Questo titolo mi piace molto perché è il nome del primo giornale fondato e diretto da mio padre, Saverio D’Angelo, giornalista pubblicista che mi ha trasmesso, involontariamente, la passione per questo che più che un mestiere, a mio avviso, è una “scelta”.
Perché una scelta? Perché penso che il giornalista, oltre che a farci sapere cosa accade al di fuori della sfera del nostro conosciuto, dovrebbe essere colui che rende cosciente il popolo delle decisioni che si prendono sulla sua testa. Dovrebbe essere colui che ci avverte: “Guardate che stanno per emanare una legge che farà cambiare la situazione in questo e in quest’altro modo!” Una sorta di tramite tra noi e “loro”. Almeno, questo è come la intendo io, altrimenti non avrebbe senso pagare inviati che, come diceva Tiziano Terzani, dalla loro camera d’albergo scrivono improbabili reportage. Soprattutto se la maggior parte delle informazioni arrivano tramite le agenzie di stampa che, come tutto ormai, fanno parte di domini finanziari che dirigono il futuro del pianeta.
Tutti noi controlliamo le informazioni che ci riguardano, ammettiamolo.
Non è un grosso problema non divulgare le informazioni che ci riguardano e che vogliamo tenere per noi: basta non dirle. Se non voglio far sapere agli altri che il mio capo mi è antipatico, è sufficiente tenerlo per me. Discorso a parte per chi gode nel far sapere gli affaracci suoi agli altri, perversione che nell’epoca dei “social” sembra aver contagiato più persone del Covid.
Quindi se già noi nel nostro piccolo filtriamo le informazioni che vogliamo portare all’esterno, pensate sia plausibile che lo facciano anche i potenti del mondo? Pensate sia verosimile, per esempio, che la Monsanto non vi faccia sapere che, a causa dei diritti che ha comprato sui semi del riso Basmati, in India si suicidino una media di ottomila contadini l’anno? E infatti non lo fa. E voi mi chiederete: “E tu come fai a saperlo?” Perché, vi rispondo io, ci sono ancora alcuni giornalisti che fanno il loro mestiere. Di solito sono quelli che, prima o poi, spariscono per essere ritrovati irriconoscibili in un fosso o mezzi divorati in un bosco, oppure in un pilone dell’autostrada o avvelenati da plutonio o da chissà cosa. Sono quei giornalisti di cui si nutrono, saltuariamente, i cannibali dell’informazione, quando versano lacrime disperate sui colleghi assassinati, ma che, al contempo, esultano per i record d’ascolti.
Per cui ciò che sappiamo è ciò che ci fanno sapere, non quello che succede. C’è una certa differenza.
Vi ricordate prima dell’avvento del Covid? Vi ricordate la situazione italiana e internazionale prima di quel momento?
Già nel 2002 quando abbiamo dismesso la lira per abbracciare l’euro, acclamata come l’inizio di una nuova era di prosperità per tutti noi, siamo sprofondati in una crisi economica inizialmente solo italiana, perché i prezzi sono raddoppiati dal giorno alla notte (letteralmente) e, ovviamente, i salari non si sono adeguati a questo aumento. Si dice che l’edilizia sia uno degli elementi trainanti dell’economia italiana; io faccio l’architetto e vi assicuro che dal 2002 in poi il lavoro si è letteralmente fermato. Mi sembrava di essere tornato ai primi anni di svolgimento della mia professione, quando arraffavo qualunque cosa mi proponessero, anche risistemare uno sgabuzzino. Gli anni 2000 sono stati quelli in cui alcune persone non accendevano solo un mutuo con la banca, ma bensì due, perché il secondo gli serviva per pagare le rate del primo. Che bello il neoliberismo! E andammo avanti così trascinandoci verso il futuro grazie a quanto eravamo riusciti a mettere da parte negli anni precedenti, gli anni ’80 e ’90, quelli della “Milano da bere”. Così combinati siamo sopravvissuti fino al 2008 quando arrivò nel nostro continente l’onda della crisi economica statunitense, la cosiddetta “Grande recessione”. La mia memoria è assolutamente quanto di più inattendibile io conosca, ma non mi sembra che da allora la nostra economia si sia risollevata. Anzi, mi ricordo di banche che fallivano, di manager che si suicidavano, di famiglie ridotte sul lastrico, tanto che si cominciarono a sentire le prime voci che suggerivano di uscire dall’euro, almeno così mi sembra di ricordare. E durante tutti questi anni non mi è mai capitato di incontrare qualcuno che sostenesse le decisioni dei vari governi che si succedevano.
Non mi ricordo di nessuno che fosse soddisfatto di come stavano andando le cose o che vedesse difronte a sé un futuro radioso e prospero. Mi ricordo invece dei soliti discorsi da bar: “Fosse per me li manderei tutti al patibolo, quelli di Roma” – “A quelli interessa solo tenersi la loro poltrona e il vitalizio” e cose simili, se non di peggio. Fu, infatti, in quegli anni che si impose sulla scena politica il Movimento 5 Stelle, proprio per la situazione esasperata che stavano vivendo gli italiani, vi ricordate? Riuscite a rivivere quegli anni, quelle sensazioni? Perché sembra che molti di voi se ne siano dimenticati, sembra che con l’arrivo del Covid, tutto si sia risolto. Nessuno parla più di questo, nessuno sembra più rendersi conto della situazione politico-economica disastrosa in cui siamo immersi da ormai più di vent’anni. Il Covid ha tirato una linea: si ricomincia da zero.
