Diario di bordo, anno zero. Giorno quattordici.

Se il senso dell’assenza è come l’assenzio, opterei per uno Cherry di Silenzio.

Si avverte e si ricorre all’anagramma, non per giocherellare un po’ con le parole, ma per restare coi piedi sullo specchio dell’enunciazione profetica. Spirali assenti e presenti, assenza di assenzio di voci dissidenti dalle bocche troppo piene per emettere sogni.

Status perfetto, a questo punto, considerate le frequenze, nero o bianco, rosso, è uguale. Ma opterei per la madre che di nero è l’immersione anticipata nel bianco delle delizie della nascita. Perché per nascere ci vogliono gli atti assenti?

No, mi sembra una cosa semplicemente stupida.
Non è che io non voglio fare l’amore con te. Lo voglio, e come! Ma ti ripeto che non posso far niente con te con soli otto pence in tasca. Almeno quando tu sai che io ho solo otto pence. Non posso proprio. È fisicamente impossibile.
Ma perché? Perché?

(George Orwell, Fiorirà l’aspidistra)

Guardate la grande A in equilibrio nel grande cerchio, sforzatevi di non guardarla come una clessidra di chi ha già visto il Cronometro, giusto per contraddire Mac Luhan, proviamo a passare all’altra Riva. E non resta nessuno che non sappia niente anche se fa finta di niente.

Da sempre l’umanità ha riservato ai momenti speciali le esperienze mistiche, infatti, come è noto, la pandemia 2020-2021 sta all’illuminismo, con calcolo invertito, of course, tanto quanto il consumo dell’alcool sta al diritto umano. Una sorta di carta dei diritti à boire verso il nettare degli Dei. “Ma parlaci dei diritti di utilizzo, preferenziali, della rossa bevanda”, mi chiederete voi. Tutto inizia con Amanda Viola, diciamo, che, per una perfetta qualità delle cose, che si sarebbero susseguite nelle cose, più la conosci e più desideri una coppa d’ironia. E ognuno può fare la sua parte. Bianco rosso o Nero d’Avola? Il Nero d’Avola mi risponderete, è più elegante.

Sì, ma l’eleganza ha un prezzo. Come l’anarchia.

I have a dream.

Sogni semi-difficili, I have a dream and so on. Tra gli anarco-filosofo-attivisti il mio preferito del cuore è Martin, ma nella formazione della grande A ci stanno da Gandhi a Tolstoj da Aleksandrovič, Stirner, Chomsky e tra gli altri, il buon Proudhon, un cugino francese, che, tra una birra e il tentativo di fondare la banca del popolo, aderisce alla loggia restandone però in disparte, fonda testate giornalistiche, si esprime sulla proprietà, sulla speculazione della Borsa, eccetera, ma quello che qui ci interessa è il suo capolavoro: cerchia la A, incoraggiando la comprensione di concetto: di Anarchia come ordine; insomma, il Simbolo, signori, è servito. Fatene buon utilizzo, però.

Sei repubblicano?
No. Non significa nulla, la Res Publica è altra cosa.
Allora sei monarchico?
No, no.
Costituzionalista?
No, meno che meno.
Vorresti un governo misto?? Meno che mai!
Allora cosa…?
Anarchico.
Sei ironico… ho capito.
No.

Giusto per contraddire in qualche modo il noto slogan, certe cose e sottolineo certe cose, hanno un prezzo, eccome. E l’anarchia-assenzio non è per tutti. Ma torniamo ad Amanda che anticipatamente si immerge nel nero del bianco e sorseggia il silenzio dell’assenzio: perché per nascere ci vogliono gli atti assenti?

La visione sulle ali del pensiero sovente fa ricorso all’anagramma per la spinta all’arrampicamento di quello specchio nel cui riflesso l’evento profetizzato si verifica: A.

Nota di fondo ma mica tanto: semmai il vostro navigatore vi accompagnasse in una tale via Carlo Pisacane, sappiate che fu il primo anarchico italico della A cerchiata, e di quella meravigliosa idea, quella della Propaganda col Fatto.

Letture consigliate: Quando muore un anarchico poesia di Olmo Losca.