Dopo quasi duemila anni, sta inevitabilmente cambiando il paradigma che ha sempre visto l’artista pensare l’opera in relazione ad uno spazio chiuso e circoscritto.
Le esperienze artistiche del secondo Novecento, dalla Minimal Art alla Land Art, hanno permesso di concepire lo spazio che ci circonda in maniera radicalmente diversa, come un museo senza pareti nel quale artisti e curatori possono esprimere le più eterogenee forme d’arte.
Da questa premessa si esplica un inevitabile, e quanto mai necessario, dialogo tra arte contemporanea e natura, dove quest’ultima perde il suo tradizionale ruolo contemplativo, guadagnandone d’altra parte uno spazialistico e immersivo.
Ai giorni nostri, opere site specific, istallazioni momentanee, architetture minimal, si fondono in un contesto naturale, proponendo un nuovo respiro che rompe la tradizionalità e la staticità del modello moderno. Il classico dualismo artista-fruitore, presente all’interno delle sale espositive, risulta compromesso, viene posta particolare attenzione su un terzo protagonista: l’ambiente naturale, che grazie alla sua perenne mutevolezza conferisce unicità all’esperienza contemplativa.
Sifang Art Museum, Nanjing
Chi sicuramente ha colto in pieno questo spirito innovativo, sono stati artisti e curatori orientali. Agevolati da una cultura che è permeata di collegamenti con la natura, ma che soffre di un processo di continua urbanizzazione, hanno visto una concreta possibilità di sperimentazione nel campo artistico-architettonico legato all’ambiente. Chiaro esempio di questa scelta è il Sifang Art Museum di Nanjing in Cina, situato all’interno del Laoshan National Forest Park. Il museo è nato nel 2003, grazie al progetto del suo fondatore, il collezionista cinese di arte contemporanea Lu Xun, che prevedeva la commissione di venti opere “site specific” ad altrettanti architetti e artisti internazionali da collocare all’interno del parco.
Il risultato è sorprendente: ad oggi oltre cinquanta opere, in stretto collegamento con la natura, di artisti del calibro di Ai Weiwei, di architetti cinesi e giapponesi e persino del designer italiano Ettore Sottsass, circondano l’edificio centrale, che vanta al suo interno una collezione aggiornatissima di oltre trecento opere.
La missione stabilita dal museo ha principalmente un valore didattico e conoscitivo, attraverso l’esposizione di nuove forme d’arte contemporanea provenienti da tutto il mondo, vuole far aumentare il livello di apprezzamento e di conoscenza da parte del pubblico cinese.
Il sito è in continua evoluzione e cambia ad ogni visita, inoltre il suo forte carattere immersivo permette al visitatore di vivere un’esperienza non esclusivamente artistica, ma anche meditativa estraniandolo dagli spazi claustrofobici della città.
Budidesa, Bali
Esistono altri tipi di realtà artistico-architettoniche nel continente asiatico e come spesso accade sono molto eterogenee. Una tra le più importanti è rappresentata dalla Fondazione Yuz dell’imprenditore indocinese Budi Tek, che ha deciso di investire sulla costruzione di un parco artistico nella periferia di Bali in Indonesia. Il progetto, chiamato Budidesa, è persino comparso nella Biennale dell’architettura di Chicago e si estende per 15.000 metri quadrati. Pur mantenendo un forte valore educativo, la finalità primaria è quella della valorizzazione del territorio.
La fondazione è nata infatti come parco d’arte immerso nella flora indonesiana; al suo interno è possibile ammirare opere dei più quotati artisti della scena mondiale coadiuvati da noti artisti locali. Budi Tek ha portato avanti questo progetto pensandolo come una tappa fondamentale per ogni viaggiatore che si trovi nei pressi di Bali.
Fortemente suggestivo l’iter proposto dalla fondazione: un percorso a piedi attraverso risaie e giardini tropicali dove al loro interno è possibile ammirare esibizioni artistiche progettate per essere integrate con il contesto circostante.
Benesse Art Site, Naoshima
Le isole Naoshima, Teshina e Inujima, in Giappone, rappresentano un’ulteriore prova dello stretto legame che intercorre tra arte e natura. “Benesse Art Site Naoshima’’ è il nome del progetto che racchiude tutte le attività artistiche presenti nelle tre isole, ormai divenute tappe obbligatorie per gli appassionati di arte contemporanea.
Naoshima, sede principale del progetto, mostra un ambiente incontaminato, classico dell’arcipelago giapponese, dove la Benesse Holdings Inc. e la Fukutake Foundation si sono occupate di edificare tre musei di arte contemporanea. I tre edifici sono completamente immersi nella natura: terrazze, spazi espositivi, giardini artistici, spiagge, tutto viene incluso nella struttura museale, tanto da creare un senso di smarrimento nel visitatore incapace di comprendere i confini reali dei musei.
