Non capisco se sia la capacità di certi luoghi ad attrarre persone che ne sanno cogliere l'energia oppure se siano le persone che li hanno frequentati a crearli speciali.
È la storia della Villa delle Rose, della quale scrissi tempo fa, visitata nel tempo della mia adolescenza e che mi regalò la conoscenza di una “signorina” di 87 anni, Linda Errera, immagine oramai sfumata di una vita che era stata ricca di esperienze, conoscenza e dignità. La villa, sul pendio che porta al Castellaccio, una frazione collinare della città di Livorno, è stata dimora di figure che hanno avuto una forte connotazione rivoluzionaria, a partire da Guerino, (leggenda o realtà) il capo dei villici che difese strenuamente la città contro l'attacco di quell'esercito guidato da Massimiliano d'Asburgo nel 1496; Lord Byron che insieme a Percy Shelley ed a sua moglie Mary nella villa trassero ispirazione per i loro capolavori gotici; Linda Errera, donna colta, ribelle agli schemi con una vita trascorsa tra Susa in Tunisia, Parigi e Livorno, e per finire proprio con la proprietaria della magione, nobildonna siciliana che la ebbe in dote, negli anni della Seconda guerra, Rachele Varvaro, e che ne fece rifugio per soldati, gente di città in fuga e partigiani, in mezzo a grandi paure e tanta umanità.
Rachele era nata a Palermo nel 1912, i Varvaro erano palermitani purosangue. Suo padre Francesco, morì nella grande guerra, il 19 agosto 1917 sul monte Vadia per ferite gravi, che lei era ancora piccola, aveva solo 5 anni, un suo caro zio, il prof. Fabrizio Natoli dell’Università di Palermo, cercò di mitigare il suo grande dolore avvicinandola alla musica ed alla letteratura, successivamente la zia, la baronessa Tina Varvaro Camerata, la ospitò nella sua casa di Roma, e le diede affetto ed attenzioni così da farle vivere una bella gioventù. La sua vita la dedicò ad esprimere attraverso i suoi scritti quella grande sensibilità verso gli affetti e le temperie della vita, scrisse molti libri, poesie ma soprattutto testi teatrali, in alcuni si firmava con lo pseudonimo Tamaris. La sua dedizione ad aiutare gli altri forse le derivò dagli aiuti che ebbe nella vita per superare quel grande dolore della perdita del padre e le difficoltà che ne derivarono. Era ancora minorenne che con sua madre, Silvia Valentini, tutrice dei beni ereditati da Rachele dopo la morte del padre, si vide alienare, con delibera di occupazione immediata, la tenuta della famiglia Varvaro, “il Fiore”, nel comune di Menfi, nel 1920 perchè fu fatta richiesta di attribuzione nel patrimonio dell'Opera Nazionale pro combattenti, che era un ente assistenziale fondato durante la Prima guerra mondiale ad opera dell'allora ministro del Tesoro Francesco Saverio Nitti e di Alberto Beneduce, attiva nell'opera di reinserimento dei reduci nel mondo del lavoro, la sezione agraria assumeva la funzione di coordinare l'attività di esproprio delle terre e di loro colonizzazione da parte degli ex combattenti.
La storia di Rachele è ancora tutta da conoscere ma si preannuncia ricca di elementi che la disegnano una persona di particolari virtù, le quali magnificamente si incarnano nella figura di una donna senza paura, di grande umanità e patriottismo.
Difatti all'interno delle mura della villa delle Rose, su quell'altura che domina su Livorno con una vista a 360 gradi dal mare alle colline, Rachele Varvaro ospitò non solo persone in difficoltà come Linda Errera amica di pari qualità umane e culturali, trovatasi in difficoltà economiche dopo che il regime fascista, con le leggi razziali, le aveva sequestrato i suoi beni perchè ebrea, ma come lei chiunque fuggisse da pericoli o persecuzioni. In segreto, il centro operativo del Comitato di Liberazione Nazionale livornese fu proprio lì nella villa dal febbraio al luglio del 1944.
Il 4 ottobre 2008 la villa insieme alle vicende ed alle emozioni impregnate nelle sue pareti, è stata venduta all’asta dal tribunale di Livorno, dopo una difficile conciliazione ereditaria, ad una società di immobiliaristi labronici. L’acquisto senza incanto si è concretizzato per una cifra di un milione 940 mila euro. Oggi, dopo 14 anni dall'acquisizione la Villa delle Rose è un’entità che non vuole essere domata, le energie di tanti spiriti forti, combattenti, ed indomiti si sono coagulate con il luogo, in un flusso che da esito ad una sorta di equilibrio dinamico, un processo di osmosi tra persone e mura che si mantiene se le parti sono uguali, altrimenti l'energia sbilancia e dilaga sopraffacendo la parte più debole che sicuramente è il differente registro umano e nobile, cosa che non è dei giorni nostri.