Rigore e compostezza nel film Tre piani di Nanni Moretti alla 74a edizione del Festival di Cannes 2021.
Profonda e psicanalitica, quasi “profetica” che in qualche modo sembra rispecchiare il nostro periodo di lockdown, la pellicola di Moretti trasmette una grande forza emotiva e spirito di umanità. Il regista romano, l’unico italiano in gara per la conquista di uno dei riconoscimenti più ambiti nel settore cinematografico, dopo aver vinto vent’anni fa la Palma d’Oro (2001)per La stanza del figlio, resta fedele al festival d’oltralpe, dopo avere atteso pazientemente più di un anno, per la sospensione causa Covid.
La presentazione del suo nuovo lavoro, in anteprima mondiale presso il Grand Théâtre Lumière a Cannes, prima di arrivare nei cinema italiani il 23 settembre 2021 distribuito da 01 Distribution, conquista il pubblico con una standing ovation e undici minuti di applausi.
Nanni Moretti ritorna nelle sale cinematografiche nella doppia veste di attore e regista, nell’interpretazione di un giudice alle prese con il proprio passato. Tre piani è il primo dei tredici lungometraggi del cineasta di Caro diario, nato da un soggetto non originale, con uno sviluppo narrativo articolato, che firma assieme con Federica Pontremoli e Valia Santella, ispirandosi all’omonimo romanzo dello scrittore israeliano, Eshkol Nevo ambientato a Tel Aviv. Un adattamento italiano che vede protagonisti tre nuclei familiari che abitano in un’elegante palazzina borghese romana, apparentemente tranquilla ma che nasconde, dentro ogni appartamento, problemi di coppia e storie di famiglie tormentate, di personaggi, fragili e spaventati con paure e ossessioni fino a compiere gesti estremi, che pongono in risalto la figura femminile “più forte ad affrontare le traversie e più pronta a risolverle”.
Sebbene i condomini abitino piani diversi dell’edificio, le loro vicende si incrociano in modo imprevedibile, rivelando le loro difficoltà nell'essere genitori, fratelli o vicini di casa. Una sceneggiatura libera che resta fedele allo spirito del romanzo, ma con dei cambiamenti nell’intreccio delle storie di vita quotidiana molte di più di quanto riportate nelle pagine del libro: rapporti genitori-figli, le incomprensioni della vita, la morte, gli addii e la voglia di ricominciare.
Da Tel Aviv in Italia, Moretti ha trasferito le vicende in quella che lui definisce "una generica città italiana", le riprese si sono svolte a Roma, in un palazzo d'inizio Novecento del quartiere Prati. Attento ai sentimenti, il regista classe ‘53, si sofferma su diverse tematiche: l’amore, l’apprensione, il presentimento, la solitudine e la diffidenza.
Gli interpreti principali, oltre allo stesso Moretti, Riccardo Scamarcio, Margherita Buy, Alba Rohrwacher, Adriano Giannini, Elena Lietti, Denise Tantucci, Alessandro Sperduti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Tommaso Ragno, Stefano Dionisi, Francesco Brandi.
I numeri sono determinanti a partire dal titolo. Tre, quante sono le storie raccontate, tre quanti sono i livelli in cui lo psicanalista e filosofo austriaco, Sigmund Freud ha diviso l'apparato psichico di una persona, le cosiddette istanze freudiane delle personalità: l’Es, l’Io e il Super-Io. E tre, inoltre, sono le figure principali che personificano questi tre concetti della psicoanalisi: il personaggio di Scamarcio, è l'Es, ovvero istintivo e impulsivo convinto che qualcosa di terribile sia accaduto a sua figlia; la figura della Rohrwacher è l'Io, conciliazione tra istinto e razionalità, una madre da sola con un figlio appena nato; Moretti invece, nella veste di un giudice rigoroso, è il Super Io, la parte psichica del controllo e del divieto.
Storie che da tre, in Tre piani, diventano venti, trenta e cento, nel racconto di sentimenti ma soprattutto di relazioni, di impulsi, di desideri che non si riescono né ad ammettere o dichiarare ma solo ad assecondare.
Intensa e dolorosa, l’opera di Nanni Moretti si addentra nel cuore dei sentimenti umani: dalla necessità di amore a quella del tradimento, dal dubbio al terrore di lasciarsi andare.