Una cosa mi piace fare quando mi muovo per lavoro: prendermi del tempo per conoscere il luogo dove mi trovo. Che sia un paio di giorni o solo un pomeriggio, mi piace girovagare senza meta, senza un programma preciso, lasciandomi guidare dall’istinto e dalle sensazioni del momento.
Un buon metodo per imbattersi in meraviglie nascoste, realtà minori che aspettano solo un passaggio per finire sotto i riflettori, realtà non ancora inserite nei flussi turistici che ogni città o paese possiede.
Quando si ha la fortuna di incontrarle, è come se il tempo rallentasse, si fa meno impellente, permette di assaporare novità, di imparare storie nuove. State sicuri che, aprendosi alle possibilità, qualcosa certamente accade nel vagabondare tra le vie di posti sconosciuti.
Accade, per esempio, di inciampare sul marciapiede davanti alla porta di quella che sembra la bottega di un artigiano. La luce fioca che proviene da dentro attira la mia attenzione. Di primo impatto assomiglia a uno dei tanti magazzini pieni di cianfrusaglie, ma mi rendo subito conto che questo è diverso. Dietro una parete piena di santini e vecchie fotografie, intravedo una grande ruota di carro dipinta di un celeste acceso e, poco più in là, un carretto siciliano decorato di tutto punto.
Lì una luce fioca illuminava qualcuno di spalle intento in chi sa quale attività. Incuriosito, chiedo permesso ed entro in quello che, più tardi, battezzerò come antro delle meraviglie. Mi accoglie Biagio Castilletti che, insieme a Damiano Rotella, portano avanti una tradizione secolare: la pittura e il restauro dei carretti siciliani. Mi accolgono nella loro bottega come solo i siciliani sanno fare, con un sorriso aperto e con la voglia di conoscermi e di raccontare la loro storia.
A detta loro sono rimasti gli unici artigiani che si dedicano a tenere viva questa arte quasi dimenticata. E lo fanno seguendo le consuetudini del passato, usando le tecniche di un tempo, anche le macchine utensili hanno un sapore antico, quando, per farle muovere, si usava ancora la forza umana.
Difficile spiegare le sensazioni provate dentro quelle stanze, alle pareti si alternano antiche fotografie, immagini votive e vecchie rastrelliere piene di attrezzi non meglio identificati. Parti smontate dei carretti fanno bella mostra in un angolo mentre le decorazioni e i finimenti dei cavalli squisitamente dipinti danno un tocco di colore qua e là. L’atmosfera è quella delle botteghe di una volta dove regnava la confusione assoluta ma dove, magicamente, ogni cosa aveva il suo posto. Dove la porta era sempre aperta e c’era sempre qualcuno seduto in un angolo a discutere di qualcosa di importante mentre l’artigiano era intento al lavoro. Dove i ritmi erano cadenzati delle esigenze dell’uomo con la lentezza del lavoro manuale, dove il tempo scorreva placido.
Mentre parlo con Biagio delle tradizioni e di come è possibile portarle nel futuro, Damiano continua il suo lavoro: sta dipingendo una sponda di un carretto con i colori accesi di questa terra, il giallo, il rosso e il blu del mare. Anche le immagini dipinte vengono dalla tradizione e dai racconti di un tempo, religiose, romantiche o antichi combattimenti arabo/saraceni.
I due artigiani mi raccontano con orgoglio i loro successi: dalla foto iconica che Steve McCurry ha scattato ad una Fiat 500 interamente decorata all’interno della loro bottega, alla collaborazione con Dolce e Gabbana.
Metodi moderni per fare arrivare all’attenzione del grande pubblico una realtà che è parte integrante della cultura siciliana.
Sarei stato in quella bottega per tutto il pomeriggio, ma la mia tabella di marcia mi impone di continuare il cammino. Saluto a malincuore Damiano e Biagio facendogli i migliori auguri per il loro lavoro. Nel cuore porto i sorrisi e il calore che mi hanno donato.