un linguaggio sconosciuto, che è quello con cui parla Daniela, fatto di istanti di pura estasi in mezzo a giornate di grande fatica.

Chiara Briani con “Senza senso”, ci regala il senso vero della vita. E del resto, la scelta della professione medica per Briani ha una scaturigine tutta letteraria, come ci confessa: “Io ho scelto di fare neurologia perché mi ero innamorata di Pirandello ed ero affascinata dallo scoprire l’Uno, nessuno e centomila che c’è in ciascuno di noi”. Più chiaro di cosi.