Lo faccio per aiutare a risvegliare l’affetto e la preoccupazione
per questa terra che è anche “nostra” ed invitare ad ammirarla
e a riconoscerla come un mistero sacro (…) Per questo ragioni
noi credenti troviamo nell’Amazzonia un luogo teologico, uno
spazio dove Dio stesso si manifesta e chiama i suoi figli.(Francesco, Querida Amazonia, 5.57)
Quindi Dio non è nelle cose ma piuttosto le cose sono in Dio.
(Tommaso D’Aquino, Summa Theologica, I, Questione VIII, art. 1)
Se dal punto di vista culturale e narrativo Querida Amazonia di Papa Francesco rappresenta un testo estremamente significativo quale reazione culturale e geopolitica al globalismo inteso quale massificazione materialistica e neocolonialismo, dal punto di vista teologico questa Esortazione apostolica post-sinodale presenta un vero e proprio “autogoal” dottrinale.
Francesco parla dell’Amazzonia quale “mistero sacro” e “luogo teologico”. Perché “tutto il mondo” dovrebbe riconoscere una regione della terra quale “mistero sacro”? E cos’è un “mistero sacro”? Certamente il mistero attiene alla sfera soprannaturale, trascendente, cioè alla dimensione divina, verticale, abissale, propria di ogni religione rivelata.
L’Amazzonia ha certamente connotati unici e preziosi, come ogni regione della terra ha propri connotati (l’Italia, ad esempio, mostra una biodiversità superiore a ogni altro territorio mondiale), ma porla quale mistero sacro appare non solo esagerato ma anche scorretto, sia dal punto di vista razionale che teologico.
Le regioni della terra sono teologicamente, delle “creature” come tutte le realtà naturali e terrene e terrestri. La dimensione del mistero invece attiene al rapporto, verticale, fra l’umanità e Dio, e non alla relazione fra creature terrene. Il concetto di “mistero”, infatti, non indica semplicemente ciò che non conosciamo, e molte cose non conosciamo a livello scientifico e naturalistico, ma esprime l’assoluto di Dio, l’ineffabilità e l’indicibilità di un Dio persona, infinito ed eterno. Non solo teologicamente ma anche per sua natura biologica l’Amazzonia è un corpo, una realtà naturale, quindi ha confini e limiti.
Per queste ragioni non può essere qualificata in senso trascendente e soprannaturale come sarebbe se considerassimo un luogo della terra una via preferenziale per comprendere e vivere il mistero di Dio e Dio quale mistero. Francesco invece sembra considerare l’Amazzonia, in quanto tale, in quanto realtà terrena e naturale, un mistero sacro, cioè come una sorta di “mistero autonomo”, in se stesso considerato. Tale possibile lettura di questa visione della realtà dell’Amazzonia esprime un modo di pensare tipico del panteismo, dove i fenomeni del reale appaiono sacri in se stessi, pluralmente ierofanici in un sistema “naturalmente politeista”.
Anche questa visione si rivela oggettivamente non cristiana e non cattolica in quanto per il Cristianesimo ogni sacralità viene da Dio e la sacralità non può vedersi in modo autonomo dalla divina creaturalità. In poche parole, non ci può essere una sacralità senza Dio, come sembra implicitamente affermarsi se consideriamo l’Amazzonia sacra in se stessa. Il “mistero” cristianamente è dato proprio dallo scarto tra creaturalità e immensità di Dio.
Ridurre il mistero ad una dimensione non solo puramente umana ma addirittura sub-umana significa pervertire i fondamenti di ogni forma di cristianesimo. Ancora peggio, teologicamente parlando, quando leggiamo che l’Amazzonia sarebbe un “luogo teologico”. Che cos’è un luogo teologico? Una dimensione, una realtà dove si incontra Dio più facilmente, dove Dio è più vicino.
Siccome il Cattolicesimo è una religione rivelata è abbastanza facile individuare quali siano i luoghi teologici cattolici, anche senza aver bisogno di leggere l’opera De locis theologigis di Melchior Cano (1563). Possiamo enumerali in ordine crono-teologico, in una successione anche logico-razionale:
- La Rivelazione di Dio
- La Tradizione, a cominciare dai Patriarchi biblici
- La Sacra Scrittura
- La Chiesa, specie nella liturgia, nei sacramenti e nei dogmi
- La Santissima Vergine Maria, quale creatura mistica, trinitaria e immacolata
- Gli scritti dei Padri della Chiesa e dei Dottori della Chiesa
- La coscienza umana, quando vive in grazia di Dio e nelle sue profondità più autentiche e sincere
Il Credo ecclesiale è un luogo teologico, in quanto riassume tutte le verità divine fondamentali della fede cattolica. Tra tutti il luogo teologico massimo non può che essere la Santissima Eucarestia, quale realtà dove abita la pienezza della divinità e dell’umanità di Dio. Essendo religione rivelata, con una dottrina per sua natura e definizione eterna e immutabile, questi sette luoghi teologici non possono essere modificati né aggiunti, né alternati o diminuiti, rappresentando la carta d’identità della dottrina e della fede cristiano-cattolica. Tra di loro il più debole luogo teologico, e il meno sicuro, è proprio la coscienza umana, sempre a rischio di scelte relative, ingiuste, deboli, errate.
