Ammirare un'opera di Vanni Cuoghi è come stare a teatro a godersi uno spettacolo di arte contemporanea, un'arte che continua la tradizione di un Paese che, per lo straordinario sviluppo artistico del passato, ha tramandato nel nostro DNA i geni della grandezza e abilità degli artisti che l'hanno creata e sopravvivono, obbligandoci ad una creatività inesauribile nel tempo.
E la creatività di questo artista è molto particolare e bizzarra... Intanto è diverso da tutti gli altri artisti che soffrono ed hanno sofferto materialmente e spiritualmente nella creazione delle opere: lui no, crea con gioia, come se fosse un gioco, deve divertirsi, provare piacere gioioso e sensuale, esserne sorpreso ed entusiasmarsi.
La noia e la ripetizione ne spengono l'entusiasmo, bloccano l'impulso generante.
Di più: in un mondo in cui gli artisti si ritengono i depositari della verità, accetta il giudizio del fruitore, ne riconosce l'utilità di trasformarne il significato.
In genere gli artisti detestano chi non li capisce. Chi non condivide le loro creazioni, che vengono sentite come una parte vitale di loro stessi, come un braccio o una gamba, di cui non ci si vorrebbe mai separare.
Cuoghi ama la pittura, è un grande disegnatore, capace in brevissimo tempo di costruire mondi immaginari disegnandoli, ma ciò non toglie che voglia vederli ritagliati come sagome in 3D che danno spazio alla visione. Perchè per lui l'opera è rappresentazione, che, come nella vita, deve esternarsi, farsi storia per poter raccontare ciò che è l'uomo, qual è il suo destino, quale sarà il suo futuro e qual è stato il suo passato.
Come in uno spettacolo teatrale dove la finzione simula la vita, così le sue opere danno origine alle sue finzioni.
Ma che cosa lo spinge a creare questi mondi che non rispondono alle leggi fisiche, che sono posti come simulacri di storie che possiede solo lui nel suo inconscio? Esiste un inconscio universale che appartiene a tutti noi e Cuoghi ad esso risponde: è lui quello che gli detta fiabe antiche o realtà metafisiche contemporanee.
E noi che guardiamo ne restiamo incantati, come è successo a me davanti alle sue opere, perchè ciò che vi leggiamo è la nostra realtà e la nostra storia, piena di fatti reali e di fantasia: noi siamo corpo e anima e la nostra mente spazia molto al di là della realtà, ci porta in mondi improbabili, in storie impossibili, in sogni irrealizzabili, è la rêverie del magico momento del risveglio, quando tutto è reale e irreale nello stesso tempo...
È fantasia pura, arricchita dall'immenso immaginario della nostra mente, dallo straniante dell'inconscio, dal pericoloso subconscio che esistono in tutti noi.
C'è un mistero in noi, un grande mistero non ancora svelato ed è questo che ci raccontano le narrazioni spiazzanti di un artista che vuol trasportarci nel mondo del gioco e della fantasia, insieme a lui.
Nelle sue storie, che spesso sembrano favole, Vanni Cuoghi si avvale di scatole narrative di piccole dimensioni, costruite col plexiglas e arricchite sulla quinta della scena, come se fossero su di un minuscolo palcoscenico.
Per costruire i paesaggi e gli oggetti sul fondo ritaglia dalle riviste alberi, case, montagne, incolla ogni sagoma sul cartone per renderle rigide e le assicura su piccoli sostegni di legno per farli stare in verticale: li compone come fossero presepi, quando crea opere più grandi le copia sulla tela, come in una messa in scena teatrale. E' sempre presente in lui questo gusto scenico, che lo fa sentire spettatore dell'opera che crea, come in un gioco, lui che adora giocare. Utilizza non solo immagini, ma ogni tipo di scarto che trova nel suo studio che sia carta, legno, plastica stoffa e quant'altro.
Sono objets trouvés di antica memoria nell'arte, che possono essere casuali o ricercati appositamente su riviste o altro, utilizzando quasi sempre, specie per le figure più complesse, l'antica arte della psaligrafia, dell'intaglio.
Il primo passaggio, dopo la riflessione creativa, è sicuramente la ricerca del materiale che si procura seguendo una sua riflessione interna, un suo obiettivo che già gli configura l'immagine finale. È come se volesse raccontarsi una storia, che man mano si dispiega mentre la racconta e la costruisce. Chi non ha inventato per un bambino lì per lì una storia?
Le storie di Vanni Cuoghi partono da oggetti reali, spesso si costruisce paesaggi fantastici che ci proiettano in un mondo immaginario, ma sono messi lì come per caso. Alcune cose sono fuori posto, non obbediscono ad alcuna legge logica, ma incantano con l'equilibrio, lo stile e l'efficacia con cui sono disposti.
Il mondo che descrive è solo quello della sua fantasia, del suo pensiero creativo che tende ad ordinare dentro di sé quello che va creando.
E poi appare l'uomo: nelle opere dell'ultimo periodo, i personaggi fabulistici del passato hanno lasciato il posto ad un uomo contemporaneo, molto piccolo rispetto al fondale della quinta, ma dominante la scena con somma indifferenza.
C'è un mondo ingombrante dietro a questo distacco, perchè il suo mondo non è quello dietro di lui, ma quello dentro: l'uomo si sente padrone assoluto delle cose e della natura, le domina, le distrugge, le modifica come le crea, è un messaggio profondo di dissociazione dalla realtà: l'uomo tecnologico non è più parte della natura perchè la natura è solo una parte annessa della storia dell'uomo, ha quasi soltanto una funzione decorativa. L'uomo è ormai forte, la tecnologia l'ha portato lontano, può e potrà dominare l'universo, spostarsi da un mondo all'altro, non c'è tempo da dedicare a questo mondo...
