Siamo sicuri che ci sarà un dopo Covid? I segnali che ci arrivano non sembrano dare una speranza in tal senso: terza dose, varianti del virus che potrebbero richiedere altri vaccini, estensione della validità del green pass…
Faccio una piccola digressione: personalmente non mi pronuncio sull’efficacia del vaccino, dato che non ne ho le competenze. Penso solo che ognuno di noi dovrebbe avere la possibilità di poter decidere. Ma per prendere una decisione sensata e consapevole bisogna conoscere i termini della questione. In questo caso mi sembra che ci sia molta confusione al riguardo. La comunità scientifica stessa non è coesa; ci sono decine e decine di articoli scritti da vari scienziati, tra cui premi Nobel, su riviste scientifiche internazionali, interviste rilasciate che non possono essere ignorate, nonostante i nostri politici bollino tutto quello che contrasta con le decisioni del Comitato Tecnico Scientifico come “fake news”. Quindi, se per prendere decisioni coscienziose bisogna disporre di tutte le informazioni al riguardo, che tipo di decisioni si stanno prendendo sulla nostra pelle, se chi sta al governo ha deciso a priori che tutti i pareri scientifici (e ribadisco scientifici) che non collimano con la loro visione non sono attendibili? Non è forse questo il padre di tutti i pregiudizi?
Penso che qualunque governo, ma direi qualunque persona dotata di buonsenso, difronte a un problema così importante che coinvolge l’intera popolazione di un Paese e che potrebbe avere conseguenze sulla salute delle persone a breve e a lungo termine (conseguenze, tra l’altro, non ancora note), prima di decidere dovrebbe sentire l’obbligo di ascoltare tutte le campane, anche quelle che gli piacciono di meno.
E cosa dire del clima di terrore che hanno creato in Italia, con i continui bollettini sul numero di morti e di ricoverati, al di là che siano dati reali o meno? O di come ci stanno mettendo gli uni contro gli altri, pro vax contro no vax! Ma questa non è una partita di calcio dove due tifoserie si contrappongono. Non c’è nemmeno una linea di confine così netta e precisa, come il nostro caro ex presidente della BCE e vicepresidente della Goldman Sachs vuol farci intendere: chi si vaccina vive e fa vivere, chi non si vaccina muore e uccide… ma vi rendete conto? Le decisioni che questi signori stanno prendendo sono davvero sulla nostra pelle e su quella dei nostri figli, perché nessuno, tantomeno lo pseudo CTS, sa quali saranno gli effetti di questi medicamenti sul lungo termine. Ciononostante, renderanno il vaccino - continuiamo pure a chiamarlo così - obbligatorio, nonostante i diversi gridi d’allarme che provengono non da blogger in cerca di visibilità o da facinorosi ignoranti, ma dalla comunità scientifica internazionale, calpestando i nostri diritti e la Costituzione stessa. Perché bollano qualunque pensiero non allineato al loro, come “fake news”. Sono sconcertato dal pressapochismo di questa classe dirigente al punto che, nonostante non mi sia mai considerato un complottista, data l’assoluta chiusura nei confronti di chi la pensa diversamente, devo pensare o che sono dei veri ignoranti incapaci oppure che hanno un disegno preciso, non vedo altre soluzioni.
Detto questo, che futuro avrà la scuola in Italia?
Chi si occupa di scuola sa che i problemi che la attanagliano sono decennali e poco hanno a che vedere con virus o vaccini. Certo, questa situazione e le iniziative che il governo sta prendendo in merito, non fanno altro che gettare sale sulle ferite.
Ma quali sono i problemi della scuola italiana?
A mio giudizio, ma devo dire che sono in buona compagnia, considerate le dichiarazioni che pedagogisti di chiara fama, come i professori Benedetto Vertecchi e Umberto Galimberti, hanno rilasciato durante le interviste pubblicate sul mio libro Un libro di scuola, quello che di più preoccupante sta accadendo nelle scuole è far crescere quelli che dovrebbero essere i protagonisti del futuro totalmente privi di senso critico.
A primo acchito sembrerebbe una questione marginale al confronto di altre, come i saperi minimi, la riduzione delle ore delle materie umanistiche, la penuria d’insegnanti, la deriva aziendalista causata dall’autonomia scolastica e così via. Ma se ci pensate bene proprio l’assenza di spirito critico ci sta portando alla situazione paradossale che stiamo vivendo, dove nessuno, soprattutto i giovani, si sta alzando per far valere i propri diritti.
Non voglio fare il nostalgico a tutti i costi, ma ve lo immaginate cosa sarebbe successo 50 anni fa con l’introduzione dell’obbligo vaccinale? Sono sicuro che studenti in primis, e poi lavoratori e sindacati (i sindacati… stendiamo un velo pietoso sui sindacati) sarebbero scesi in piazza, avrebbero occupato fabbriche e università, ci sarebbero stati anche scontri con le forze dell’ordine, probabilmente, come molte volte è accaduto in quegli anni.