Nessuna creatura può in se stessa essere ritenuta “luogo teologico” sia perché c’è stato il peccato originale sia perché può condurre una via lontana da Dio e quindi fuorviante e non avvicinante a Dio. I cristiani che pregano insieme sono un luogo teologico, ma per volontà e grazia di Cristo, per Sua promessa, non per loro merito e in quanto semplici creature.
Francesco invece si appella ai “credenti” e asserisce che per i credenti l’Amazzonia è un “luogo teologico”, invertendo da una parte il tradizionale antropocentrismo presupposto dalla teologia biblica insieme al “teocentrismo”, dall’altra invertendo anche la tradizione dottrina cattolica che san Tommaso d’Aquino esprime chiaramente nella sua Summa Theologica: le cose sono in Dio e non Dio ugualmente in tutte le cose.
Non esiste un “Dio prigioniero” delle sue creature in quanto Dio è Essere infinito ed eterno e tutte le sue creature sono finite, cioè connotate da limiti, e mortali. Il pensiero di un Amazzonia sacra in quanto Amazzonia sembra un pensiero greco pre-cristiano, tipico di quei pensatori che ritenevano il cosmo eterno, increato. Se così fosse allora l’Amazzonia, come tutte le regioni terrestri, potrebbe vedersi quale portatrice di un mistero originario e sacrale.
Ma le religioni rivelate, e massimamente il cristianesimo cattolico, postulano la creazionalità di ogni realtà e l’assolutezza quale ascrivibile solo a Dio. Esaltare una regione dove la vita dell’uomo è dura, difficile, precaria, e dove l’uomo appare strutturalmente subordinato alla natura appare eccentrica teologicamente anche per questo, in quanto la Bibbia ci mostra al contrario un Dio che pone Adamo nel sesto giorno quale culmine e coronamento della creazione. Dio pone Adamo quale creatura suprema a cui spetta il governo del creato, pur all’interno dei disegni divini.
Cosa ci sia di sacro nelle anaconde che possono divorare interi più animali e uomini e in una natura selvaggia che tiene l’uomo in continua situazione di mera sopravvivenza è difficile comprenderlo in una prospettiva cristiana. Esiste un equilibrio, uno scenario terzo fra l’abuso della natura, il suo sfruttamento e l’esaltazione della jungla, luogo quasi inabitabile per l’uomo e dove qualsiasi civiltà appare improbabile e la stessa evoluzione sociale e culturale ne risulta impedita. Se l’Amazzonia è sacra autonomamente, indipendentemente dalla sua creaturalità, indipendentemente da Dio, allora viene posta ad un livello superiore a quello antropologico, in quanto l’uomo è chiamato a chiedere all’Amazzonia luce e lumi per incontrare Dio, in attesa di non essere divorato da un anaconda o da pesci carnivori o soccombere nelle inondazioni dei grandi fiumi.
È probabile che gli errori teologici di Francesco siano dipesi da semplici suggestioni poetiche, da una momentanea perdita di controllo razionale dovuta ad enfasi narrativa, da un “eccesso di entusiasmo” panico. Proprio quello che un Papa cattolico è chiamato a non fare. Altrimenti dovremmo considerare Gabriele D’Annunzio uno dei più grandi teologi cattolici!
Questa visione non cristiana e panteista viene condotta nel testo in modo coerente e lineare, recando però conseguente eccentriche, paradossali e anomale: il mito di “un ecologia integrale”, per sua natura incompatibile con il Cattolicesimo quale “cristianesimo integrale”, il ritenere che i popoli amazzonici abbiamo una “misteriosa sapienza” che Dio vuole che ci comunichino, introducendo quindi anche un concetto di “misticismo popolare” e populista ma non cristiano, il parlare di “santità amazzonica” invece di “santità cristiana”, il credere che i laici possano celebrare i sacramenti (asserzione oggetto di anatema da parte del Concilio di Trento), e il vedere il futuro della Chiesa in Amazzonia quale “cultura ecclesiale marcatamente laicale”, ammettendo cioè una sorta di suicidio-abdicazione del clero cattolico alla sua missione misteriale.
Un caso unico al mondo quindi: il primo testo papale non cattolico; e non cattolico proprio nelle sue affermazioni religiose.