Ubicazione ideale per tantissime opere d’arte contemporanea tra le quali l’istallazione di Walter Di Maria intitolata Time/Timeless/No Time, una sfera nera di circa due metri di diametro e ventisette sculture in legno di forma allungata e dorata, illuminate esclusivamente dalla luce naturale proveniente dal soffitto, con continui mutamenti nella percezione d’insieme della grande sala.
Il direttore del progetto, Tetsuhiko Fukutake, ha dichiarato di avere diversi obiettivi tra i quali: creare degli spazi di arte e architettura contemporanea in conformità con l’incontaminata natura delle isole giapponesi e permettere ai visitatori di riflettere sul significato di benessere attraverso l’immersione dell’arte nella natura.
Danubiana Meulensteen Art Museum, Bratislava
Per quanto in oriente negli ultimi anni sia stato investito molto su questo modello artistico architettonico, anche in Europa ed in America, da anni, si lavora sulla valorizzazione dei musei e delle collezioni situati in ambienti naturali.
Il Danubiana Meulensteen Art Museum di Bratislava, aperto nel 2000 in un piccolo arcipelago tra le rive del Danubio, è un museo di arte moderna e contemporanea dove parte della collezione è situata all’esterno dell’edificio in modo da rendere suggestivo il connubio tra le opere e il fiume.
La collezione permanente del museo ha un valore fortemente didattico: Gerard Meulensteen, fondatore del museo nonché importante collezionista d’arte, nel programma espositivo ha privilegiato opere di artisti locali in modo da valorizzare la scena artistica slovacca contemporanea.
La parte più interessante del museo è il parco di 12,000 metri quadrati che lo circonda; esso contiene 60 sculture realizzate da artisti internazionali e slovacchi. Le opere, pur non essendo “site specific”, vengono messe in risalto dallo spettacolare paesaggio che le circonda, in particolare di notte, grazie a delle particolari luci LED, si crea un’atmosfera di totale connessione tra i riflessi del Danubio e le sculture del parco.
Collezione Gori, Pistoia
In Italia la Collezione Gori, situata nell’edificio rinascimentale di Villa Celle nei pressi di Pistoia, rappresenta un riuscito esempio di arte contemporanea in simbiosi con l’ambiente. La collezione si estende, oltre che negli interni della villa, in un giardino di circa 30 ettari, dove negli ultimi quarant’anni sono state progettate più di 70 opere site specific.
Gli artisti invitati nella villa hanno goduto di grande libertà nello scegliere l’ubicazione delle proprie opere e hanno realizzato delle istallazioni che dialogano perfettamente con lo spazio circostante. I visitatori avranno l’occasione di intraprendere un percorso che li porterà a contemplare e a immergersi in opere di artisti come William Morris, Sol Lewitt, Richard Long in un vero spettacolo di arte ambientale.
Come dichiara il sito della collezione Gori: “Il risultato è una raccolta di opere inamovibile che non occupano uno spazio ma entrano a far parte integrante del paesaggio stesso”.
La collezione è in continuo ampliamento, nel marzo del 2018 è stata presentata l’ottantesima installazione del parco, la così detta Serra dei Poeti: trenta cipressi disposti dal paesaggista Andrea Mati che costituiscono la cornice della struttura architettonica in vetro ideata da Sandro Veronese. La scelta di rendere gratuita la visita della collezione rimarca l’intento di valorizzazione da parte del proprietario Giuliano Gori, che da anni si impegna per aprire una finestra di dialogo con il contemporaneo nel territorio pistoiese.
Crystal Bridges Museum, Orzak
Negli Stati Uniti il legame tra natura e architettura è cominciato quasi 80 anni fa, quando Frank Lloyd Wright progettò il famosissimo edificio “Fallingwater”. Su questa stessa scia nel 2005 la Walton Family Foundation ha fondato il Crystal Bridges Museum of American Arts, una serie di edifici immersi nella foresta di Orzak in Arkansas.
L’obiettivo del museo è quello di promuovere l’arte americana in un luogo in cui il potere dell’arte sì unisce con la bellezza della natura. La collezione si trova prevalentemente all’interno dei padiglioni e offre una visione dettagliata dell’arte americana dall’era coloniale ai giorni nostri. Il museo ritiene di vitale importanza la valorizzazione della foresta circostante, difatti ha sviluppato un’applicazione per telefono che permette ai visitatori di avventurarsi all’interno di essa e raggiungere le opere facenti parte della sezione “Outdoors Art”.
Durante la passeggiata, oltre al magnifico paesaggio naturale dell’Arkansas, è possibile ammirare opere di Yayoi Kusama, Louise Bourgeois e di tanti altri artisti, difatti, la direttrice Alice Walton ha provveduto ad acquistare opere internazionali in modo da rendere ancora più suggestiva l’esperienza all’interno del bosco.