Le isole sono non luoghi. Indefinibili, senza tempo. Hanno la qualità del cerchio, della ciclicità; sfuggono alla linearità. Sono circondate dal mare, intorno a loro vi è un assoluto misterioso. Nulla è stabile e tutto pare essere immutabile. Qualcuno approda, qualcuno parte e la certezza della terra ferma oscilla… Le isole sono territorio narrativo, scrigni di misteri. Scriveva Robert Luis Stevenson: “Se le storie dei marinai e le loro melodie, tempeste e avventure, e caldo e gelo, se velieri, isole e spiagge abbandonate, e bucanieri e tesori sepolti, e tutte le vecchie storie romantiche, ripetute esattamente nello stesso modo, possono piacere, come un tempo piacquero a me, e bucanieri e tesori sepolti, così sia!”.
E le isole, come ci narra in questi versi, l’autore de L’Isola del tesoro, hanno i loro protagonisti. Li troviamo nella fantasia degli autori e possiamo stupirci quando, come in un incanto che ci dona la realtà storica, li incontriamo poiché hanno vissuto veramente e le loro storie sono reali e documentate.
La fantasia perde il suo fascino, perché la realtà la supera.
Siamo nell’Atlantico, al di là delle colonne d’Ercole, il limite estremo del Vecchio Mondo. Anticamente confine ultimo che segnava il limite tra le terre conosciute e il mondo nuovo, immaginifico, oscuro e meraviglioso. Sette isole, al di là dello stretto di Gibilterra: le Isole Canarie. Ultimo approdo per i naviganti di ventura, come lo furono per Cristoforo Colombo che fece tappa a Gran Canaria e a la Gomera, prima del viaggio verso le Americhe. E l’isola dove questa storia ha preso forma, veniva chiamata dai romani Nivaria, a causa delle vette innevata del Teide, il vulcano che maestoso si erge a corona dell’isola. Tenerife è la più grande dell’arcipelago e quella dove nacque il corsaro e pirata Amaro Rodríguez Felipe y Tejera Machado, detto Amaro Pargo. Vide la luce a San Cristobal de la Laguna, il 3 maggio 1678.
Città situata a Nord dell’isola, e posta sotto l’egida protezione dell’Arcangelo Michele. Lo stemma della cittadina lo raffigura e lo erge a suo difensore indiscusso. Ed è su quest’Isola, a El Sauzal, che nacque Sor Maria de Jesus de Leon Delgado, nota come la Siervita (la serva di Dio).
Era il 23 marzo 1643. Trentacinque anni prima della nascita del corsaro noto come Amaro Pargo. In questo lasso di tempo la Siervita, effettuò guarigioni, ebbe le stigmate; profetizzò e fu protagonista di altri fenomeni mistici per cui ad oggi è in corso il processo di beatificazione. Molte le testimonianze delle sue Sorelle, che raccontarono di particolari fenomeni che la videro coinvolta. Fenomeni di levitazione, ed estasi mistica, in cui il suo viso divenne pura luce; fenomeni di bilocazione, e chiara profezia. Inoltre, quando morì, apparve sul suo costato la stessa ferita della lancia che trafisse il costato del Cristo.
E proprio la sua presunta santità le permise di stringere una lunga amicizia con il corsaro Amaro Pargo. I due si protessero a vicenda e non ci fu avventura che lui intraprese, senza prima recarsi al cospetto di Sor Maria de Jesus. Un episodio, come tanti altri, lo conferma. In uno dei suoi viaggi, il corsaro, si trovò a fronteggiare l’equipaggio di una nave pirata, in un corpo a corpo estenuante. Quando si stava per arrendere, sentì una voce che gli diceva “animate, no temas, Dios esta de tu parte.” Era la voce della Siervita. Lui vinse anche quella battaglia.
