Il 27 gennaio 1945 le truppe dell’Armata Rossa sovietica entravano nel campo di concentramento e sterminio di Auschwitz, in Polonia, e toglievano ogni dubbio su quanto i nazisti avevano compiuto. Si trattava di un complesso denominato dai tedeschi Konzentrationslager Auschwitz, attivo dal 14 giugno del 1940 al gennaio del 1945.
I campi che costituivano l’immenso complesso concentrazionista principalmente erano tre: Auschwitz I, il principale e l’area amministrativa, al quale si accedeva passando per il tristemente famoso cancello con la scritta “Arbeit macht frei” voluta dal direttore del campo Rudolf Höss, che comprendeva anche il Blocco 10 per gli esperimenti scientifici, e il Blocco 11 per le condanne penali.
Auschwitz II chiamato Birkenau, operativo dall’8 ottobre 1941, comprendente cinque camere a gas; Auschwitz III, chiamato Monowitz, operativo dal 31 ottobre 1942, che funzionava come campo di lavoro, utile per fornire la forza lavoro nelle fabbriche che mancava per l’impiego degli uomini in guerra. I lavoratori forzati costituivano più del venti per cento della forza lavoro necessaria per il funzionamento della produzione tedesca.
Inoltre ad Auschwitz c’erano anche 46 sottocampi che, con i loro quaranta chilometri quadrati di superficie, ospitavano anche aziende e fattorie.
Auschwitz I aveva costantemente fino a ventimila persone richiuse. Per la sua costruzione vennero utilizzate, inizialmente, delle vecchie caserme polacche. Venne ricavata anche qui una camera a gas, operativa dal 15 agosto 1940 al luglio 1943, nella quale si calcola che morirono circa settantamila persone, assieme a coloro che morivano di stenti o per gli esperimenti medici.
Nel Blocco 11 il 3 settembre 1941 verrà sperimentato per la prima volta in un campo di concentramento ai fini di uccidere persone il gas Zyklon B, un insetticida a base di acido cianidrico messo a punto contro i pidocchi e per combattere il tifo, sviluppato negli anni Venti da un ebreo tedesco, Fritz Haber, premio Nobel per la Chimica nel 1918.
Auschwitz II, o Birkenau, a circa tre chilometri dal campo principale, dalla capienza di centomila persone, era il campo di sterminio vero e proprio, in cui vennero assassinate oltre un milione e centomila persone, tra ebrei, sovietici, polacchi, omosessuali, testimoni di Geova, rom, sinti e oppositori politici.
Auschwitz III o Monowitz era un campo di lavoro che sorgeva presso la Buna Werke per la produzione di gomma sintetica. Comprendeva fino a dodicimila persone alla volta e qui lavorò anche Primo Levi. La supervisione dei detenuti avveniva a carico delle SS Unità Testa di Morto accanto alle SS Aufseherin, mentre l’organizzazione pratica era svolta da criminali comuni, spesso tedeschi e quindi ariani, che venivano designati come Kapo, o anche ebrei membri dei Sonderkommando, squadre speciali incaricate dello smaltimento dei corpi che dalle camere a gas venivano portati nei forni crematori.
Il primo treno carico di persone che verranno condotte quasi subito a morte arrivò il 26 marzo 1942 e le operazioni di gasatura proseguirono fino al 30 ottobre 1944, quando Himmler ordinò di fermarsi per cominciare ad occultare le prove dei crimini perpetrati, dal momento che le truppe nemiche continuavano ad avanzare rapidamente. In prossimità dell’arrivo delle truppe sovietiche venne annunciata e organizzata la marcia della morte, cioè l’avvio dei prigionieri del campo verso altra destinazione, allo scopo di farli morire di stenti durante la marcia stessa e non fare trovare i cadaveri, o delle persone ancora vive, nel campo, all’arrivo dei nemici.
Il lavoro al campo era obbligatorio per tutti, con orari che variavano a seconda delle stagioni, ma non erano mai inferiori alle dieci-undici ore al giorno, con una domenica ogni due dedicata alla pulizia personale, spesso con saponi di scarsa qualità. La scarsa alimentazione e gli abiti inadatti a riparare soprattutto dal freddo, che giungeva anche a venti gradi sotto lo zero, erano scelti in modo da ottenere in breve tempo la morte delle persone indesiderate; morte che, per i programmi nazisti, non avveniva abbastanza in fretta e motivo dell’organizzazione dei campi in zone di sterminio.
I prigionieri ancora in vita nel campo di Auschwitz all’arrivo dei sovietici, nascostisi e scampati all’uccisione da parte dei tedeschi in fuga e alla marcia della morte, furono circa settemila. Forse ciò che fece maggiore impressione ai soldati liberatori furono le otto tonnellate di capelli umani imballati e pronti per il trasporto, diretti alla produzione di parrucche o ai materassai. L’orrore che si parò davanti ai soldati verrà documentato dai cineoperatori dell’Armata Rossa e poi dagli statunitensi; anche quei filmati vennero usati come prove a carico durante il processo di Norimberga.
Il campo di Auschwitz venne dichiarato Patrimonio dell’Umanità UNESCO nel 1979 e il 27 gennaio dal 1996, in Germania, venne dichiarato giorno della Memoria delle vittime del nazismo. Il Parlamento italiano decise di celebrare la data anche in Italia dal 2000, mentre la risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la decretò a livello internazionale nel novembre del 2005.