Il gap generazionale io l’ho sentito molto. Nata negli anni ’70, il cambiamento di mentalità e di vita tra una donna nata nel ’40 come mia madre e me, l’ho sentito davvero pesante sulla mia pelle.
Ho sempre creduto che dopo la rivoluzione degli anni Settanta, noi nati tra i ’60 e gli anni ’80, saremmo stati genitori consapevoli e comprensivi.
E in effetti in tema di esperienze vissute, di apertura mentale e di libertà noi cinquantenni siamo davvero ‘fighi’ siamo pronti a sostenere un vis à vis con i nostri figli e conosciamo bene vizi e capricci.
Sembrava tutto ok finché non è arrivata la digitalizzazione che ha posto una insormontabile distanza tra la mia generazione e questi piccoli mostriciattoli supertecnologici!
La mia generazione è quella del telefono a gettoni, delle fughe in motorino, una generazione basata sugli affetti fatti di sguardi e tanto tempo trascorso sotto casa, fatta di camminate lunghissime, di gite scolastiche, di baci e carezze e anche di sberle e sgambetti… tutta la nostra socialità era fisica.
Noi, cinquantenni di oggi:
- lottavamo per poterci incontrare;
- basavamo le nostre scelte sull’affinità elettiva, sia a scuola sia al lavoro;
- mangiavamo il panino con il prosciutto;
- uscivamo con poche monete in tasca e 1 gettone per telefonare;
- compravamo i vestiti ai saldi e non c’era il reso gratuito;
- andavamo a scuola a piedi e nessuno ci veniva a prendere;
- i genitori non avevano una chat di classe, quindi nulla sapevano;
- desideravamo un lavoro duraturo e sicuro non il più retribuito;
- ecc., ecc., ecc.
Banalità dette e ridette, lo so, che però in questi giorni mi hanno fatto pensare e mi sono voluta un po’ documentare sui cambiamenti generazionali dell’ultimi 100 anni.
Molte sono le ricerche e gli studi sociali o psicologici fatti per comprendere le differenze tra generazioni di giovani, spesso accompagnate da grandi eventi storici, ambientali o economici. Prima di grandi cambiamenti culturali, infatti, vi sono sempre avvenimenti importanti che determinano alcuni tratti caratteriali di una generazione. Vediamo prima di tutto quali sono le generazioni e in cosa consiste il grande cambiamento culturale che hanno vissuto.
I nati nei primi del 1900 sono diventati la “generazione perduta” nessuno è più in vita e resta di loro solo la storia.
La greatest generation sono i giovani che hanno vissuto la Prima guerra mondiale (intorno al primo ventennio del ‘900), giovani valorosi e pieni di ideali, patrioti, poeti e sognatori. Una generazione maschilista ma che adorava le femmine, ancora solo mamme e mogli e figlie.
Segue la cosiddetta “generazione silenziosa” o silent generation, sono i nati tra il 1920 e il ’45 (i nostri nonni tra gli 80 e i 90 anni): questi giovani vivono Mussolini e la Seconda guerra mondiale. Si chiamano così perché fu una generazione esigua a causa dell'insicurezza finanziaria degli anni '30 e a causa della guerra che provocò il crollo delle nascite. È silente come se aspettasse il boom, che in effetti arriva subito dopo.
Ed ecco che si affaccia al mondo la generazione dei boomer, coloro nati tra il 1946 e il ’65: si indica con il nome baby boomer perché sono nati nel periodo del boom non solo economico ma anche demografico. Finalmente la fine della Seconda guerra dona nuove speranze e tanta voglia di ricostruire un Paese nuovo e più bello di prima. Si assiste a un incremento esponenziale delle nascite e i giovani nati in questi anni hanno una carica vitale e creativa che cambierà il mondo.
La parola boomer oggi viene usata in maniera ironica ed errata per indicare tutti gli over 50 che usano male e poco la tecnologia digitale.
