La vita è tutta una questione di sfregamenti.
La lama dalla punta arrotondata scorreva fluida nel piccolo ammasso di marmellata color vinaccia e ad ogni passaggio, ad ogni sfregamento, uniformava lo strato di mirtilli e fragole reso cremoso dalla lunga cottura.
Prima sfrego di qua e poi sfrego di là e la fetta biscottata è pronta. Sì, sì, è tutta una questione di sfregamenti... ma fin da subito, dai primissimi momenti.
I denti non facevano altro che sfregare sui bocconi misto fluidi e croccanti sminuzzando e triturando tutto e poi... op! il bolo veniva gettato indietro e scivolando, sfregando sul retro della lingua, nella faringe, nell’esofago, nello stomaco, nel duodeno, nel digiuno, nell’ileo nel crasso, nell’ano! Usciva. E tu poi ti pulisci e sfreghi! E poi tiri l’acqua, e questa sfrega! E tutta quella roba che hai depositato sfrega lungo le tubature e va giù, giù, poi va nei canali e sminuzzandosi ancora sfrega e va nei fiumi e nei mari e le particelle, le une contro le altre, sfregano, sfregano, sfregano.
E poi su, nel cielo, lì c’è uno sfregamento leggerissimo, quasi impalpabile, ma c’è, eccome se c’è. Avete mai visto quelle nubi che sembrano sfilacciarsi, stracciarsi, mentre roteano come pachidermi nel cielo? Ebbene lì tutte le particelle di acqua e gas sfregano e sfregano e sfregano e poi bum! Ricadono giù quando piove e le gocce d’acqua sfregano nell’aria e poi sulle foglie sui tronchi sui tetti. Ma non è finita, sfregano nelle gronde nella sabbia nella terra e via tra le rocce delle sorgenti e via nei tubi delle acque minerali, e sempre sfregare, sfregare, sfregare!
E poi?
E poi le ritroviamo nelle bottiglie, dove se le scuotiamo sfregano! E giù nel gargarozzo e ancora sfregamento, sfregamento, sfregamento... e siamo di nuovo nei cessi e nelle fogne e nei fiumi e nei mari e via così.
Sì, non c’è tema di smentita.
Infilo i piedi nelle ciabatte e la mia pelle sfrega sul panno interno. Mi alzo e torno in camera da letto e le suole sfregano sul pavimento polveroso, il legno scricchiola e cos'è se non lo sfregamento di fibre di legno contro altre fibre di legno o contro chiodi di ferro che cercano di trattenere il tutto, ma lì, nell’infinitamente piccolo un certo movimento c’è, ed è uno sfregamento!
Chiudo gli occhi e le palpebre sfregano sulla superficie sferica ed umettata, li riapro e ancora sfregano come lubrificate.
Sfregamento, sfregamento!
Vado in bagno e lo spazzolino da denti sfrega, su giù, destra sinistra sfrega, sfrega, più sfreghi più pulisci.
Mi lavo la faccia e con le mani sfrego sulla pelle del viso, sugli occhi, sul collo e poi mi asciugo e sfrego con l’asciugamano e più sfrego più mi sento asciutto.
La camicia mi sfrega sulla pelle, la pelle del giubbotto mi sfrega sulla camicia, i pantaloni in pelle mi sfregano sulle gambe, sui peli delle gambe, gli stivali mi sfregano sulla pelle dei pantaloni. Ora i guanti mi sfregano sulle mani, sui polsi, e la cerniera che li chiude sfrega sui dentini metallici che sembrano battere infreddoliti.
Il casco mi sfrega sulla testa, sui capelli lunghi, sulla nuca e la cinghia che lo assicura sfrega sotto il mento, sulla barba di due giorni e così pure la visiera, sfrega anche lei abbassandosi sugli occhi e schermando il sole che manda i suoi raggi e questi impertinenti vogliono passare dappertutto e penetrando la plastica della visiera sfregano nelle molecole nelle particelle negli atomi e scaldano, scaldano.
Sempre sfrega, sempre sfrega, come gli antichi, con lo sfregamento producevano la scintilla e poi il fuoco e poi scaldavano, cuocevano.
La chiave entra nel suo buco e sfrega e poi ruotando e sfregando accende il motore e lì c’è il sommo sfregamento, quello che a me piace di più, quello dei cilindri nei pistoni e delle bielle e delle catene e delle ruote e c’è quel gran rombo che è come un urlo, un urlo dell’altro sfregamento mio preferito, quello della carne contro la carne e poi lo spermatozoo sfrega anche lui, ci dà, ci dà, piccolo come è, brutto come un verme, sono le sue fibrille che sfregano le une contro le altre e muovono quelle codine che sfregano frustando i liquidi, sperma lubrificanti prostaglandine muco vischio tutto, fino a quell’altro sistema di tubi pazzeschi, su, giù, salto, su di nuovo, di lato, altro salto e poi lì, lì, lì, a capofitto in quell’uovo a sfregare ancora ancora e le cellule si dividono e si moltiplicano e sfregano e io sgommo, sgommo con la bestia di metallo e gomme che ho sotto al sedere e balzo in strada come una pantera e sgommo ancora e sfrego mezzo chilo di gomma sull’asfalto che brucia dove passo io il re degli sfregamenti a capofitto nel budello di strade nel tunnel di aria che si allarga per farmi sfregare il meno possibile e il suono che è sempre più un tuono sfrega con le sue onde nel cielo nei vetri nei muri delle case che mi sfrecciano a lato e io via via! Via!! Sfrego nell’aria sempre più rapido e sento il tepore delle auto che supero che mi avvolge un attimo e poi non c’è più è già là lontano, pidocchi che sfregano piano io invece sfrego più forte che posso che posso, che posso, anche in curva, via, via, via, su, su, su, dai verme! Togliti di lì!! O ti sfrego i copertoni sulla spina dorsale! E ancora, via, via, via, la strada è mia fino laggiù al termine del rettilineo del bosco dove ruggisco più forte che mai e le bestie nel bosco sentono che è arrivato il re e poi torno e spacco i vetri delle case sfregando come un missile da guerra nel viale davanti al bar dei tapiri, sempre lì al sole a sfregare le mani sulle panze a botte, addormentati come salme ed io no, io no, io no, io ruggisco più che mai e il mio ruggito sfrega nell’aria come non mai e se qualcuno mi taglia la strada gli passo sfrecciando nel centro del corpo e come una folgore sfrego e sfrigolo dentro di lui forza impazzita al mio solo controllo re degli sfregamenti.
Sfregò la gomma sull’asfalto ruvido, e il puzzo di bruciato impestò l’aria, e sfregò il metallo sull’asfalto, e le scintille illuminarono il cielo, e sfregò la pelle nera sull’asfalto e si sfilacciò con una specie di cigolio, e sfregò la camicia e la pelle rosa coi peli irti e i muscoli e le ossa e le interiora. Tutto sfregò sull’asfalto, ed ebbe il tempo di pensare che quando uscì dall’utero di sua madre quella fu la prima volta in cui sfregò, lento, dolce, morbido, ed ora sfregava ormai con l’anima nel ferro del camion fin dentro le casse di birra facendo una gran schiuma...
La vita è una gran sfregatura.