Anno Domini 1327. L’adolescente novizio benedettino Adso da Melk, in qualità di scrivano e discepolo del dotto frate francescano Guglielmo da Baskerville, scopre in un’antica abbazia la meraviglia dei codici miniati, gelosamente custoditi in una prestigiosa biblioteca e copiati e ricopiati di continuo da decine di amanuensi in un vasto e ben illuminato scriptorium.
(Umberto Eco, Il nome della rosa, 1980).
È ancora possibile, oggi, coinvolgere giovani studenti mostrando loro capolavori miniati e appassionarli allo studio e all’applicazione delle tecniche dell’arte miniatoria medievale?
Pare di sì. A calarsi nei panni di “moderni miniatori” e ad incuriosirsi sono stati gli allievi dell’I.I.S. “Guglielmo Marconi” di Tortona (Alessandria), indirizzo chimica, materiali e biotecnologie, grazie al progetto “Codex” che, avviato in collaborazione con l’Università di Alessandria, ha permesso loro di riprodurre un raro e pregevole manoscritto.
Protagonista è il Codex Purpureus Sarzanensis, il Codice di Sarezzano (classificato dagli studiosi come Codice j), prodotto su una preziosa pergamena, costituita da pelle di pecora resa liscia e compatta, quindi immersa nella tintura di porpora, nell’antichità il colore riservato agli imperatori e ai sovrani. Un manufatto di lusso, quindi, in cui il testo appare scritto in argento su pergamena tinta nel viola imperiale di Tiro, forse vergato nello scriptorium ambrosiano legato alla cattedrale di Milano e quasi sicuramente glossato nello scrittorio di Bobbio. L’opera, classificata come monumento nazionale, è esposta al Museo Diocesano di Tortona.
Ritenuto uno dei primi esempi di libro “moderno” e composto da 72 fogli superstiti recanti l’ultima pagina del Vangelo di Luca, i primi 13 capitoli di quello di Giovanni e una splendida copertina miniata, il Codex è anche considerato un’importante testimonianza di sperimentazione grafica. Infatti, il testo, datato dalla critica paleografica tra la seconda metà del V e l’inizio del VI secolo, riporta due Evangeliari, in quanto due furono gli scribi che vi operarono, sviluppando due differenti grafie, pur partendo dal modello della scrittura onciale ieratica.
Il suo valore risulta accresciuto se si considera che questa stesura evangelica è precedente la Vulgata di San Gerolamo, e consente quindi di documentare una lezione del Nuovo Testamento e usi liturgici diffusi o comunque presenti nell’Italia del Nord durante i primi secoli di vita della Chiesa cristiana.
Questo capolavoro biblico, scoperto per caso nel 1585 nella chiesa tardo-romanica di Sarezzano (Alessandria), insieme alle sepolture dell’eremita Ruffino e del suo discepolo Venanzio che, partiti dalla propria dimora bobbiese, fissarono la loro ascetica dimora su queste colline, è stato per secoli identificato nella pietà popolare come Libro dei Santi.
Le vicissitudini che hanno portato un simile gioiello storico-artistico nel ridente paesello vitivinicolo del Tortonese, si perdono nella notte dei tempi. L’unica certezza è il legame con San Ruffino, al quale la tradizione vuole fosse appartenuto il libro e con l’antica chiesa del castello di Sarezzano, che, titolata ai Santi Ruffino e Venanzio, lo conservò per quasi un millennio nella cripta, accanto alle reliquie dei santi patroni.
L’edificio sacro, innalzato in posizione panoramica sull’altura che domina l’abitato, sorse nel periodo dell’incastellamento, che in quest’area può essere collocato nel X e nei primi decenni dell’XI secolo. Più volte rimaneggiato, ha conservato incassati in diversi punti della muratura esterna fregi e decorazioni in arenaria grigia di fattura bobbiese, risalenti alla fine del 900 o ai primi decenni del secolo successivo.
Tra questi, il frammento di una lapide sepolcrale con un’iscrizione altomedievale. Incastonata nella parte settentrionale dell’abside e databile al più tardi ai primi decenni del VII secolo, secondo il medievista Giovanni Mennella essa getta un fascio di luce sull’oscura vita di San Ruffino, permettendone una più sicura collocazione storica, collegandosi anche alle vicende - altrettanto oscure - di uno degli scritti più importanti della storia della cultura occidentale e della critica sacra.