Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto un cameo in Mamma, ho perso l'aereo. In realtà, è Mamma, ho perso l'aereo 2, ma il sottoscritto ha visto l'1 e non il 2, e in fondo cambia poco. Mamma, ho perso l'aereo è stato uno dei film che mi ha fatto più spanciare: più spanciare dell'Aereo più pazzo del mondo... sempre più pazzo e di Una pallottola spuntata 33⅓. A un passo dal farmi spanciare più di Balle spaziali e Scuola di Polizia.

Il cameo di Donald Trump in Mamma ho perso l'aereo è sicuramente uno dei miei camei preferiti. Ovviamente tra i miei camei preferiti ci sono i camei di Stephen King. Di questi, i miei preferiti sono quello in Pet Sematary (It Capitolo 2 non lo calcolo neppure, perché per me quello non è un cameo, ma un'interpretazione da Oscar) e primo in assoluto il cameo ne I sonnambuli. Devo confessare comunque, ora che ci rifletto, di essere un appassionato di camei. Anzi, vado alla ricerca di camei.

Ritengo, ma non sono sicuro, che Renato Pozzetto faccia un cameo nel film italiano Sognando la California con Antonello Fassari. Persino in Pulp Fiction c'è un cameo eccezionale: cioè un cameo dell'indiscusso protagonista stesso del film. Alludo alla scena iniziale di Pulp Fiction nella quale si vede un tizio in magliettone e bermuda camminare alle spalle della rapinatrice di negozi di liquori e ristoranti: è Vincent Vega che, come apprenderemo alla fine del film, sta andando a fare la pipì in bagno.

Effettivamente, ho sempre fantasticato sull'idea di film corali con tantissimi attori famosi che fanno particine come in Ritorno a Cold Mountain, Baaria e massimamente La sottile linea rossa. E tuttavia, l'idea di un film fatto di camei... Quello sì che sarebbe un trip! Tipo, il protagonista entra per dieci secondi nello scompartimento di un treno della metropolitana e tutti quelli all'interno sono persone comuni interpretate da attori famosi. Il protagonista si ferma a prendere un gelato e a farglielo è un gelataio interpretato da un attore famoso. Cose così. Camei. Apparizioni improvvise, prive d'importanza per lo sviluppo della storia.

Comunque, il cameo al primo posto della mia personale classifica di camei è senza ombra di dubbio quello di Rambo in Stayin' Alive. Stayin' Alive è il seguito di La febbre del sabato sera. Nella scena del cameo di Rambo, Tony Manero sta camminando con la sua caratteristica falcata in stile Fonzie per una strada affollata di New York quando urta senza volere un tizio che indossa una giacca di montone. Il tizio si volta un momento ed è Rambo. Indossa un paio di occhiali alla Cobra, ma è inequivocabilmente Rambo.

Ecco.

Questo è il cameo numero 1 della mia personale classifica di camei. Da piccolo avrò rivisto quell'istante dozzine di volte attivando il tasto rewind del video registratore. Avanti, indietro. Fermo. Il momento della leggera spallata. L'attimo in cui Rambo si volta. Stop. Gli occhiali da sole. La capigliatura.

Rewind. Canzone figa dei Bee Gees. Tony Manero urta Rambo. Rambo si volta. Stop! Mentre Manero lo urtava, Rambo ha ansimato alla Rocky? Rewind. Rivediamo. Riascoltiamo. No. Non sembra. Si sente solo il rumore di sottofondo del traffico newyorchese e la canzonetta figa dei Bee Gees... Altro che Alfred Hitchcock!

Al secondo posto, Pulp Fiction. Pulp Fiction è un film particolare e una di queste particolarità, da me individuata da poco in un post del quale vado particolarmente fiero, e per il quale secondo me verrò specificamente ricordato, assieme a "Libri che si leggono con una mano sola", "Orecchie" e tutta la serie di articoli relativi all'importanza della copertina di un libro, è la presenza in Pulp Fiction di "camei intrinsechi” alla narrazione stessa.

Ma cosa intendo per cameo intrinseco?

Sono camei eseguiti, posti in essere, per così dire, dai protagonisti stessi della vicenda narrata. Di solito, infatti, un cameo è un'apparizione improvvisa e ininfluente di un personaggio sullo sfondo della scena. Spesso è il regista stesso del film, come ad esempio i celeberrimi camei di Alfred Hitchcock, ma può essere anche il cameo di un personaggio particolarmente famoso, come ad esempio quello di Donald Trump in Mamma ho perso l'aereo 2.

