Quest’epoca fatta di ombre, dubbi e di una trasformazione sociale globale, ha visto inizialmente il nostro Paese reagire con la forza della musica: all’isolamento, al silenzio delle strade, alla distanza dall’altro. La musica è sempre un elemento di unione con se stessi, con gli altri e con tutta la potenza del cosmo. E la Mediterranean Music trasmette davvero quel senso di connessione profonda con la cultura dei popoli che si affacciano al grande mare. Poiché il maestro che l’ha ideata è uno di quegli esseri capaci di far prendere il volo alle note grazie a una passione smisurata e ad un orecchio assoluto in grado di cogliere le più sottili sfumature del suono: Aco Bocina è il mandolinista più acclamato al mondo, chitarrista virtuoso e suonatore di strumenti come il bouzouki - quello strano strumento greco che assomiglia a un mandolino di proporzioni smisurate - e di tutta una pletora di strumenti della tradizione balcanica in cui si è formato. E di cui si porta dietro ogni invisibile spartito inciso nell’anima della sua gente.
Per comprendere quale sia il suo segreto, bisogna osservarlo durante uno dei suoi concerti: sembra completamente assente da questo mondo, è come se la musica lo elevasse e gli consentisse di prestare orecchio ad ogni sfumatura che percepisce grazie alla sua anima misteriosa e al suo cuore immenso. È come se le note si formassero da sole, per affinità elettive, componendo melodie e accordi che si liberano spontaneamente fino a penetrare in ogni spettatore. Aco Bocina dà l’impressione di un capo indiano che guida una tribù di note con le sue mani veloci e delicate che conoscono ogni possibile vibrazione della corda, ogni palpito dello strumento, ogni modalità di risonanza della cassa acustica. In silenzio, ad occhi chiusi, l’attenzione puntata sul suo terzo occhio: nell’oscurità il suono gli mostra un tripudio di luci che danzano a ritmi che oscillano dal flamenco, al jazz and blues, fino al rock, sapientemente contaminati con la musica balcanica.
Le note sono le parole della musica, o forse le lettere del suo alfabeto che si compongono per creare il fraseggio musicale. Mi piace ricordare un passo di Baricco, tratto da Novecento, poi ripreso da Tornatore nel Film La leggenda del pianista sull’oceano:
Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi suonare. Loro sono 88, tu sei infinito.
Se consideriamo, poi, che la chitarra ha 6 corde e il mandolino 4 corde doppie, sembra ancora più difficile volteggiare con così pochi elementi, eppure, Aco - che ha cominciato a studiare musica con la chitarra, poi si è appassionato da autodidatta al mandolino - con quelle poche corde ha potuto spaziare in un campo senza limiti. È importante sapere che pur con un definito campo di tasti o corde, anche se le note sono solo 12, con queste intangibili bacchette magiche tu puoi sfondare il muro del Tutto. Del resto, il 12 è considerato il più sacro tra i numeri, indica la ricomposizione della totalità originaria, compone il numero 3 della Trinità attuando la discesa in terra di un modello cosmico di pienezza e di armonia. Questo è il segreto che un maestro dovrebbe trasmettere al suo pubblico.
Insomma, Bocina è in grado di instaurare un patto sacro con il proprio strumento che diventa parte di se stesso. Non suona solo materialmente, attinge da tutte le corde dell’anima, dalle infinite emozioni che ha provato, immagina di avere il mare davanti a sé, un oceano profondo e infinito, da esplorare fino in fondo. Solo se riesci ad immergerti nelle maree del tuo inconscio la tua musica può arrivare agli altri, può essere essa stessa strumento di connessione, di ricerca, di conoscenza, di svelamento dei misteri dell’invisibile, di piacere, più intenso e più sublime dell’eros che conduce all’estasi.
Ogni vero musicista suona perché lo riempie di piacere, non è dotato solo di una sterile tecnica: ci sono musicisti che non hanno mai saputo leggere uno spartito a cominciare dal grande Charlie Parker, per passare attraverso i Beatles, il Re del rock’n’ roll Elvis Presley, il cantante lirico Luciano Pavarotti, i chitarristi in genere e i gitani in particolare.