Oggi, il silenzio assoluto o quasi.
E pensate che il modo di far crescere i nostri giovani all’interno delle aule italiane non abbia nulla a che vedere con la mancanza di voci discordanti?
La scuola è sempre stata il primo obiettivo di tutte le strutture di potere. Vi potrei portare diversi esempi, come la fondazione Olin, creata nel 1953 dal signor John Olin, proprietario dell’omonima multinazionale specializzata in industrie chimiche e belliche, proprietaria, tra l’altro, della Winchester. Già in passato i miliardari americani avevano messo le mani sull’istruzione: la Cornell University fu fondata da Ezra Cornell, fondatore della Western Union – nel 1890 l’Università di Chicago fu realizzata grazie alla famiglia Rockefeller. E negli anni Settanta la Olin mise in atto una strategia completamente nuova, chiamata delle “teste di ponte”. Misero, cioè, nelle università più importanti, i loro uomini che, grazie alle cospicue possibilità finanziarie, ebbero una carriera fulminea e si assicurarono di estendere la loro influenza anche in altre università e per gli anni a venire, formando i loro studenti che sarebbero diventati futuri professori universitari. Quanto ho appena scritto non è frutto del mio sacco, ma è parte nel bellissimo saggio di Marco D’Eramo intitolato La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi un libro bellissimo nella sua tragicità, che consiglio a tutti di leggere, anzi di studiare.
Nel nostro Paese avviene lo stesso: basti pensare alla famigerata Treellle, alla Fondazione Agnelli, alla Compagnia di San Paolo, tutti cosiddetti think thank che hanno una fortissima influenza sul MIUR, tant’è vero che la “buona scuola” di renziana memoria non nasce dal figlioccio di Berlusconi, ma da questi signori che hanno il potere di indicare la strada che il ministero deve seguire.
E secondo voi che strada deve intraprendere la scuola italiana, quella di formare teste pensanti, autonome, critiche nei confronti della realtà o di ridurre la popolazione del futuro a dei burattini soggiogati alle logiche di potere?
Mi viene sempre in mente una frase contenuta in una lettera che Einstein mandò a Freud, che dice più o meno così: “Com’è possibile che una minoranza riesca a soggiogare ai propri voleri la stragrande maggioranza della popolazione? Forse perché controllano l’informazione e le scuole”. Ed è quello che sta succedendo o, purtroppo, che è già successo.
Quindi, come porre rimedio a una catastrofe simile? Informando, facendo sapere la realtà delle cose.
Personalmente non ho nessun interesse a convincere chicchessia che ho ragione io. Sono sicuro, però, che se le persone sapessero di più di come funziona il mondo e di quali sono gli obiettivi dei potenti, oggi non saremmo in questa situazione.
Per questo l’accesso all’informazione pluralista deve essere garantito come diritto inalienabile di tutti noi; in secondo luogo, è importantissimo che siano prima di tutto gli insegnanti a disporre di senso critico, in modo che diffondano nelle scuole e nelle università una coscienza sociale vera e non questa sorta di ipocrisia che dilaga nella nostra società.
Se si vuole porre rimedio alla condizione di totale sottomissione al pensiero dominante nella scuola, quello aziendale, bisogna disporre di una classe docente consapevole, che ami la verità e che insegni ai nostri figli ad usare la propria testa.
Al momento abbiamo ancora la possibilità di farlo: c’è ancora la possibilità di organizzare corsi di formazione per insegnanti accreditati dal MIUR.
L’alternativa non è sicuramente quella di rivolgerci alla classe politica: uno sforzo inutile già compiuto negli anni passati e che non ha portato assolutamente a nulla. Semmai l’altra possibilità che abbiamo di fronte è quella di istituire scuole alternative a quella statale. Ci sono molte realtà che stanno nascendo proprio in questi mesi, grazie all’obbligatorietà del “green pass” (avevano finito i termini in italiano, evidentemente) per personale ATA e docente; a cominciare da scuole parentali, per arrivare a vere e proprie scuole private.
Sono consapevole che queste sono sì alternative interessanti e importanti, ma che segnerebbero la sconfitta definitiva di chi, come noi, cerca di riportare la scuola statale al suo senso profondo, che è quello di far prendere coscienza gli studenti delle loro peculiarità e aiutarli a svilupparle. Ma cos’altro possiamo fare? Purtroppo, il sistema ci sta mettendo con le spalle al muro; non siamo sicuramente noi ad essere estremisti, ma la politica sta prendendo una deriva altamente anti-democratica, generando conflitti sociali che potrebbero avere conseguenze nefaste e che non farebbero altro che generare violenze, ideologiche e non.
Chi controlla l’informazione e la scuola controlla anche le menti manipolandole. È una pratica che adottando, da sempre, tutti i regimi. Forse è giunto il momento di pretendere che vengano rispettati i nostri diritti sanciti dalla Costituzione e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.