Collabora con il Centro Servizi per il Volontariato di Milano dal 2000 al 2006, prima come responsabile area formazione e poi come responsabile area cittadini. Attualmente è anche responsabile della sede milanese dell’Università del Volontariato. La sua area si occupa di formazione e di promozione con i servizi di orientamento al volontariato e impresa, oltre alla gestione di progetti finanziati su questi temi.
Sono nata e cresciuta nel quartiere periferico milanese dove ho scelto di vivere ancora; questa realtà fa parte di me, è parte di ciò che sono e mi ha sicuramente forgiata e insegnato a impegnarmi a fondo in tutto ciò che faccio. Sono cresciuta in una famiglia semplice, umile, papà e mamma di origini venete che parlavano tra loro in dialetto (tuttora il dialetto veneto mi riporta all’infanzia e mi fa sorridere) e un fratello che adoro e che ora vive in Costa Azzurra.
La mia famiglia ha sempre ospitato ragazzi e persone che “avevano bisogno”, a cominciare dai compagni di scuola sospesi per comportamenti non corretti, perché mamma non credeva che la sospensione fosse la giusta misura. “Non si impara nulla a stare a casa da scuola…”, diceva, e così venivano da noi a studiare e a mettersi in pari con i compiti. Capitava che fossero ragazze o ragazzi maltrattati dalla famiglia, che trovavano riparo temporaneo da noi, uno spazio in cui stare sereni. Per entrambi i miei genitori è sempre stato importante impegnarsi nel volontariato, nell’associazione di quartiere (VSP Bruzzano), lui con i disabili e lei con i minori.
Io ho studiato qui, il liceo classico vicino casa, qualche insegnante mi diceva che, per affrontare questo tipo di studi era necessario avere una solida cultura familiare, io dico che se ci si impegna si può tutto.
Sono madre di due figli, che amo follemente, Caterina e Tommaso, stanno percorrendo le loro strade e io sono felice di vederli e sentirli felici.
Quali sono stati gli incontri e le esperienze che l’hanno portata a impegnarsi nel volontariato?
Ho iniziato a lavorare presto, subito dopo il liceo, occupandomi principalmente di amministrazione per aziende profit; nel tempo libero tenevo laboratori di cucina e pasticceria come volontaria dell’associazione. Durante gli studi sono stata volontaria in Croce Viola per alcuni anni, esperienza che mi ha insegnato moltissimo. Poi ho scelto per qualche anno di dedicarmi alla mia famiglia, volevo stare con i miei figli, ne ho avuto l’opportunità e non mi sono mai pentita di aver fatto questa scelta. Quando ho ripreso a lavorare, nel 2000, sono stata assunta in CSV, il Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Milano.
È una dirigente del Centro Servizi per il Volontariato Città Metropolitana di Milano: ci può sintetizzare come è nato e quale ruolo svolge?
I CSV esistono in tutta Italia e nascono dalla legge 266/91 per sostenere le organizzazioni di volontariato in tutte le loro funzioni, offrendo servizi di consulenza, formazione e promozione. Ora la riforma del terzo settore1 ha riconosciuto nuovamente il ruolo dei centri servizi ampliandone il raggio d’azione anche ai cittadini che si impegnano a favore degli altri pur non aderendo ad una forma organizzata, semplicemente dedicando il proprio tempo volontariamente ed individualmente a favore della comunità.
Da volontaria e dirigente, qual è stata la sua più grande soddisfazione?
In CSV mi sono inizialmente occupata di formazione, ora anche di promozione del volontariato. Oggi sono la responsabile dell’area cittadini, ci occupiamo delle persone che si impegnano per gli altri e per la collettività, le aiutiamo a trovare l’ambito di intervento più adatto per loro, a svolgere meglio il proprio compito con un programma di formazione che si chiama Università del Volontariato® e creiamo le condizioni perché i volontari siano valorizzati nel dovuto modo e perché siano sempre affidati loro i giusti compiti.
È responsabile di Univol, l’Università del volontariato…
Università del Volontariato® è uno dei nostri progetti di eccellenza, nato dieci anni fa dalla volontà di uno staff di persone meravigliose che riflettevano su come potevano essere d’aiuto alle persone generose che decidevano di dedicarsi ai più bisognosi o al bene della nostra città, ora è un programma di formazione in continua evoluzione, presente in altre cinque province italiane, che accoglie e forma ogni anno un migliaio di persone a Milano. Quando abbiamo registrato il marchio avevamo qualche dubbio perché non siamo un ente pubblico, un’università riconosciuta, ma oggi la più grande soddisfazione è vedere che la frequenza ai nostri corsi viene citata nel curriculum o riconosciuta dalle università milanesi in termini di crediti formativi agli studenti che scelgono di venire a fare formazione da noi. Insistiamo sempre molto con i nostri docenti affinché la formazione sia pratica, esperienziale, meno accademica e più concreta, stiamo formando i volontari, dobbiamo sempre tenerlo presente!
Per questo progetto abbiamo la collaborazione di altre università milanesi: Università Bocconi, IULM, Università Bicocca e Statale ci affiancano nell’erogazione dei corsi e offrono appunto agli studenti la possibilità di aver riconosciuti i crediti oltre alla volontà di costruire percorsi di orientamento al volontariato che possano portare alla valorizzazione di competenze conseguite durante l’esperienza. La pratica del volontariato viene finalmente riconosciuta come esperienza di vita dalle caratteristiche altamente formative soprattutto per quanto riguarda le soft skills. Anche le aziende hanno cominciato a valutare come un valore aggiunto la presenza di attività di volontariato nel curriculum dei candidati, a fronte di carriere universitarie sempre più articolate e complesse, di altissimo livello, a fronte di esperienze sempre più diversificate, la pratica del volontariato fornisce nuove e più aperte visioni del mondo e ci aiuta ad affrontare le più disparate situazioni.
