La compresenza di tutte le discipline artistiche alberga felicemente in un unico esempio di espressione contemporanea. È il caso di Saburo Teshigawara: coreografo, danzatore, regista, scultore e pittore che ha creato opere di movimento coreutico che sono in sé vere e proprie installazioni. “Sculture d’aria”, come le ha definite lui stesso.
Nato a Tokyo, Teshigawara ha studiato arte, pittura e scultura e successivamente, per un’urgenza quasi fisica, si è avvicinato allo studio della danza classica. Forte di una preparazione pressoché accademica, l’artista ha portato avanti un discorso di ricerca sperimentale legato al corpo come strumento di analisi filosofica e introspettiva potente. Teshigawara non è un unicum, altri danzatori e coreografi hanno scelto di dedicarsi allo studio della danza come naturale approdo a una ricerca filosofica ed estetica. Accadde per Maurice Béjart, che nella danza seppe portare la sua personale visione del mondo e dell’umano sentire, vivificando un’estetica assolutamente personale. Per Saburo la tradizione del Giappone costituisce l’architettura minimalista ed essenziale sulla quale poggia l’equilibrio di un’intuizione straordinaria. Apprezzatissimo anche in Italia il coreografo giapponese sarà premiato con il Leone d’Oro alla carriera il prossimo luglio nel corso della Biennale Danza 2022.
“La danza è scultura - ha raccontato l’artista sessantanovenne che sul palcoscenico ha l’energia di un ragazzino - scultura d'aria, scultura di luoghi, scultura di tempo. Per me danzare - ha detto - vuol dire giocare con l'aria. Sentir il corpo come l'aria e l'aria come il corpo. La danza non si riduce ai semplici movimenti del corpo, ma ingloba allo stesso tempo i movimenti della coscienza e quelli dei sensi”.
Saburo Teshigawara ha portato in scena creazioni al limite della gravità e dell’avanguardia. È riuscito a danzare insieme all’inseparabile e meravigliosa Rihoko Sato su di un tappeto di vetri rotti, rischiando di ferirsi “perché tempo e spazio si spezzano quando si spezza il vetro”. Lo spettacolo si chiamava Glass Tooth realizzato nel 2006 insieme alla compagnia Karos che in giapponese significa corvo e che Saburo ha fondato nel 1985. In molti suoi lavori il poliedrico artista giapponese si è avvalso di un altro genio nipponico, il musicista Toru Takemitsu scomparso nel 1996, e considerato dalla critica internazionale uno dei maggiori autori giapponesi contemporanei.
La qualità di movimento di Teshigawara è caratterizzata da una capacità di modificare lo stato della materia del proprio corpo. Una danza, quella di Saburo, che osa superare le leggi fisiche, che oltrepassa la materia e disseziona ogni parte anatomica e ogni fascia muscolare come se sperimentasse un’autonomia dell’inconoscibile. La creatività è figlia del libero pensiero e del libero movimento. Questo è un altro dei capisaldi nel codice coreutico del danzatore.
“La libertà della danza è la libertà del danzatore” ama ripetere Saburo Teshigawara artista completo e poliedrico che ha iniziato la sua carriera nel 1981. Con la sua compagnia Karas, il coreografo giapponese ha creato oltre che per sé stesso anche per altri artisti e compagnie internazionali, tra le quali il Ballet National de l'Opéra de Paris. Per Teshigawara la danza rappresenta l'elemento centrale di un'esperienza visiva e sensoriale più ampia. Dal 2006 al 2013 è stato professore alla St. Paul’s (Rikkyo) University in Giappone, mentre dal 2014 è professore alla Tama Art University nel dipartimento di Scenografia, Teatro e Danza. Nel 2004 Rolex lo ha scelto come mentore della danza per il progetto The Rolex Mentor and Protégé Arts Initiative.
Nel 2013 ha inaugurato il proprio spazio creativo “Karas Apparatus” nel quartiere Ogikubo di Tokyo. I suoi lavori hanno ottenuto diversi premi prestigiosi in Giappone e nel mondo, tra i quali il Bessie Award (The New York Dance and Performance Awards) nel 2007. Nel 2017 è stato nominato Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura francese.
Attraverso i suoi progetti Teshigawara continua a incoraggiare e ispirare molti giovani danzatori. Di lui un altro grande coreografo come Wayne McGregor ha ricordato nella motivazione del Leone d’Oro alla carriera il “coraggio straordinario, sensibile ed elettrizzante”. Per McGregor l’artista giapponese è in grado, in virtù del suo eclettismo di realizzare “interi ecosistemi artistici”. A Venezia il grande coreografo porta il suo sguardo sempre originale sulla realtà, il dissidio che l’essere umano si porta sulle spalle e che diventa trascendenza nella luce di una danza dell’anima.