Queer to the bank è il titolo della mostra collettiva alla Galleria Fonti di Napoli, a cura di Lorenzo Xiques. La mostra fa parte di una serie di collettive organizzate dalla galleria per confrontarsi su un tema specifico, in questo caso il concetto di "queerness".
Gli artisti coinvolti, con opere già realizzate o di nuova produzione, riflettono su come questo importante tema venga utilizzato, nell'odierna era della globalizzazione, come pretesto per sviluppare analisi antropologiche o psicologiche sul territorio in un ideale dialogo critico ed espositivo.
"Nel progetto Queer to the Bank – dice il curatore - cerco di identificare ciò che può essere riconosciuto come queer al di là del potere di fascinazione esercitato dall’immagine di moda, indipendentemente dalla possibile rappresentazione dei soggetti queer o dei suoi riferimenti sub-culturali, soffermandomi sul suo valore epistemico inteso non solo come pratica estetica, ma come un visual-content capace di produrre “queer-effects” e sensazioni."
Al centro della sala, quasi ad emergere dal pavimento, incontriamo l'opera di Dario Biancullo, Analcharakter, un costume realizzato dall’artista nel 2021 nella sua casa-laboratorio a Forcella. Si tratta di un “vestito imperfetto” che sembra quel che resta dopo una lotta tra il sistema di produzione di massa e il processo creativo del singolo. È possibile riconoscere i brandelli di quegli indumenti “vissuti e poi scartati” che sono stati poi riassemblati con oggetti inorganici, recuperati dalla strada.
“Quando da adolescente ho fatto danza sportiva - dice l’artista - avrei voluto indossare io quegli abiti bellissimi indossati dalla mia compagna di ballo; invece, ero costretto a ballare dentro un frac che aveva un numero dietro le spalle e a dover competere. Dovevo conquistare i giudici e la loro approvazione per poter essere visto, per poter esistere…"
Di lato l'opera senza titolo di Gavilán Rayna Russom, artista della galleria, fondatrice della rete creativa Voluminous Arts che sostiene e diffonde opere di artisti che si spingono al limite. Si tratta di un'artista che utilizza sintetizzatori analogici e digitali come strumenti di composizione, riuscendo ad unire materiali creativi diversi.
Il filo conduttore di questa pratica è l'esplorazione della liminalità come agente di guarigione, che rende il suo lavoro cumulativo ed esperienziale, assimilabile col tempo e con una certa attenzione.
Quest'opera senza titolo è un frammento di un'installazione chiamata Sinless che è stata esposta in occasione di Producing Futures: An Exhibition on Post-Cyber Feminisms al Migros Museum di Zurigo. L'installazione era composta da materiali di scarto e, ad eccezione di alcuni frammenti come questo, è stata essa stessa scartata. Sinless si occupava del fallimento dei media digitali nel trascendere la morte, proponendo Internet come una seduta spiritica continua.
Questo particolare frammento, composto da due supporti per facilitare l'accesso a una toilette e dalle maniche di una felpa con le frange, fa riferimento agli elementi grafici del folklore svizzero-tedesco che rappresentano gli uccelli in coppia per rappresentare il volo spirituale tra il mondo dei vivi e quello dei morti.
Dall'altro lato, l'opera dell'artista Pamina Sebastião che parte dal corpo come un medium-terreno per interrogarsi sulla questione della colonizzazione della Luanda. É stata co-fondatrice de L'Arquivo de Identidade Angolano, un archivio di attivisti queer, fa parte del team del progetto Linkages Angola che si concentra sul tema della discriminazione ed è creatrice di Só Belo Mesmo, un progetto multimediale basato sulle nostre esperienze corporee, re-immaginate in un corpo inteso come parte di un processo di decolonizzazione.
I tre collage in mostra fanno parte della serie Death by registration, una riflessione in cui il corpo è visto come costruito su di noi dalle strutture coloniali col tentativo di catturarci e trarre profitto da esso. Da qui la necessità di liberarsi delle diverse categorie (genere, razza, classe) che non ci permettono di esistere: "Morire significa trasgredire. Trasmutare."
Questa installazione è attraversata poi da una linea composta da elementi in crochet azzurri realizzati dall'artigiana Tessa Carina, che hanno il compito di farci vedere oltre.
Nel passaggio da una sala all'altra si sente una voce. È quella di Price, un personaggio immaginario che appare in varie performance. Le sue produzioni sono intervallate da una serie di sequenze di pezzi di cultura pop, suoni meccanici, ritmi e dalla sua stessa voce, usata come forma acustica di comunicazione emotiva al di là del suo significato. Nelle sue performance si sovrappongono dunque il palco del teatro e della performance, il club, lo spazio digitale, la passerella della moda, lo spazio espositivo, alternando l'immersione totale con il brusco smascheramento dei mezzi per la messa in scena teatrale. Price è interessato al rapporto conflittuale tra il sé queer e il corpo queer e il fallimento è parte della strategia queer: un'indifferenza all'assimilazione, alle identità rigide e alle esigenze del sé nel capitalismo digitale.
Nella sala attigua incontriamo l'installazione video di Will Fredo, artista che esplora le dinamiche di potere, la dislocazione culturale e l'intersezione tra cultura pop, pensiero decoloniale, kuirness e tecnologia. Vicedirettore di Contemporary And, una piattaforma d'arte focalizzata sulle prospettive africane e fondatore di Sexual Healers TV, un progetto artistico dedicato alle bio politiche e al s3x work. Fa parte di quest'ultima l'installazione video esposta in galleria, Centrale in Sexual Healers TV, in cui si vedono le varie incarnazioni dell’artista che nel corso degli episodi, passa da artista a lavoratore sessuale e viceversa, facendo emergere le problematiche tra sesso, profitto e arte nella figura del lavoratore sessuale/artista nelle dinamiche di mercato.
“La video installazione a quattro canali di Will Fredo suggerisce che il discorso e il cambiamento sociale stanno ansimando. Combinando ricerca sociologica, finzione, umorismo e un'estetica ambiguamente ciné-vérité, Sexual Healers TV si chiede: che aspetto ha, può e deve avere il lavoro sessuale democratizzato e dignitoso nell’attuale era del “post-woke” del capitalismo digitale?".
Ultima opera in mostra è quella dell'artista Zoë Marden, membro del collettivo CamperVan, progetto che indaga il “queering” degli spazi attraverso la performance. Il suo campo di ricerca indaga le modalità attraverso cui il femminismo intersezionale si sovrappone al post-colonialismo.
L'installazione Mermania comprende un'opera video della registrazione della performance digitale dal vivo: Tales of Tentacularity (The tentacles of COVID Capitalism), uno striscione di seta stampato in digitale e delle sculture in argilla. Nelle performance Zoë gioca con la voce, indagando sulla risonanza che le mitologie delle streghe e delle sirene hanno all'interno della cultura contemporanea.
Nel film La Sirenetta della Disney, le figure di Ariel e Ursula incarnano esattamente le due estremità che corrispondono alle identità di genere. Ursula è infatti l'incarnazione di Divine, icona queer e antieroe femminista i cui tentacoli spingono ai confini della sessualità. Nel suo libro Staying with the Trouble, la tentacolarità spiega come sia un modo per incoraggiare la simbiosi biologica e politica nell'attuale crisi del Covid-19, invitandoci ad abbracciare altri modi di stare al mondo.
Per noi esseri umani, il flusso e la fluidità dell'acqua non solo sostengono i nostri corpi, ma li collegano anche ad altri corpi, ad altri mondi oltre il nostro “io umano”.