Oophaga speciosa è l' armonioso nome scientifico di una bellissima, piccola raganella dal colore rosso rubino e dal veleno letale, che gli indios delle foreste pluviali dello istmo di Panama usavano per avvelenare le punte delle loro frecce.
Usavano perché, ammesso che esistano ancora indios in quelle foreste, ora dovranno usare altri artifici per avvelenare le loro frecce, in quanto dal 2020 la oophaga speciosa è stata ufficialmente dichiarata estinta. Infatti, la splendida rana freccia velenosa è entrata nel novero delle 150.000 specie di esseri viventi, animali e vegetali, che direttamente o indirettamente si sono estinte per causa dell' unico super predatore planetario, l' uomo, e tutto ciò negli ultimi 500 anni, vale a dire un battito di ciglia nella scala dei tempi geologici.
Già nel 1995 il celebre paleoantropologo Richard Leakey scriveva: "Sebbene tutte le specie sulla Terra abbiano un’origine e una fine, Homo Sapiens è in grado di distruggere intere specie in brevissimo tempo, innescando così la sesta estinzione di massa".
Dalla comparsa della vita sulla Terra, circa 500 milioni di anni fa, l'evoluzione ha prodotto, stima in difetto, più o meno 5 miliardi di specie solo tra gli eucarioti (esseri viventi formati da una o più cellule dotate di nucleo ben definito), di cui circa il 99% estinto. Perché le specie viventi, compresa la nostra, dalla loro lontana origine come semplici agglomerati di composti organici fino ai più evoluti rappresentanti delle svariate famiglie, sono tutte destinate a estinguersi dopo avere abitato la loro nicchia ecologica, per un lasso di tempo che, mediamente, oscilla tra 1 e 10 milioni di anni.
Il normale ritmo con cui le specie scompaiono, o tasso di estinzione di base, compensato da un equivalente tasso di speciazione, vale a dire ritmo del processo evolutivo con cui compaiono nuove specie a partire da quelle preesistenti, è da 1 a 10 all'anno. Tuttavia, per 6 volte nel corso degli ultimi 500 milioni di anni, cioè da quando la vita ha fatto la sua comparsa sulla Terra, la Natura ha improvvisamente rivisto tutto quello che faticosamente aveva generato dalle melme primordiali e lo ha fatto mediante svariate tipologie di eventi catastrofici, totalmente estranei ai processi evolutivi, che causarono ogni volta la quasi totale scomparsa della vita sulla Terra provocando quelle che sono definite come estinzioni di massa.
Per estinzione di massa quindi si intende un evento catastrofico che, in tempi geologici relativamente brevi, porti alla scomparsa della maggior parte delle specie viventi, lasciando ai pochi superstiti l'arduo compito di rifondare ogni volta la Vita su nuove basi.
Non è certo facile ricostruire, anche solo a grandi linee, ciò che avvenne centinaia di milioni di anni fa, tuttavia la geologia e la paleontologia hanno identificato 5 grandi transizioni biotiche o estinzioni di massa. La prima di esse avvenne 440 milioni di anni fa alla fine del periodo Ordoviciano. Nel giro di pochi milioni di anni si estinse l'85 % delle specie viventi che allora erano soprattutto invertebrati marini come i trilobiti e i nautiloidi orthoceras.
Pare che la causa sia stata una imponente glaciazione che inizialmente si credeva causata da un lungo passaggio del super continente Gondwana, che comprendeva tutte le terre emerse, in corrispondenza del polo sud geografico di allora, ma attualmente teorie più recenti basate su sensazionali scoperte astrofisiche, ipotizzano una devastante esplosione di raggi gamma che investì la Terra causando una cascata di eventi catastrofici che portò alla prima grande estinzione di massa.