Invece, Pulp Fiction presenta questo elemento innovativo. Il protagonista di un pezzo consistente della storia A diventa un personaggio di sfondo in altri pezzi di storia B e C. Abbiamo in Pulp Fiction esempi di camei intrinseci con due protagonisti della vicenda: Vincent Vega e Mia Wallace.

Mia Wallace è protagonista di un consistente pezzo di Pulp Fiction, ma nel capitolo intitolato "L'orologio di Butch" la vediamo per non più di quindici secondi circa ringraziare Vincent Vega per aver passato la serata con lei qualche imprecisato tempo prima - della quale serata peraltro sappiamo tutto perché è oggetto del capitolo precedente intitolato "Vincent Vega e la moglie di Marsellus Wallace". E poi, altro cameo di Mia Wallace lo abbiamo nel capitolo intitolato "La situazione Bonnie", quando Jules telefona a Marsellus e Mia è lì accanto, non dice nulla e indossa cuffietta e occhialini subacquei perché sta per fare il bagno nella piscina di casa e pertanto è quasi irriconoscibile.

Altro esempio di cameo intrinseco è quello che riguarda Vincent Vega all'inizio del capitolo "L'orologio di Butch" nel quale Vincent neppure lo si sente con chiarezza rispondere a Mia. Poi, abbiamo il cameo di Vincent nella scena di apertura alla tavola calda. Quasi non lo si nota, ma Vincent sfila al fianco dei due rapinatori mentre si mettono d'accordo.

Questa specifica apparizione ci fa, in particolare, riflettere sulla natura del ruolo di Vincent Vega in Pulp Fiction. Si potrebbe dire che in un film pieno di star e affollato di personaggi come Pulp Fiction Vincent Vega sia il vero protagonista. Sì, ma come Vincent Vega è protagonista? In che modo è protagonista?

Abbiamo l'esempio di Apocalypse Now. In Apocalypse Now non solo abbiamo un "cameo intrinseco" del Colonello Kurtz mediante foto e articoli di giornale, ma abbiamo anche il vero protagonista della vicenda (Kurtz, appunto) che non appare per tre quarti del film.

In Pulp Fiction il protagonismo di Vincent Vega si esprime attraverso la sua "presenza". Con un cameo o con una parte più consistente Vincent Vega è comunque presente in tutti i capitoli di Pulp Fiction. C'è con il cameo a inizio film. C'è nel capitolo intitolato "L'orologio di Butch" con il cameo iniziale di cui abbiamo detto e alla fine quando viene freddato da Butch mentre è in bagno a fare la cacca. C'è anche nel breve incontro con Butch, dopo che Butch ha preso soldi e istruzioni da Marsellus Wallace per prendere parte all'incontro di boxe truccato.

La pura presenza di Vincent illumina la scena. È come se presentasse quanto sta per accadere, come se con la sua presenza lo garantisse. In questo senso un personaggio è in una narrazione corale più protagonista degli altri: il vero protagonista. Non c'è bisogno di dire, di fare, di andare. È la pura presenza. L'energia concentrata intrinseca al personaggio a fare la differenza. Coppola lo aveva capito con Brando e Tarantino lo ha fatto con Travolta: "Tu devi esserci. Non importa come. Al centro, di lato, seduto sulla tavoletta del cesso. Devi esserci".

Un modo particolare di intendere il ruolo di protagonista. Unico. Con pochi precedenti.

Anzi, più ancora che a Vincent Vega, il Colonello Kurtz può essere paragonato a Mia Wallace. Infatti, cosa fanno Vincent e Jules mentre vanno a fare il lavoro di "sicari"? Parlano di Mia. Ci dicono un mucchio di cose di Mia. E quando la vediamo apparire di lei sappiamo un mucchio di cose. Come del resto sappiamo un bel po' di cose di Marsellus Wallace. Quindi si può dire che Pulp Fiction sia una moltiplicazione di Apocalypse Now. Tutti parlano di tutti e questi tutti appaiono ad un tratto sulla scena e noi li vediamo circonfusi di un'aura speciale.

Non è una pratica così diffusa nei film. Ma presentare i personaggi, parlare di loro quando non sono presenti o quando lo sono serve a dare una speciale tridimensionalità ai personaggi. Una curiosità: Vincent al Jack Rabbit's Slim ordina una bistecca che si chiama Douglas Sirk.