Chi ha la fortuna di fare cooperazione internazionale abita due mondi diversi. Spesso uno ricco di opportunità ma povero di giovani come casa nostra e l'altro mondo che, nelle aree rurali, è spesso l'esatto contrario come l'Africa nera. Nelle 50 capitali e 500 città, invece, la modernità la fa da padrona ed è per questo che “le luci della ribalta” attirano i giovani e abbandonano i vecchi.
La vecchia Europa è tale di nome e di fatto. Qui s'invecchia precocemente.
Le lamentele dei miei coetanei, rispetto alla generazione a seguire che spesso è riuscita, laddove noi avevamo fallito, sono la fotografia della decadenza. “Ai miei tempi” è l'incipt che prefigura che è giunto il tempo per il camposanto. Amici africani mi fanno notare che forse è per questo che gli europei si vestono di lutto (marrone, blu o nero) mentre gli africani hanno vestiti sgargianti.
Ad onor del vero dei “miei tempi” - anni ‘70 e ‘80 - ricordo le bellissime piazze delle città italiane abitate da tossicodipendenti da eroina perennemente seduti sui gradini dei monumenti. E le piazze delle cento città adibite a squallidi parcheggi. Tutte le città erano attraversate da fiumi inquinatissimi e nelle periferie si progettava, approvava e costruiva il brutto e non s'è mai compreso come mai le case popolari, volute dal lungimirante Fanfani, a parità di costo, non potevano essere almeno in armonia con il paesaggio. Oggi la città al mondo che sta compiendo l'accelerazione più impressionante verso la trasformazione ecologica si trova non a caso in Arabia Saudita e non in Europa.
Io son cresciuto ed abitavo nei pressi di Chioggia che, storicamente, non ha nulla da invidiare alle città arabe e fu fondata ancor prima di Venezia. Ricordo una scena che disegna gli anni '80 dei quali abbiamo una struggente nostalgia. Padre in motorino senza casco che accompagna la figlia a scuola. La bimba ha in mano una bottiglietta in vetro. Il padre la invita di buttarla a mare e la figlia si oppone perchè la maestra le ha insegnato la raccolta differenziata. Eravamo agli albori. Schiaffo sulla mano della piccola affinché eseguisse l'ordine impartito dal padre. Splash. In acqua.
Fu la prima età ad insegnare alla seconda e, con una pazienza infinita, alla terza che il vetro va con il vetro e la carta con la carta.
Adesso è Greta Thunberg a movimentare Fridays for Future a livello mondiale e a donare i premi vinti e riconoscimenti alla lotta al Covid. Il paradosso è che i Paesi poverissimi prestano poca attenzione all'ambiente e percorrono lo stesso percorso del cosiddetto primo mondo. Basti vedere il voto contrario alle diverse Cop (conferenze sul cambiamento climatico) dell'UNEP (agenzia sull'ambiente delle Nazioni Unite) da parte degli africani mentre i Paesi in transizione stanno comprendendone l'importanza pur nel paradosso che hanno città futuriste in Arabia a zero idrocarburi che galleggiano sul petrolio.
Chi ha nostalgia del servizio militare di un tempo - ritornello che viene ripetuto dalle destre di ogni latitudine - forse non sa cos'è il servizio civile. Questo vede oggi impegnati i giovani dalle Rsa fino ai campi profughi sia della rotta balcanica che mediterranea. Il sorpasso dei serviziocivilisti sui “militari di leva” avvenne con il passaggio di millennio e, ad oggi, siamo in grado di garantire meno della metà delle domande presentate a livello nazionale: 125.286 candidature per 55.793 posti disponibili.
Anno 2021: l'Italia si sta indebitando a dismisura spendendo i soldi delle generazioni future e non è in grado di soddisfare nemmeno la domanda di volontariato dei giovani.
La vision è tutta proiettata dallo specchietto retrovisore, dal passato, da ciò che è conosciuto. Invece di guardare avanti in modo futurista si guarda indietro. Il primo recovery plan di Conte stanziava solo l'1% per i giovani mentre loro chiedevano il 10%. Opportunità, opportunità ed opportunità ai giovani. Ai miei tempi io venivo pagato per studiare fisioterapia. 30% il primo anno, il 60% il secondo e 90% il terzo anno di scuola in cambio di tirocinio intraospedaliero. Venivo vestito, mi davano un alloggio e buoni pasto. Ho intervistato diversi giovani che hanno intrapreso il mio stesso lavoro e le famiglie devono farsi carico di tutto. Per fortuna la ministra Bonetti, con l'assegno unico universale, cerca di rattoppare decenni di assenze di politiche per la famiglia.
Ma “ai miei tempi” si studiava di più, si aveva maggior concentrazione. Ora, passando da Gutenberg a Zuckerberg (Facebook) i giovani hanno minor concentrazione. Sarà anche vero ma sono multitask. È impensabile oggi avere il “posto fisso” per una vita modello Checco Zalone e il giovane fa più lavori per sbarcare il lunario e ingannare la crisi. Certo; vi sono forme di sfruttamento da fine '800; basti pensare ai fattorini che sono costretti a centinaia di consegne al giorno e che hanno come padrone un algoritmo che se li scopre in pausa per un minuto gli assegna una consegna in più il giorno dopo. Oppure ai riders che solo con il Jobs Act hanno ottenuto un minimo di tutela; peraltro per un'esigua minoranza. Per non parlare dello sfruttamento nei “call center” con forme di caporalato che è pari a quello agricolo.
Ai miei tempi non v'era la pandemia che sterminava la terza età; quella, per intenderci, che s'è spaccata la schiena per darci una casa di proprietà ma che nel contempo inchiodava l'economia per un intero biennio congelando il sogno e le prospettive non solo economiche dei giovani. Ma non c'erano nemmeno i fondatori di associazioni, cooperative, PMI (piccole e medie imprese) che diventavano gli affondatori delle stesse se si osava mettere in discussione il modus operandi nonostante abitiamo l'era del 5G e non più pigiando sulla tastiera della mitica Olivetti linea 98.
Non disperiamo. Se alziamo lo sguardo al mondo vediamo che la situazione non è dissimile. Come ebbi modo di scrivere tra queste pagine il ritorno degli imperi a livello planetario non fa ben sperare. Basti guardare le scaramucce da guerra fredda. Biden che dà dell'assassino a Putin il quale risponde “chi lo dice sa di esserlo” che nemmeno all'asilo ormai lo ripetono. Erdogan che estende l'Impero ottomano e Xi Jinping della Repubblica Popolare Cinese che di repubblica non ha ormai nulla. L'Africa ha come simbolo Museveni con il cappello texano che si è addirittura ridotto per legge l'età dopo decenni di potere e se la speranza viene da Lula che nacque appena terminata la Seconda guerra mondiale siamo messi proprio bene.
Ma la notizia buona è che il mondo non supererà i 10 miliardi. La popolazione, secondo il Fondo per la popolazione, UNFPA, crescerà solo in Africa, si stabilizzerà negli altri continenti e decrescerà nella vecchia Europa dove imperversa il lamento.
Secondo il PRB (Population Reference Bureau) l'Africa ha una media di 19 anni. Noi il doppio. In Italia la popolazione nel 2050 sarà inferiore di 2,5 milioni rispetto a quella attuale, anche tenendo conto dei flussi migratori. Aumenteranno a dismisure le lamentele. La speranza ed il sorriso stanno oltremare ed ecco spiegato perchè ha sempre più senso la cooperazione internazionale. Un canotto per il nostro salvataggio.