Non vi è che un fuoco che si accende nei molteplici mondi; non vi è che un sole che si effonde su tutte le cose; non vi è che un’aurora che irradia tutto questo: veramente l’Uno si è manifestato in tutto questo.
(RigVeda, VIII, 58, 2)
L’Uno è il principio supremo, la matrice comune di ogni dualità compresa quella tra maschile e femminile. La dualità è la condizione esistenziale dell’uomo, separato ma non distinto dall’Uno, ma che si percepisce come un individuo, dal latino in e dividuus = separato, separabile dal mondo e dagli altri innumerevoli mondi.
La Coscienza unica non è accessibile con il ragionamento, con lo studio ma si può solo intuire con la meditazione, con l’introspezione, con lo sguardo rivolto all’interno.
Una è l’essenza, molteplici le sue forme.
Duale è la relazione tra Eros e Psiche, tra un dio incarnato provvisto di ali che simboleggiano la capacità divina di viaggiare tra i mondi, e una donna mortale di straordinaria bellezza. La loro unione alchemica trascende tale dualità e riconduce all’unità originaria non duale. Tutto ciò accade grazie all’amore che è uno stato dell’essere, qualcosa di intangibile che necessita di un atto di fede: Psiche si affida, non vede Eros ma sa che c’è, che la ama.
Eros, dal greco Ἔρως - desiderio, è il dio greco dell’amore fisico, il principio divino che spinge verso la bellezza, è aspirazione, è nostalgia della perduta unione con la sorgente.
Aristofane (400 a.C.) narra così la nascita di Eros:
All'inizio c'erano solo Chaos, Notte (Nyx), Oscurità (Erebus) e Abisso (Tartarus). La Terra, l'Aria e il Cielo non avevano esistenza. In primo luogo la Notte oscura posò un uovo senza germe nel seno delle profondità infinite delle Tenebre, e da questo, dopo la rivoluzione dei lunghi secoli, scaturì il grazioso Amore (Eros) con le sue scintillanti ali dorate, rapide come i turbini della tempesta. Si accoppiò nel profondo Abisso con il caos oscuro, alato come lui, e così nacque la nostra razza, che fu la prima a vedere la luce.
Il termine Psiche -in greco ψυχή, psūkhē- Psyké nasce nell'antica poesia greca, Omero la intende come ‘soffio vitale’ insito in ogni individuo e che fuoriesce dalla bocca al momento della morte o in seguito ad una grave ferita. Il termine ‘anima’ deriva da anemos o soffio vitale che Aristotele teorizza come causa della vita, ovvero come ‘forma’ del corpo inteso anche come narrazione dell’anima.
Nella concezione platonica l’anima ‘cade’ nel corpo dall’iperuranio o mondo delle idee e la conoscenza è il prodotto del ricordo dell’anima di tutte le idee che ha contemplato in quella dimensione metafisica, a-spaziale, a-temporale, puramente spirituale. Siamo come gocce cadute dalla fonte cosmica al suolo dell’oggettività.
La relazione tra Eros e Psiche è narrata nella favola di Apuleio che è raccontata nelle Metamorfosi: Psiche è una mortale fanciulla bellissima ammirata da tutti i popoli che la chiamano Afrodite suscitando così la gelosia della Dea che invia suo figlio Eros perché la faccia innamorare dell'uomo più brutto e avaro della Terra e sia coperta dalla vergogna di questa relazione, ma il dio sbaglia mira e la freccia d'amore colpisce il proprio piede facendolo innamorare perdutamente della fanciulla. Psiche incontra Eros nel buio, per non far indispettire la dea Afrodite, il loro amplesso è avvolto dall’oscurità.
La loro relazione è pienamente soddisfacente, ma quando le sorelle di Psiche, che Eros le aveva detto di non ascoltare e che simboleggiano la mente razionale, iniziano ad instillare in lei il dubbio, su quale fosse il suo aspetto reale, inducendola a cercare di scoprirne le fattezze, lei cede alle tentazioni della mente e così decide di farlo. Psiche, armata di un pugnale, temendo la natura bestiale di Eros, e di una lampada ad olio, preda della bramosia di conoscenza che le si rivelerà fatale, accende la lampada per illuminare il volto del suo amante, ma una goccia d'olio cade e ustiona il corpo di Eros che si sveglia, lei vede finalmente il bellissimo giovane che però immediatamente dopo scompare, a simboleggiare la tendenza della mente razionale a creare oggetti, a dare forma e identità, creando così la separazione, la dualità, la relazione. Psiche cade nella disperazione, tenta il suicidio ma viene salvata dagli dei, si consegna ad Afrodite che la sottopone a varie prove, apre curiosa l’ampolla, dono di Proserpina, e cade in un sonno profondo, interrotto da Eros che chiede poi aiuto a Zeus. Il padre degli dei, mosso da compassione, le fa bere dell’Ambrosia, l’acqua della vita eterna, trasformandola in una dea. Avviene così lo sposalizio tra Psiche ed Eros festeggiato con un sontuoso banchetto alla presenza di tutti gli dei.
