La matematica, la scienza, il calcolo complesso, la fisica, l’ingegneria, insomma quelle che oggi vengono chiamate materie STEM, un tempo erano completamente precluse alle donne. E questo lo sappiamo, la donna era l’angelo del focolare, una creatura che tutto poteva fare tranne che affinare il proprio ingegno.
Eppure ci sono state donne; nei secoli scorsi, che si sono ribellate a questo diktat patriarcale, onorando la loro intelligenza e mettendola a frutto con scoperte davvero straordinarie. È il caso di Cristina Roccati, la donna che “osò” studiare la fisica. Siamo nel Settecento, secolo dei Lumi certamente, non per le donne però. E nella vulgata generale il cervello femminile non sarebbe stato creato per partorire teoremi, leggi e principi scientifici.
In quel di Rovigo, piccola provincia del Polesine, Cristina Roccati, appena quindicenne è un’appassionata studiosa di fisica, compie esperimenti, studia una scienza che sarà fondamentale per il progresso del mondo.
L’idea di costruire una mostra su un personaggio così singolare viene da Sergio Campagnolo, che con il suo Studio Esseci ha abituato a mostre d’arte di altissimo livello. In collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l’Accademia dei Concordi di Rovigo e la curatela scientifica di Elena Canadelli, finalmente potremo conoscere la vita e gli studi di questa straordinaria scienziata veneta.
A Palazzo Roncale fino al 21 aprile 2025 la mostra dal titolo “Cristina Roccati. La donna che osò studiare fisica”, la vicenda di questa giovanissima rodigina viene rievocata da una esposizione arricchita dai disegni di studio della protagonista. Ad affiancare la mostra una bellissima campagna teaser di cartoline per sensibilizzare sulle tematiche femminili. Ecco che appare la frase di Monsignor Gregorio Barbarigo: “È uno sproposito dottorar una donna, ci renderebbe ridicoli a tutto il mondo”; a rimarcare quale fosse l’atteggiamento degli uomini, in questo caso della Chiesa, nei confronti di donne che decidevano di studiare e quindi di infrangere un tabù.
Rovigo, ai tempi di Cristina, non può offrire quello che l’intraprendente studentessa sta cercando. La ragazza è dotata di un incredibile talento per le scienze e i numeri e, fortunatamente, il padre la incoraggia. Invece che puntare sul figlio maschio, come sempre avveniva, prese una decisione assolutamente controcorrente permettendo alla figlia di studiare all’università di Bologna. Poco più che adolescente Cristina, accompagnata dalla zia e dal precettore, varcò le porte di quella che all’epoca insieme a Padova era l’ateneo più importante d’Europa.
È giusto ricordare che, al mondo e in quell’epoca, solo due donne avevano raggiunto la laurea: Elena Cornaro Piscopia (1646-1684) e Laura Bassi (1711-1778), la prima all’Università di Padova, la seconda nell’Ateneo bolognese.
E fu a quest’ultima che, nel 1747, a soli 15 anni - sottolinea la curatrice professoressa Elena Canadelli - si rivolse Cristina. In un mondo senza donne come quello della scienza dell’epoca la Roccati si laureò nel 1751, appena diciannovenne, e l’anno successivo si trasferì a Padova per continuare la sua formazione con lo studio dell’astronomia e della fisica di Newton.
La sua carriera era in realtà iniziata dalla poesia erudita e d’occasione, composta per esempio per le nozze di personalità di spicco, un’attività che l’aveva fatta apprezzare non solo nella sua città natale, ma anche a Bologna e in altre accademie d’Italia. Amica dell’influente letterato rodigino Girolamo Silvestri, fu accolta nell’Accademia dei Concordi di Rovigo, importante cenacolo culturale e scientifico del tempo. Costretta a lasciare Padova già nel 1752, a causa dello scandalo finanziario in cui era stato coinvolto il padre, la giovane Roccati si dedicò da quel momento all’insegnamento della fisica nella sua città natale, rivolgendosi principalmente ai membri dell’Accademia dei Concordi, che nel 1754 la nominarono, non senza proteste e persino dimissioni polemiche, loro “Principe”.
La damnatio memoriae che ha colpito molte donne nei secoli non ha certo risparmiato Cristina Roccati.
Ma questo silenzio, questo oblio non hanno impedito di cercare di dare un volto all’intelligenza talentuosa di Cristina. Lo ha fatto un grande artista contemporaneo, Matteo Massagrande. L’unica immagine d’epoca di Cristina Roccati ad oggi conosciuta è una piccola stampa dove, a tratteggiare il suo volto, non fu certo un grande artista.
“Non conoscevo la storia di Cristina Roccati. Ignoranza mia - rivela l'artista - darle un volto, dipingere un ritratto per onorarla, senza aver nessuna conoscenza riguardante la sua vita, è stata una sfida sia personale che artistica. A livello tecnico non avevo difficoltà di immaginare come eseguire il ritratto… ma il ritratto di chi? L’unica immagine conosciuta di lei è una minuscola incisione, diciamolo apertamente, di qualità minore, da cui non potevo partire. Poi a mia moglie venne in mente una frase del grande poeta Kahlil Gibran che dice: “Il ricordo è un modo d’incontrarsi”.
Finalmente Massagrande trova l’unica descrizione fisica della sua persona in una biografia scritta da De Vit: “Fu Cristina Roccati piccola di statura, di capelli castagni, di occhio nero e di viso piacente anzi che no. Era poi dotata di molta vivacità e di somma leggiadria nel porgere da destarne sovente al primo aspetto l’ammirazione.”
“Ora avevo i colori dei capelli, degli occhi - prosegue Massagrande raccontando la genesi del bellissimo ritratto che è poi nato - indicazioni per la corporatura e per il suo viso. Essendo anche incisore mi sono messo scrupolosamente ad analizzare quella piccola incisione piena di errori di esecuzione e anche di stampa, individuando dal tipo di errore cosa avrebbe voluto fare il mio collega di secoli fa. Così un po’ alla volta ho carpito la forma del viso, degli occhi, del naso ed è nato il disegno. Dopo aver studiato i vestiti dell’epoca della piccola aristocrazia a cui lei apparteneva, gli usi e costumi, è nato anche il suo abito. Volutamente ispirato al mondo di Rosalba Carriera per omaggiare un’altra grande donna veneta, pittrice straordinaria”.
E la storia della celebre scienziata rodigina arriva oltre il cielo.
A Cristina Roccati è stato intitolato uno dei telescopi che verranno lanciati in orbita nell’ambito del progetto Plato dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), la cui missione è individuare pianeti extrasolari simili alla Terra: una nuova avventura per una donna che nel Settecento ha dedicato la sua vita alla scienza e allo studio della natura. E chissà che sempre più ragazze si appassionino alla scienza come la piccola Cristina Roccati, piccola per età ma immensa per conoscenza e genio.