Banksy. A visual protest, che è stata in mostra al Chiostro del Bramante dall’8 settembre 2020 all’11 aprile 2021, era un progetto ambizioso interrotto dall’emergenza da Covid-19. Malgrado ciò, i lavoratori del Chiostro hanno continuato a presentare contenuti di qualità ai loro visitatori—sia online che di persona—per tutti i sette mesi che la mostra ha avuto luogo.
Malgrado le restrizioni, Banksy. A visual protest al Chiostro del Bramante di Roma si è dimostrata essere un esperimento post-lockdown di successo che riflette gli sforzi della squadra di curatori ed educatori che hanno lavorato alla sua organizzazione.
Inizialmente programmata per il marzo 2020 ed in seguito posticipata a causa della pandemia, la mostra si sviluppava su due piani e vi erano esposti più di 90 lavori di street art, come scritto sulla pagina dedicata sul sito del Chiostro: da Love is in the Air a Girl with Balloon; da Queen Vic a Napalm, da Toxic Mary a HMV, dal libro Wall & Piece ai progetti per cover di vinili e CD.
“C’è un grande pregiudizio quando si pensa a Banksy: e cioè che non possa essere musealizzato,” ha detto la curatrice Natalia De Marco al telefono.
“L’allestimento riflette lo spirito curatoriale e di ricerca che l’ufficio mostre del Chiostro ha condotto sull’artista nelle fasi preparatorie della mostra,” ha scritto la Responsabile Nuovi Progetti Gaia Casagrande in un’intervista per e-mail. L’evento è stato organizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore Cultura e con il patrocinio della Regione Lazio – Assessorato alla Crescita Culturale.
Il progetto più ambizioso dalla riapertura
Il Decreto Ministeriale del 24 ottobre 2020 rilasciato dal governo italiano permetteva ai musei e alle istituzioni culturali di rimanere aperti, pur rispettando le misure Covid, durante la seconda ondata di infezioni. Anche se questo regolamento non riguardava direttamente le istituzioni culturali, ha inevitabilmente scoraggiato le persone sul territorio italiano a spostarsi da una regione all’altra—o anche da una città all’altra—se non per esigenze lavorative o di salute, secondo la responsabile del dipartimento educativo Silvia Andreozzi.
“Se qualcuno che ha acquistato un biglietto per la mostra risulta positivo al coronavirus, diamo loro un credito da essere usato per l’acquisto di un biglietto futuro quando si potranno spostare di nuovo,” ha detto Andreozzi.
Gli aspetti più complessi dell’organizzazione della mostra di Banksy sono stati posporre l’allestimento deciso prima del lockdown, rivedere le richieste di prestito con i diversi prestatori ed estendere la copertura assicurativa delle opere, per elencarne alcuni, secondo Casagrande.
“L’organizzazione dei trasporti internazionali è stata la parte probabilmente più complessa da gestire, visti i lockdown nel mondo e la conseguente difficoltà a spostarsi da un Paese all’altro,” ha scritto Casagrande.
Secondo Casagrande, sono stati effettuati dei cambiamenti tecnici all’interno degli spazi nel rispetto di tutte le norme previste per una visita della mostra in sicurezza, come ad esempio monitorare il numero di visitatori che entrano una singola stanza nello stesso tempo e consentendo loro di scaricare una guida direttamente dai loro cellulari.
Gli impiegati del Chiostro—soprattutto quelli del Dipartimento Educativo e della Biglietteria—hanno potuto lavorare da remoto anche quando i musei sono stati costretti a chiudere il 3 novembre come risposta al numero crescente di casi in Italia, secondo Andreozzi.
“Non è facile lavorare con un artista anonimo, specialmente ai tempi del Covid. Ma abbiamo resistito e adesso i numeri di stanno premiando,” ha detto De Marco.
Il Chiostro sta attualmente ospitando la seconda parte della loro serie di mostre dedicata all’artista sconosciuto più famoso al mondo, chiamata All About Banksy: Exhibition 2.