I figli di genitori fautori del boom economico degli anni ‘50 e ‘60 vengono chiamati generazione X: nati tra il 1965 e il 1980 nel periodo di transizione che va dal miracolo economico all’inizio della Guerra Fredda. Mentre i boomer hanno ereditato l’ottimismo del dopoguerra e della ricostruzione, la generazione X attraversa il ’68 e le sue contestazioni, l’autunno caldo, l’austerity e la prima crisi ecologica degli anni ’70 e piano piano si affacciano al mondo computerizzato… Vivono gran fermento e sono insoddisfatti e ribelli, rifiutano la generazione precedente, ritenuti frivoli e bigotti.
Chi è nato negli anni ’90 appartiene invece alla generazione Y anche chiamati millennials perché vanno incontro al nuovo millennio. Questa generazione cresce davanti alla TV, sempre più ricca di programmi per ogni fascia di utenza e sempre più commerciale, vive nel consumismo e nel culto del possesso e del possedere. Aumenta anche l’uso della tecnologia tra computer sempre più all’avanguardia e l’uso di Internet e dei cellulari che spopola. La generazione Y è rappresentata dai trentenni di oggi, tecnologicamente preparati, ma ancorati a forme classiche di studio e di preparazione scolastica, sono la forza lavoro di oggi: li definirei capaci ancora di socializzare di persona, avvezzi di informatica quanto basta per non restare indietro nel turbinio della digitalizzazione, un po’ timidi e demotivati forse perché i primi ad avere affrontato una crisi economica, la "grande recessione" tra il 2007 e il 2013.
Dopo i millennials arrivano loro: i nativi digitali che però sono stati suddivisi in:
- generazione Z (1996-2010) i ragazzi che oggi studiano o si apprestano a iniziare a lavorare;
- generazione alpha nati tra il 2010 e 2020, oggi sono bambini ma daranno grandi soddisfazioni soprattutto con il telefono in mano!!
I giovani della generazione Z sono nati conoscendo da subito cellulare, televisione digitale, pc, YouTube e i social media e soprattutto sono appassionati di gaming. A volte scambiano la realtà con il virtuale, sono sempre connessi e non gli sfugge nulla… a parte di conoscere il vicino di casa!
Dalla zeta agli alpha si nota già una differenza… Gli alpha con le loro dita veloci fanno un po’ paura… ma si può dire in generale che sono veloci, recettivi e liberi da costrizioni e ideali e liberi dalla politica e dal senso del dovere. Perché globalizzazione e Internet hanno dato a loro la possibilità di volare in alto.
I nativi digitali non sono figli di guerre, di miseria o di grandi sconvolgimenti storici, sono figli del cambiamento più globale che ci sia stato: Internet. Non hanno patria e non hanno limiti, possono tutto e credono molto nella ricchezza come scopo di vita. Il lavoro è inteso come mezzo per il raggiungimento della ricchezza, opportunità di crescita e realizzazione.
La generazione alpha, ancora più straordinari utilizzatori di cellulari e pc e ogni forma di tecnologia, è molto attenta alla sostenibilità grazie a campagne internazionali che sono entrate a pieno nel loro modo di vivere.
Mi permetterei però di coniare una nuova categoria che si inserisce di forza nella generazione alpha: la generazione post-C nati dopo il 2020. Hanno solo conosciuto un mondo in pandemia e non è poco.
Come dicevo sono sempre grandi eventi storici a creare grandi gap generazionali e la pandemia credo che darà un grosso stimolo al cambiamento segnando indelebilmente le generazioni di giovani e bambini che hanno vissuto enormi limitazioni nella loro libertà: sconvolte le abitudini, limitate le relazioni, negata la frequenza a scuola e all’università, proibito l’abbraccio, lo sport, i parchi divertimento.
Ma liberi di usare social e app per ogni cosa: un’esasperazione di numeri, dati, pin, spid, password… un incubo di intrecci per tutelare privacy ormai vendute ad ogni click…
Saranno in grado di essere felici anche off-line?