Tutto è subordinato alla volontà accecante dell'uomo. Al suo esigere il comando dell'universo. L'uomo si è fatto Dio. L'artista ha colto questo aspetto e lo rivela nelle sue opere che raccontano storie che nessuno vuole più ascoltare intento com'è ad ascoltare la propria storia. Ma le storie esistono, sono concrete e materiali ed è con loro che si deve fare i conti se non ci si vuole alienare.
Ma c'è ancora una cosa da osservare di lui: Cuoghi ritiene inutile raccontare il significato delle sue opere per non togliere all'osservatore la possibilità di dare la propria versione dei fatti: un atto quanto mai generoso che lascia a noi l'ultimo gioco, quello dello sfrenarsi della fantasia!
A questo punto desidero sentire dalla sua voce parlare della sua arte.
Vanni cosa ti spinge a creare opere?
Nel fare non rispondo a nessun imperativo. In realtà faccio questo lavoro perchè non saprei più fare altro. Dipingere e pensare Arte è l'unica cosa che voglio e posso fare. Non ho via di scampo. Anni fa pensavo che avrei potuto alternarmi nel fare il decoratore e l'artista, ma con il passare del tempo ho capito che era impossibile.
Come lavori?
Quando studiavo scenografia realizzavo il bozzetto che sarebbe poi divenuto scena. Lo spazio, nell'essere agito, diventava anche il vissuto. Adesso faccio il contrario: realizzo (sulla scrivania) la scena, la compongo con quinte di cartone ritagliate e poi la rappresento pittoricamente su tela. Questi paesaggi rappresentati pittoricamente sono (stati) reali come dei piccoli presepi. L'invenzione è nella messa in scena, non nella rappresentazione. Mi piace creare un paesaggio effimero, una scenografia di sagome di carta ritagliata che dura il click di uno scatto fotografico e prolungare, nel tempo, il ricordo di ciò che è stato con la pittura.
Che significato ha per te il gioco?
Quando dico che gioco ancora, non significa che io stia praticando un gioco, ma che adopero le modalità del gioco stesso per fare le cose. Combino tra loro elementi disparati, assemblo oggetti, parole e storie in modo casuale per vedere cosa succede. Accedo ai meccanismi della narrazione e li applico alla pittura. Ecco questo è il mio modo di giocare, che per me è rendere tutto possibile, fare finta che...
A cosa ti ispiri?
È inutile che io racconti il significato delle mie opere. Toglierei all'osservatore la possibilità di dare la propria versione dei fatti...
In conclusione, vorrei dire che Vanni Cuoghi è volutamente ermetico: poiché ciò che racconta nelle sue opere deriva dal suo vissuto più personale, ne è geloso, come tutti lo siamo nei confronti della nostra intimità... Ma ciò non toglie che le sue opere diano un contributo nuovo e fresco alla nostra arte ormai satura di tutto, del bello, del brutto: sono opere che bisogna assolutamente vedere per capirle e apprezzarle...
Biografia
Vanni Cuoghi. Ha partecipato a numerose biennali in Italia e all'estero, tra cui la Biennale di San Pietroburgo (2008), la Biennale di Praga (2009), la 54a Biennale di Venezia, Corderie dell'Arsenale, Padiglione Italia (2011), la 56a Biennale di Venezia, Collateral Italia Docet (2015) e la Biennale Italia-Cina (2012) e ha, inoltre, partecipato a mostre pubbliche presso il Palazzo Reale di Milano (2007), l'Haidian Exhibition Center di Pechino, in occasione dei XXXIX Giochi Olimpici (2008), il Liu Haisu Museum di Shangai (2008), il Museo d'Arte Contemporanea di Permm, in Russia (2010), Fabbrica del Vapore di Milano (2015), Vestfossen Kunstlaboratorium Museum in Norvegia (2018).
Sue opere sono state esposte in diverse fiere italiane e internazionali come Frieze (Londra), MiArt (Milano), Artefiera (Bologna), Scope (New York), Off (Bruxelles), Daegu Artfair(Corea), Kiaf, Seoul (Corea), Bank (Hong Kong).
Nel 2012, su commissione di Costa Crociere, ha realizzato otto grandi dipinti per la nave Costa Fascinosa e nel 2014 sei per Costa Diadema.
Dall'ottobre del 2015 è titolare della cattedra di Pittura presso l'accademia Aldo Galli di Como.
Tra le mostre personali pubbliche si ricordano nel 2011 Novus Malleus Maleficarum, presso San Pietro in Atrio e Pinacoteca di Palazzo Volpi a Como, nel 2013, Aion presso i Musei Civici Cremaschi a Crema, nel 2016 Da Cielo a Terra al Museo Ebraico di Bologna, nel 2017 The Invisible Sun, presso il Museo Messina a Milano.
A fine maggio del 2019 ha inaugurato The eye of the storm, una mostra personale presso la Rossi-Martino Gallery a Hong Kong e a ottobre la personale Esuli Pensieri presso la Fondazione Balestra a Longiano (FC).
A Luglio del 2020 ha inaugurato la mostra personale Apnea a cura di Elisabetta Sgarbi presso le Argenterie nella Villa Reale di Monza.
Nel 2021 ha inaugurato la mostra personale Submariner al Civico Acquario di Milano a cura di Nicoletta Castellaneta e Ivan Quaroni.