Mi viene in mente A livella di Totò, che in realtà si chiama Due novembre; in quella meravigliosa poesia la morte rende tutti uguali – la livella, appunto – allo stesso modo il Covid, per usare un termine più comprensibile ai giovani, ha resettato tutti i nostri cervelli, facendoci dimenticare il passato più recente e focalizzando la nostra attenzione sul virus assassino. Ma se la nostra percezione è cambiata, altrettanto non ha fatto la realtà; le cose hanno continuato a peggiorare fino a portare agli aumenti di bollette di luce e gas per tutte le famiglie italiane. Aumenti di cui ho già parlato nei miei articoli precedenti. Aumenti, badate bene, che nulla avevano a che fare con la crisi in Ucraina, perché di molto precedenti ad essa. Ma nessuno ci faceva caso, governo in primis. Ma adesso che il cattivone di turno minaccia di toglierci il gas, ora sì che i nostri solerti politici vedono il grosso problema di approvvigionamento energetico.
Come ho già avuto modo di dire, loro fanno il loro gioco, fanno di tutto per compiacere i veri potenti del mondo – poteri economici, non politici – in modo da mantenere le loro condizioni di privilegio. Chi non capisco sono le persone comuni, i cittadini che fino a qualche anno fa volevano vedere contro il muro i nostri finti governanti e che ora non mettono più in discussione nessuna delle parole che escono da quelle lingue biforcute. Com’è possibile? Non avete le fette di salame sugli occhi, ma lastre di piombo!
Questa è manipolazione dell’informazione o, se preferite, propaganda. Come ho dimostrato all’inizio di questo scritto, quello che pensiamo di sapere non è la realtà dei fatti ed è anche presumibile che la realtà, come è già avvenuto in svariati casi, non la sapremo mai.
Quindi come fare a districarsi da questo labirinto dell’informazione? Usando il nostro senso critico.
Mi rendo conto di essere anacronistico, perché ho passato diversi anni della mia vita per fare in modo che la scuola italiana, gli insegnanti e i genitori si impegnassero per far sì che i propri figli, i propri alunni, sviluppassero questo benedetto senso critico. E oggi mi devo rendere conto che nemmeno gli adulti lo hanno più. Dico così perché prima lo avevano. Prima del Covid, come ho detto, la situazione mentale degli italiani era molto diversa da quella di oggi. Prima c’era un moto di dissenso, oggi assolutamente no, sono tutti appiattiti su quella che viene definita “la narrazione corrente”. Anche questo termine: quasi mi offendo quando parlano di narrazione, perché lo associo sempre alla narrazione delle fiabe ai bambini, che poi è quello che noi italiani siamo diventati, bambini da portare per mano verso la disumanizzazione totale.
Chiedo che si rendano gli studenti consapevoli della realtà in cui vivono, ma lo chiedo agli adulti che questa consapevolezza l’anno persa da ormai anni. Che stupido che sono!
E, se questo non fosse abbastanza, la realtà verso la quale ci stanno portando è una realtà che non ammette il dissenso, l’opinione dell’altro. Tutto è o bianco o nero, niente sfumature di grigio.
Se non sei per il vaccino allora sei un no vax, niente vie di mezzo. Con noi o contro di noi, come ha detto più volte il vicepresidente della Goldman Sachs: “Ti vaccini vivi e fai vivere, non ti vaccini muori e fai morire!” e nessuno che l’abbia citato in giudizio per un’affermazione simile, anzi tutti a dire che aveva ragione.
La crisi in Ucraina? Tutta e solo colpa di Putin. Non la pensi così? Allora sei contro di noi, anzi, contro tutto l’occidente.
Niente da fare, se solo si prova ad argomentare diversamente – per esempio, che la guerra in Ucraina esiste dal 2014 (cosa di cui sono certo perché una mia vicina è ucraina e i suoi figli l’hanno dovuta raggiungere qui in Italia con le loro famiglie, proprio a causa della guerra e proprio nel 2014), oppure che gli USA fecero esattamente lo stesso durante la famosa Crisi di Cuba nel 1962 – si viene additati come sostenitore dello Zar di Mosca.
Bianco o nero, con noi o contro di noi. Questo è il futuro delle nostre menti, delle nostre capacità cognitive: sì o no, acceso o spento…niente vie di mezzo.
Sarà, ma io preferisco rimanere acceso. Oggi sono un po' pigro, farò finire questo articolo dallo zio Frank.
Sono volgare e perversa
Sono ossessionata e squilibrata
Esisto da anni
Ma molto poco è cambiato
Sono lo strumento del Governo
E anche dell’Industria
Perché sono destinata a comandarti
E a regolarti
Posso essere vile e perniciosa
Ma non puoi distogliere lo sguardo
Ti faccio pensare che sono deliziosa
Con le cose che dico
Sono il meglio che posso ottenere
Hai capito chi sono?
Sono la melma che trasuda dal tuo televisore.
Mi obbedirai mentre ti conduco
E mangerai la spazzatura con cui ti nutrirò
Fino al giorno in cui non ci servirai più
Non chiedere aiuto, nessuno ti presterà attenzione.
La tua mente è completamente controllata
È stata modellata sul mio stampo
E farai come ti è stato detto
Finché i tuoi diritti non ti saranno venduti.(Frank Zappa, 1973 – mia traduzione)