Come uscì illeso da uno scontro corpo a corpo, a Cuba. Un uomo armato di pugnale lo colpì diverse volte ma miracolosamente il suo corpo non fu nemmeno sfiorato dalla lama. Quando fece ritorno a la Laguna, corse subito dalla sua amata confidente: Sor Maria. La Siervita, gli mostrò una coperta bucata da coltellate. L’aveva salvato e protetto anche in quell’occasione! E camminando per le vie di questa cittadina - il cui piano urbanistico è stato preso a modello per la costruzione delle città latinoamericane - soprattutto la sera, quando le ombre delle case colorate s’ingrigiscono, annerite dalle luci fioche dei lampioni, si percepiscono le voci degli antichi abitanti dell’isola, e camminando tra le suggestive vie, si approda al Convento di Santa Catilina da Siena, dove è conservato il corpo di Sor Maria de Jesus. Il vento soffia perennemente a Tenerife e si possono udire, come trasportate da un tempo lontano, le voci del corsaro e della suora che parlano di mare e di Dio. Due vite diverse e indissolubilmente legate.
Lui fu uno dei corsari più importanti del suo tempo, negli anni d’oro della pirateria. Combatté contro il pirata Barbanera. Operò nelle Americhe, dedicandosi al commercio di liquori e divenendo uno degli uomini più ricchi delle Isole Canarie. La sua fortuna fu ridistribuita ai bisognosi. Amaro Pargo si dedicò ad opere di carità, sotto consiglio della sua confidente Sor Maria de Jesus e grazie a lei divenne un fervente credente e benefattore del popolo. Distribuì denaro e fece opere di bene. Donò a chi aveva bisogno. E fu sempre Amaro Pargo che decise, alla morte della Siervita, Sor Maria de Jesus, di non farla interrare, ma deporre il sacro corpo in un sarcofago da lui commissionato e di rara fattura, sul quale fece incidere dei componimenti poetici, uno di questi, un acronimo riporta le lettere del suo nome: Pargo. Due storie di vita straordinarie e divergenti. Lei, monaca del convento di clausura di Santa Catilina e lui, corsaro impavido negli anni d’oro della pirateria. Lei viaggiatrice verso il divino, lui nell’oceano Atlantico, tra onde e rotte commerciali verso il nuovo mondo. Entrambi coraggiosi per le scelte intraprese, entrambi legati da uno stretto e indistruttibile rapporto d’amore reverenziale di cui Amaro Pargo fece tesoro onorando in vita e dopo la sua morte, la Siervita. La scelta del corsaro di non farla seppellire, poiché per lui Santa in vita, ebbe straordinarie conseguenze. Nel gennaio 1881 una novizia e una priora del Monastero di Santa Catilina aprirono una cassa-contenitore, al cui interno trovarono i documenti relativi alla vita della Siervita, già conosciuta per le sue qualità di santa.
Tra questi scritti, una biografia, un certificato che ne attesta la morte avvenuta il 15 febbraio 1731 e successivi certificati redatti nel 1734 in cui i medici comprovano, tre anni dopo l’inumazione, lo straordinario miracolo in cui si constata lo stato incorrotto del corpo fisico di Sor Maria de Jesus. Ogni 15 febbraio, data della sua morte, viene mostrato a credenti, curiosi e turisti, che in silenziosa processione possono ammirare la figura umana della monaca incorrotta, dal vetro del sarcofago che ne protegge il corpo intatto. Lo stesso sarcofago fatto realizzare per lei da Amaro Pargo. Lui non si sposò mai, ebbe numerosi figli. Ogni donna era solo un’altra avventura, tornava sempre dalla Siervita, suo unico amore. Nonostante la differenza di età, si può ipotizzare tra i due un sentimento profondo, dove la carne venne trascesa a favore di un patto d’anime, ma non ne avremo mai la certezza in un senso o nell’altro.
È comunque indubbio che Il corsaro e la monaca di clausura, erano legati in vita da una connessione indissolubile, la cui natura riguarda solo loro. Di lui, chiamato il corsaro gentiluomo si sa che in vita fu dichiarato hidalgo, ovvero nobile, per le sue imprese in mare e quelle di ‘buona volontà’. La loro storia di amicizia resta una delle più intense storie delle Isole Canarie. Non sapremo mai cosa sia veramente successo tra il corsaro e la monaca di clausura, resterà un loro segreto, sfuggente e imprendibile come il vento che soffia su quelle terre dal cielo limpido.