Il fondatore della Mediterranean World Music ci insegna come la musica possa seguire il profilo del vento, cercando di integrare i suoni dei Balcani con quelli dell'Andalusia, i misteri dell'Oriente con quelli della Grecia, tracciando un percorso musicale che si snoda sulle rive del Mediterraneo, seguendo le antiche vie tracciate dai gitani. La musica per Aco Bocina è libertà creativa, gli piace misurarsi con l’improvvisazione e trasmettere ad ogni spettatore quella capacità di tessere, su uno spartito di note che funge da base del tessuto musicale, un fraseggio articolato e straniante che rivoluziona la struttura stessa in cui è stato intessuto, diventando un quadro ricco di evoluzioni e contaminazioni.
Tutto appare semplice e scontato alle mani di Aco, la sua filosofia musicale sembra basata sull’improvvisazione alla maniera dei jazzisti, eppure dietro a una struttura teorica approfondita, si celano ore e ore di solfeggio e fraseggio, interminabili allenamenti, una passione che spinge a trascorrere più tempo con lo strumento che con gli amici. Michael Petrucciani suonava il pianoforte in quel modo perché lo viveva dieci ore al giorno, lo respirava, ne conosceva ogni potenzialità, così come Paco de Lucia con la sua chitarra e Aco col suo mandolino che lo asseconda come un’amante capricciosa, lo segue, si fa seguire, lo previene, lo esalta, lo ama appassionatamente.
Il mandolino, per Aco Bocina è una compagna di vita, è come la bicicletta per Bartali, come una coperta di Linus, è lo spazzolino da denti da portare sempre accanto, è un fuoco che lo scalda nelle notti fredde e solitarie, è il sospiro del mare e delle onde che si fanno magia e rendono ogni attimo della sua vita incantato come un matrimonio da fiaba. È importante comprendere l’importanza di questo legame.
Il maestro è un virtuoso, ha anche approntato un metodo che mette in luce tutte le potenzialità di questo strumento. Il mandolino si può adattare molto bene a diversi generi musicali: dal country al rock, dalla musica classica alla leggera, fino al jazz. E così il “Metodo per Mandolino Aco Bocina”, è un metodo facile di introduzione pratica per musicisti e amatori che intendono accostarsi a questo strumento, con o senza l'ausilio dell'insegnante.
Solo conoscendo il potenziale dello strumento viene voglia di imparare a suonarlo, poi ci vuole tanto impegno per affinare la tecnica, approfondirla con tante ore di studio, infine, tentare l’inserimento in qualche gruppo per provare a suonare in sintonia con gli altri.
Suonare con altri musicisti è come una relazione d’amore, non esiste un fraseggio condiviso se prima non si è in grado di stabilire una vera sintonia con se stessi, con il proprio strumento e con le proprie aspettative professionali. Se non ci sono questi presupposti si rischia di suonare insieme ma ognuno per le sue vie, senza un ascolto del motivo suggerito dall’altro, senza la capacità di allinearsi al messaggio dell’altro per poi ampliarlo, renderlo sublime e condividerlo ancora con un compagno che lo sappia arricchire, come nei discorsi profondi e nel contempo stranianti dei grandi del jazz. Improvvisazione geniale, ma capacità di innestarsi in un tessuto comune di armonia ed equilibrio. Originalità e condivisione. Sono vent’anni che il maestro, infatti, suona con Manuel Fernando, a volta basta uno sguardo, a volte solo una nota, c’è un’intesa dettata da anni e anni di silenzioso fraseggio…
C’è una parte del corpo che scivola sul mandolino facendolo vibrare: come le mani di un pianista sfiorano e pigiano i tasti bianchi e neri del piano, sempre le mani accarezzano, pizzicano, premono e le dita scorrono leggere, si muovono velocemente e con maestria, battono il tempo, scivolano nell’infinito del tempo. Il maestro Bocina si prende grande cura delle proprie mani, sono lo strumento fondamentale di un professionista del suono.
I tempi della sua musica possono essere semplici o composti, tra una croma e un’ottava, un’andante grazioso e una semiminima, quel che conta è condurre con professionalità lo strumento, è quell’addentrarsi nell’assoluto che rende ogni momento, ogni pezzo, ogni concerto, ogni disco, un capolavoro che si staglia nell’eternità.
In questo momento storico, tra un concerto e l’altro che vengono continuamente annullati come effetto degli impedimenti della pandemia –solo quest’anno sono stati annullati una ventina di concerti – il maestro si è dedicato particolarmente a trasmettere ad altri tutto quello che ha imparato in sessant’anni di esperienza, in attesa che le condizioni di normalità possano tornare a esaltare il profilo del suono, l’eccezionalità della musica e il talento di quelli che nonostante tutto non perdono mai la speranza.