Altro progetto della vostra associazione è Volontari per un giorno.
Accanto alla formazione abbiamo i progetti di promozione del volontariato: “Volontari per un giorno” nasce nel 2011 come catalogo di offerte di volontariato occasionale per i cittadini che volessero mettersi a disposizione one shot, per un determinato progetto di durata limitata. Ora è un sito nazionale che raccoglie più di 4.000 progetti di breve o lunga durata, una vetrina delle occasioni di impegno in città e in tutta Italia.
La città di Milano, inoltre, dal periodo successivo ad Expo, offre un servizio simile nel Comune di Milano e destinato alle occasioni di volontariato civico, principalmente per gli eventi; moltissimi sono i cittadini che desiderano mettersi a disposizione in occasione di importanti manifestazioni quali, ad esempio, Bookcity o Fa la cosa giusta, esposizioni particolari come Leonardo 500 o Estate Sforzesca, eventi teatrali come il Nolo Fringe Festival, rassegne di lettura ad alta voce. Sono tutte occasioni per mettersi a disposizione degli organizzatori degli eventi, cui solitamente il volontario può assistere gratuitamente, accogliendo il pubblico o i partecipanti, raccontando della propria città e fruendo di momenti di socialità con altri volontari.
Come “fare bene il bene”?
Penso che “fare bene il bene” sia connesso con la voglia e la disponibilità dei volontari di mettersi sempre in discussione, di continuare a formarsi, di guardare agli altri sempre con la voglia di farsi e lasciarsi stupire.
Mi piace sottolineare anche quanto il cittadino può ricevere da esperienze di gratuità e cittadinanza attiva; quindi, sottolineerei anche cosa offre questa tipologia di impegno volontario. la possibilità di:
- mettersi a disposizione anche in tempi limitati;
- sentirsi utili e orgogliosi per la propria città;
- fare esperienze diversificate ed arricchenti;
- acquisire competenze e conoscenze;
- sperimentare diversi ambiti di socialità;
- essere protagonista e partecipare agli eventi;
- conoscere meglio la propria città;
- accogliere chi visita la città;
- coltivare in modo più diretto i propri interessi (in vari ambiti dal culturale all’ambientale);
- migliorare le competenze relazionali.
Nell’ultimo anno più di 5.000 cittadini milanesi si sono messi a disposizione solo sul territorio della città.
La pandemia ha costretto a rivedere e rimodulare il nostro sistema di vita: come ha influito sull’organizzazione della vostra associazione?
La pandemia non ha fermato i volontari e le associazioni che anzi si sono attivate principalmente per progetti di vicinanza. A Milano c’è stato un grandissimo movimento di persone che si sono messe a disposizione per portare la spesa a casa a chi non poteva muoversi, per fare piccole commissioni o portare a spasso il cane del vicino, portare farmaci o ancora ricondizionare tablet per la didattica a distanza. Durante il periodo di lockdown a soffrire di più sono state le associazioni culturali e ospedaliere, che non hanno potuto svolgere le proprie attività ma si sono ugualmente attrezzate per sostenere chi aveva più bisogno.
Come CSV, durante la pandemia, abbiamo dovuto chiudere le nostre aule fisiche ed aprire nuovi spazi virtuali, non abbiamo rinunciato a continuare a fare formazione da remoto, acquisendo strumenti e modalità nuove che ci consentissero di restare a sostegno del volontariato. Abbiamo realizzato corsi on-line rivedendone i temi come l’organizzazione di eventi on-line, corsi di formazione dedicati al tema della ripresa post pandemia, alla gestione dei conflitti tra le mura domestiche. Le nostre proposte sono state molto apprezzate e non abbiamo avuto, rispetto agli anni precedenti, minore affluenza, anzi, abbiamo tutti potuto apprezzare il fatto che non potendosi spostare dal domicilio c’era più tempo e spazio disponibile per formarsi.
Quale caratteristiche psicologiche, culturali, morali dovrebbe avere chi si vuole impegnare nel volontariato e come risponde Milano, nei suoi cittadini e nelle sue istituzioni, alla vostra instancabile attività?
Non penso esista un volontario “ideale”, tutti possono diventare volontari o impegnarsi per il bene comune o voler migliorare la vita nella propria città.
I problemi cui rispondere sono tanti e tali che richiederebbero un trattato ad hoc, la risoluzione di alcuni di questi problemi spetta sicuramente alle Istituzioni che a Milano sono presenti e si attivano con concretezza coinvolgendo anche il mondo dell’associazionismo che rappresenta una grande risorsa.
D’altro canto, per quanto riguarda i cittadini, le persone, Milano offre tantissime occasioni e lo spirito dei milanesi è sicuramente orgoglioso di appartenere a questa realtà, tanta è l’energia nel mettersi a disposizione degli altri e se c’è una cosa che la pandemia ci ha insegnato è proprio che, nelle emergenze, si attiva un capitale “dormiente” che è veramente capace di grandi opere, di adattarsi al contesto, di risolvere la situazione.
1 “Al fine di sostenere l'autonoma iniziativa dei cittadini che concorrono, anche in forma associata, a perseguire il bene comune, ad elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, favorendo la partecipazione, l'inclusione e il pieno sviluppo della persona, a valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa, in attuazione degli articoli 2, 3, 4, 9, 18 e 118, quarto comma, della Costituzione, il presente Codice provvede al riordino e alla revisione organica della disciplina vigente in materia di enti del Terzo settore”. Art. 1 comma 1 Dlgs. 117/2017 Codice del Terzo Settore.