Lo scorso 6 maggio, la Galleria ha riaperto al pubblico proponendo un percorso inedito mentre, nelle sale al momento chiuse, vengono ancora eseguiti imponenti lavori.
Approfittatene per venire a scoprire l'interessante sistemazione temporanea, con i busti e i volti in gesso della collezione Bartolini fatti uscire dalla gipsoteca e messi tra le sculture di Michelangelo, fra gli strumenti musicali antichi e in mezzo ai dipinti in collezione. Il nuovo percorso parte dalla sezione dedicata agli strumenti musicali e passa per le sale solitamente destinate alle mostre temporanee che, per pochi mesi, ospitano i dipinti della Sala del Colosso, in attesa della sua riapertura.
Chi medita di venire a Firenze prima o poi, ma soprattutto chi vive a Firenze e dintorni, deve tornare a vedere la Galleria, anche se la conosce già, ma non oltre fine giugno, metà luglio.
Sembra l’annuncio di una congiunzione astrale. E invece è per la sistemazione temporanea della galleria dell’Accademia. Che, in piena pandemia, ha approfittato della chiusura per porre mano a lavori ciclopici di rinnovo dell’impianto di climatizzazione della Tribuna del David e della Galleria dei Prigioni, per creare il microclima ideale per la conservazione delle opere d’arte. Approfittandone per fare modifiche al percorso dei corridoi, troppo stretti per lo scambio fra i visitatori nelle due direzioni, secondo le indicazioni da seguire, ora che siamo in pandemia.
La direttrice, Cecilie Hollberg, ha approfittato della chiusura forzata per porre mano a quei lavori, che da anni, ben prima della sua direzione, aspettavano di essere fatti. Due sono i cambiamenti temporanei: la discesa dalla parete della sala del Colosso di quadri, posti all’altezza delle persone, che così possono ammirarli. Quadri del calibro della Tebaide di Paolo Uccello; del Cassone Adimari dello Scheggia. C’è una pala del Botticelli e un Ghirlandaio, tanto per dare un’idea. Alla domanda come mai non viene conservata questa ottima sistemazione delle tele, la Direttrice fa notare che ognuna è posta in una specie di grande nicchia, quindi, per garantire la sicurezza, ci vorrebbe un custode per ogni quadro!
L’altro cambiamento, come si diceva, è una diversa sistemazione di un certo numero di gessi della collezione.
Fra due Prigioni di Michelangelo sono inseriti dei busti di gesso in diverse acconciature elaborate, in contrasto piacevole con la potenza dell’emersione dei prigioni dal marmo.
In due ali della galleria, a sinistra e a destra guardando il David, sono stati collocati altri gessi, accomunati dall’essere le copie di statue realizzate in marmo. Anch’essi, con questa nuova sistemazione, sono resi molto visibili rispetto a quando erano tutti ammucchiati nella Gipsoteca, una sala contenente circa 300 capolavori, di fondamentale importanza per la scultura dell’Ottocento, realizzati da Lorenzo Bartolini e Luigi Pampaloni.
Chi ha visitato la Galleria in altre occasioni ha sicuramente dato un’occhiata alla Gipsoteca, ma si è soffermato molto di più su altre opere d’arte. Questa sistemazione rende giustizia ad una delle più importanti raccolte nel suo genere in Italia. I due scultori, così poco noti al grande pubblico oggigiorno, al loro tempo erano famosi e lavoravano per i maggiori esponenti di aristocrazia ed alta borghesia d’Europa. Bartolini era secondo solo al Canova. Entrambi toscani (Bartolini nacque a Prato nel 1777 e Pampaloni a Firenze nel 1791) ed entrambi attivi negli stessi anni.
Riaprono al pubblico anche le sale al primo piano con un nuovissimo impianto di climatizzazione. I visitatori potranno ammirare il Tardogotico fiorentino con maestri quali: Giovanni del Biondo, di cui è esposto il sublime polittico con l’Annunciazione e Santi, Lorenzo di Bicci, Mariotto di Nardo, Niccolò di Pietro Gerini, Giovanni Dal Ponte con il polittico dell’Incoronazione della Vergine e Santi, Spinello Aretino e altri ancora che ci restituiscono il clima e la pittura tra la fine del Trecento e l'inizio del Quattrocento.
Una sala è dedicata a Lorenzo Monaco, un artista che grazie al suo uso del colore ha influenzato molti dei pittori del primo Rinascimento fiorentino. In particolare, merita attenzione l’Orazione nell’orto, tra i più grandi capolavori tardogotici.