L’altro giorno, leggendo una dichiarazione, anzi una comunicazione ufficiale fatta dalla Presidente della Commissione Europea, ho trovato risposta ad un dubbio che avevo da tempo. Il dubbio si potrebbe così sintetizzare: quando finirà? Siamo sicuri che finisca?
Mi domandavo cioè quando la situazione di emergenza pandemica si sarebbe conclusa, quando si sarebbe usciti definitivamente e tornati alla normalità, cioè alla condizione precedente.
A distanza di più di un anno dall’inizio dell’emergenza, sorge spontaneo il dubbio sulla fine di quello che finora è stato sempre considerato un “periodo”, pertanto un lasso temporale con un inizio ed una fine. Diciamo spesso, infatti, “in questo periodo” per indicare la situazione di emergenza pandemica da Coronavirus. Sì, ma dopo un anno, quando finisce questo periodo?
Il dubbio che questo periodo si stesse prolungando oltre misura e che il ritorno alla normalità precedente non avvenisse proprio mi tornava ogni tanto, direi ogni volta che mi capitava di sentir pronunciare l’illusorio riferimento temporale: “in questo periodo”.
Poi, leggendo le parole di Ursula von der Leyen, donna che ritengo affidabile, seria e che gode di tutta la mia stima, il dubbio si è fatto strada nella mia mente, consolidando la convinzione che “questo periodo” in realtà non finisca affatto.
Riporto le testuali parole di Ursula von der Leyen:
Abbiamo un forte interesse ad espandere la produzione di vaccini nell’Unione Europea per essere preparati per il prossimo anno e per il momento in cui dovremo rilanciare l’immunità contro il Covid o le sue varianti.
Inizialmente mi sono detta: “Ho capito bene?”.
Poi ho riletto e, sì, avevo inteso molto chiaramente. Il significato è lampante: ogni anno ci sarà una situazione di emergenza, verso la quale occorrerà trovarsi preparati (cioè con i vaccini pronti) per “rilanciare l’immunità contro il Covid o le sue varianti”. Ogni anno si dovrà cioè rilanciare l’immunità nei confronti dell’influenza annuale, del virus attuale o delle sue varianti.
Rilanciare l’immunità ha un significato chiaro: vaccinazione di massa.
A questo punto, possiamo tranquillamente concludere che passare il nostro tempo a parlare della pandemia, del Coronavirus, delle varianti, delle vaccinazioni come se tutto ciò fosse temporaneo è una contraddizione in termini. È inutile e anche dannoso.
Sull’inutilità dello sprecare il tempo a seguire l’andamento giornaliero dei contagi e tutte le informazioni correlate penso non ci sia nulla da aggiungere. È ovvio che stiamo buttando via il nostro tempo, che potremmo occupare in cose più importanti e utili.
Il problema, e qui mi sento di entrare direttamente nel campo psicologico, è che occupare il tempo a disquisire del Coronavirus risulta, oltre che inutile, fortemente dannoso per il nostro sistema psichico ed emotivo.
Una continua, possiamo dire martellante, informazione sulla pandemia, sull’emergenza, sulla gestione dei contagi etc. è ansiogena, essendo uno stimolo che attiva, impaurisce, induce a focalizzare l’attenzione sempre su uno stesso tema, in maniera quasi ossessiva, spinge ad aspettare passivamente l’arrivo magico della soluzione, della fine dell’emergenza. Cosa che come si è detto è perfettamente inutile.
La continuità e pervasività di questa informazione monotematica ha un effetto fortemente negativo sulla popolazione, alzando il livello di ansia e penalizzando le capacità reattive dell’organismo.
Quindi, a fronte di queste considerazioni, mi sembra di poter affermare che la cosa migliore da fare sia:
- adattarsi alla gestione della quotidianità, senza dare troppa importanza al tema del Coronavirus, delle limitazioni, delle informazioni;
- occupare il nostro tempo prezioso in cose interessanti, stimolanti, utili per noi e per chi ci sta intorno: fare cose nuove, praticare attività fisica, leggere, studiare, dedicarsi ai propri interessi, fare attività manuali e intellettuali.