I lampi gamma sono mostruose emissioni di fasci di tali radiazioni causate dal collasso di stelle giganti super massicce o dalla collisione esplosiva di due stelle a neutroni. Eventi siffatti, anche se da distanze spazio temporali di miliardi di anni luce, emettono una esplosione di raggi gamma di tale immane energia che, se casualmente collimata in direzione del nostro pianeta, può aver causato la prima grande estinzione di massa mediante la riduzione o la scomparsa dello strato di ozono con esposizione letale ai raggi ultravioletti, la formazione di uno smog fotochimico a base di diossidi di azoto capaci di provocare una sorta di inverno nucleare con cessazione della fotosintesi e un brusco e duraturo abbassamento delle temperature globali, nonché micidiali piogge acide a base di acido nitrico.
La seconda grande estinzione avvenne 370 milioni di anni fa nel periodo Devoniano superiore. È chiamato evento Kellwasser e portò alla scomparsa di circa il 75% delle specie viventi che, se nell' Ordoviciano erano soprattutto invertebrati marini, nel Devoniano avevano cominciato a popolare anche la terraferma con aracnidi e insetti primitivi. Forse un impatto meteorico o fenomeni di vulcanismo estremo portarono alla scomparsa, tra gli altri, dei primi super predatori come il pesce placoderma Dunkelosteus.
La terza estinzione di massa, detta estinzione del Permiano, avvenne circa 261 milioni di anni fa, al limite tra il periodo Permiano e il Triassico, e fu talmente catastrofica da causare la scomparsa del 95% delle specie viventi all' epoca. Fu il più grave evento di estinzione di massa di cui si abbia notizia e per la prima volta coinvolse anche gli insetti che dal Carbonifero avevano fatto la loro comparsa sulle terre emerse del Pangea.
Più che una causa singola oggi si tende a credere che sia stata una combinazione di fenomeni straordinari che si susseguirono nel corso di un tempo geologicamente molto breve, a innescare un evento che rischiò di cancellare del tutto la vita sulla Terra.
Sicuramente fenomeni di vulcanismo di dimensioni inimmaginabili si verificarono in quella che oggi è la Siberia ma che allora faceva parte, insieme alle altre terre emerse, del supercontinente Pangea e formarono “Il grande Trappo Siberiano”, la più grande provincia ignea del pianeta. Questa regione si estende per 4 milioni di km quadrati ed è ciò che resta di una vastissima colata basaltica causata da eruzioni classificate, in scala geologica, come "mega colossali" .
Queste immani eruzioni generarono una grande quantità di ceneri e polveri che vennero violentemente espulse nell'atmosfera provocando un effetto serra talmente potente da innalzare di 10 gradi la temperatura degli oceani causandone il collasso per anossia. In poco meno di 30.000 anni il 95% delle specie marine e terrestri scomparve.
Cosa innescò una serie di eruzioni vulcaniche di quella portata? Forse un pennacchio del mantello, la parte fluida più esterna del cuore rovente del nostro pianeta, ha perforato il cratone siberiano spinto da movimenti tettonici o più probabilmente un gigantesco impatto meteorico verificatosi agli antipodi - un cratere di circa 500 km è stato in effetti rilevato sotto i ghiacci dell'Antartide in corrispondenza della terra di Wilkes - avrebbe avuto la potenza di generare una serie di onde sismiche tali da provocare un massiccio vulcanismo agli antipodi.
Dopo una tale ecatombe solo alcuni taxa particolarmente adattabili riuscirono ad approfittare delle condizioni estreme generate da una tale devastazione e si diffusero su tutte le terre emerse come ad esempio il versatile e robusto terapside Listrosauro che arrivò da solo a costituire il 90% dei vertebrati terrestri nel periodo post-disastro: il triassico inferiore. Si stima tuttavia che una piena ripresa della biosfera si ebbe solo 30 milioni di anni dopo, in pieno periodo triassico medio.
La quarta estinzione di massa dell'eone fanerozoico, vale a dire l'era della vita visibile (dal greco faneros: vivibile e zoe: vita) avvenne alla fine del Triassico, 201,4 milioni di anni fa. Anche questa incredibile catastrofe portò, in meno di 10 milioni di anni, alla scomparsa del 76% delle specie viventi. È la più incerta sia per ciò che concerne la cronologia sia riguardo alle cause che la generarono.
