Marx può aspettare di Marco Bellocchio, tra film horror, drammi e commedie, spicca tra la top ten e sale in classifica nel botteghino d’incassi italiano. Il regista è stato insignito della Palma d'Oro d’Onore al 74° Festival di Cannes; un prestigioso riconoscimento alla carriera consegnatagli il 17 luglio 2021 dal collega e amico, Paolo Sorrentino, che gli ha dedicato un discorso toccante, seguito dalle clip delle sue opere più iconiche.
Marx può aspettare è stato accolto al Festival da quasi dieci minuti di applausi e standing ovation e il regista di Bobbio, commuovendosi per il calore del pubblico, ha puntualizzato: “Se questo che avete visto vi ha emozionato vuol dire che c’è qualcosa che esce da casa Bellocchio e arriva a tutti”. Alla vigilia del lancio della pellicola, Bellocchio, nel corso di un rendez-vous al Palais del festival, ha parlato di cinema, militanza e psicanalisi, precisando:
“Il mio film più privato e anche il mio più libero, leggero, senza i condizionamenti che mi avevano impedito di riflettere su questo dramma, prima la protezione di mia madre, poi la politica, poi la psicanalisi. Ora finalmente sono sereno, ma non per questo assolto. Non ci sono crimini o delitti, di fronte a certe tragedie: non avevamo capito. Non posso difendermi dicendo che anche io avevo i miei problemi. Di fatto il vero tema è non vedere l’altro”.
Il titolo del documentario, che chiamarlo così sembra riduttivo, riprende una frase di Camillo davanti ai suggerimenti del fratello Marco, di mettere da parte le insicurezze, fragilità e mettersi al servizio della gente e della rivoluzione (la morte di Camillo cade in un anno "rivoluzionario", il 1968, l'anno della contestazione).
Marx può aspettare è il racconto di una storia intima, personale, totalmente autobiografica, sul suicidio del fratello gemello, avvenuto il 27 dicembre del 1968. Un viaggio a ritroso alla ricerca di redenzione per Bellocchio, “dove non ci sono atti d’accusa ma solo ammissioni o di sensi di colpa, quello che non ha fatto per il suo Camillo”. Non è solo un film di intimità drammatica ed emozionante ma è superbamente ironico che rende partecipi dei fatti della famiglia Bellocchio.
Il cineasta piacentino dalle tematiche impegnate, dall’ultimo film Il Traditore (6 premi David di Donatello e 7 Nastri d'Argento, 21 nomination) si rimette alla prova con un “focus sul fratello gemello Camillo”, (aveva già parlato di lui nel 1981 in Gli Occhi, la bocca cambiandogli il nome in Pippo) e lo fa “per fare i conti con qualcosa che era stato nascosto a tutti, da lui e dalla sua famiglia”, non come sguardo nostalgico del passato, ma in una chiave di lettura interiore e di liberazione per “ dare a sé stesso una sorta di "sollievo".
Marx può aspettare è un progetto iniziato cinque anni fa, un percorso molto doloroso, girato e montato nel tempo libero tra un film e l'altro con costi bassi, incentrato in particolare sulle interviste ai fratelli, sorelle, cognati, suoceri, figli e nipoti, fotografie e brevi filmati originali in Super-8 di Camillo inaspettatamente riapparsi.
La follia e la chiesa cattolica, dopo il dileguarsi della politica, rappresentano i temi costanti della vita dello sceneggiatore italiano (con la doppia bestemmia ne L’ora di religione), di cui conserva ancora tracce della sua educazione familiare nonostante tenti di liberarsene costantemente.
Scritto e diretto da Marco Bellocchio, i costumi sono di Daria Calvelli, la scenografia di Andrea Castorina, il montaggio di Francesca Calvelli, le musiche di Ezio Bosso, la fotografia di Michele Cherchi Palmieri e Paolo Ferrari.
Dal suo primo lungometraggio, I pugni in tasca (1965), che ha inaugurato una nuova era del cinema italiano fuori dai codici del neorealismo, Marco Bellocchio, autore inesauribile all'età di 81 anni, con Salto nel vuoto, ha vinto a Cannes nel 1980 i premi come miglior attore per Michel Piccoli e Anouk Aimée. In concorso nella Costa Azzurra, con Enrico IV nel 1984, Il principe di Hombourg nel 1997, La Balia nel 1999, L'ora di religione nel 2002, Vincere nel 2009. E, infine, nel 2019 ancora in gara con il film Il Traditore.