Più tardi dalla loro unione nascerà Edoné, l’incarnazione del piacere, da cui prende il nome l’’edonismo’, la ricerca del piacere come fine ultimo dell’essere umano, del godimento momento per momento considerando che il futuro imperscrutabile è pura possibilità. Il piacere è inteso come presupposto dell’armonico sviluppo psichico dell’individuo.
L’incontro tra Eros e Psiche è carnale, sessuale, mediato dal corpo. Secondo il Tantra, la sessualità e l’orgasmo sono processi attraverso i quali si crea e si rilascia energia in tutto il corpo così da raggiungere uno “stato estatico” di profonda consapevolezza e contemplazione.
L’energia erotica è l’energia creativa per eccellenza, è strumento di conoscenza, la vera conoscenza infatti è un atto erotico che spalanca il portale di accesso ad uno stato di coscienza ampliato in cui avviene l’unione con il mondo delle idee, degli Dei che sono aspetti del divino onnipresenti in tutti gli elementi della natura.
Quando accade l’orgasmo le due energie maschile e femminile si fondono, in quell’attimo perdono la propria identità ed i propri confini, in una profonda connessione con il campo unificato di coscienza.
Aspiriamo continuamente a questa esperienza meravigliosa ma allo stesso tempo mettiamo in atto molte resistenze.
La resistenza all’amore principalmente è proprio l’annientamento di sé, la perdita di senso della propria identità, l’incontro con la vacuità, con il vuoto, non si è più oggetto e soggetto ma si è fusi nel brodo primordiale, uno col tutto. La paura della resa, dell’abbandono totale, questo ci fa paura, ma è la condizione necessaria per ritornare all’unità.
La sessualità è un atto sacro, è offrire il sé, fare l’amore con l’Anima del Mondo che è la manifestazione stessa del Sé. In questo modo sperimentiamo l’estasi, il samadhi, l’ispirazione, la liberazione da tutti i condizionamenti dell’Io, della mente razionale che tende sempre a dividere, a separare, a categorizzare ogni cosa.
In questa ottica quando un uomo e una donna scelgono di unirsi per fare l’amore diventano sacerdote e sacerdotessa, incarnando i due principi universali dalla cui fusione deriva la manifestazione delle forme nel mondo.
Entrambi devono essere consapevoli che stanno maneggiando un’energia potentissima, vivificante e sacralizzare l’energia quantica che viene rilasciata nell’atto sessuale significa dedicarla al cosmo, a qualcosa che abbia un valore benefico per l’umanità e non venga dispersa in una sorta di onanismo, così diffuso nella società attuale desacralizzata che ha tagliato il cordone ombelicale con il divino, che vive di e nella mercificazione anche del corpo e della sessualità.
Ciò che ritengo necessario è riacquistare la memoria genetica di questa unione trasmessa dal fiume della vita che scorre dal cuore cristallino della terra, non condizionata dalla religione e dalla mente logico-razionale.
Alla donna spetta il compito di insegnare agli uomini l’amore, proprio perché è pervasa dalla shakti, l’energia divina personificata, l’energia creativa del cosmo che trasforma e informa continuamente tutti gli elementi dell’universo, risultando così più potente dell'energia maschile. La donna è considerata un ‘messaggero’ del divino, una via di accesso all'unione con Dio, alla beatitudine ānanda, a uno stato di coscienza superiore samādhi. Alcuni riti tantrici intendono l'unione sessuale fra l'uomo e la donna, sia simbolica che reale, come pratica spirituale che replica l'unione cosmica fra il Dio e la Dea, come avviene tra Eros e Psiche.
Risvegliare il serpente attorcigliato, dormiente, che rappresenta la kundalini, l’energia cosmico-divina quiescente in ogni essere umano, è la via per l’amore, proviamo a superare le resistenze per godere appieno della vita.
Concludo con una illuminante citazione di Carl Gustave Jung che associa la libido, l’energia psichica che è desiderio, voluttà, Edonè:
Il serpente rappresenta la libido che si introverte. Attraverso l'introversione si viene fecondati da Dio, ispirati, ri-procreati e rigenerati.