Sembra che nessun significativo cratere d'impatto possa essere fatto risalire a una datazione compatibile con questa transizione biotica e anche il vulcanesimo non sembra il maggiore indiziato. Fatto sta che vi fu un innalzamento della temperatura, a livello della biosfera, di circa 5 gradi Celsius causato da un effetto serra forse dovuto all'emissione in atmosfera di enormi quantità di metano da giganteschi depositi di clatrati, una sorta di gabbie di ghiaccio che intrappolano al loro interno immensi giacimenti dell'idrocarburo, molto più capace di generare un effetto serra dello stesso diossido di carbonio.
La quarta estinzione portò anche alla definitiva scomparsa dei terapsidi, una specie di protomammiferi che avevano dominato la scena dal Permiano, aprendo così l'era mesozoica lasciando campo libero ai rettili. Essi occuperanno quasi tutte le nicchie ecologiche del regno animale arrivando, nel giurassico prima e nel cretaceo poi, a una tale perfezione e a una tale complessità e varietà di specie come mai si era vista prima e mai più si vedrà sulla faccia della Terra, espressa da terribili e straordinarie creature, immani e magnifiche, che hanno sfidato le leggi della fisica e della gravità regnando incontrastate su tutta la Terra.
Ma la Natura o forse il Demiurgo cosmico avevano altri progetti per questo meraviglioso e disgraziato pianeta. Forse al loro cospetto i mammiferi, che con i sinapsidi del Permiano avevano fatto una prima apparizione troppo in anticipo sui tempi, reclamavano ora il loro turno e con essi l' uomo. Ma un ecosistema dove potessero convivere il Tirannosauro e la specie umana non era concepibile. Affinché si preparasse ad accoglierla, la biosfera aveva bisogno di una nuova grande epurazione.
Ma i Dinosauri, alla fine del Cretaceo erano al massimo del loro sviluppo evolutivo e non avevano alcuna intenzione di scomparire dalla faccia della Terra. Allora un grande asteroide venne deviato dalla Fascia Principale, l'area del sistema solare in cui orbitano questi residui della creazione che non sono mai riusciti a divenire pianeti e che forse proprio per questo li odiano, e venne indirizzato verso la Terra.
Si stima che fosse grande come l'Everest e si schiantò sul pianeta azzurro alla velocità di 30 km al secondo, vale a dire più di centomila km all'ora, esattamente 65,95 milioni di anni fa, in corrispondenza dell'odierno Yucatan innescando una serie di eventi catastrofici che causarono la quinta grande estinzione di massa che cancellò i dinosauri dalla faccia della terra lasciando campo libero ai mammiferi e, 65 milioni di anni dopo, all'homo sapiens e con lui, come aveva intuito Leakey, venne la sesta grande estinzione.
Con esso, infatti, per la prima volta nella storia della vita sulla terra, una transizione biotica sta avvenendo, in tempi rapidissimi anche rapportati a quelli già rapidi impiegati dalle precedenti grandi cinque, non per cieche forze ctonie o per eccezionali eventi cosmici ma per l'invadenza, l'egoismo e la rozza miserabile arroganza dell'homo sapiens, essere per generare il quale - come abbiamo visto - 5 miliardi di specie sono state sacrificate estinguendosi nel corso dell'eone fanerozoico.
Ma anche la specie umana, come tutte le altre, si estinguerà e probabilmente in tempi piuttosto brevi se calcolati sulla scala delle ere geologiche e forse un giorno, una qualche creatura evoluta, studiando le stratificazioni rocciose dell'olocene, non avrà difficoltà a datare quel piccolo strato così radioattivo, con grandi quantità di uno strano polimero normalmente non presente in natura mischiato ad altri strani composti e a moltissimi resti silicizzati di una rachitica specie di scimmia, perché alla fine l' uomo, con tutta la sua tracotanza e i suoi effimeri imperi, non sarà nient’altro che un ottimo fossile guida.